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Edoardo Salzano
Cappellacci vuole rifare il piano paesaggistiico della Sardegna
10 Gennaio 2011
Sardegna
Un preoccupato commento alla formalizzazione del rifacimento del PPR, col contributo delle università (?). Sardegna democratica online, 9 gennaio 2011

Notizie sinistre dalla Sardegna, La giunta Cappellacci ha deciso di costituire un tavolo coordinamento tecnico-scientifico il quale (riprendiamo una nota dal sito della Regione) “affiancando le strutture regionali, ha lo scopo di agevolare il raccordo con i territori per la programmazione di azioni di valorizzazione del paesaggio e parteciperà alla definizione di obiettivi e azioni strategiche in tema di riconoscimento e valorizzazione del paesaggio sardo”.

Due volte la parola “valorizzazione” in una breve sintesi. E sappiamo che cosa significa “valorizzazione” per il pensiero corrente della destra (e ahimè non solo della destra) oggi in Italia. Significa accrescere il valore venale di qualcosa, preferibilmente un bene comune. Quindi, se si parla di territorio e di paesaggio, significa trasformarlo da terreno naturale in lottizzazioni, ville e villette, cemento e asfalto. Significa distruggere natura e paesaggio, bellezza. Significa trasformare beni, patrimoni collettivi costruiti in millenni di collaborazione tra uomo e natura in pezzi ulteriori di quella “repellente crosta di cemento e asfalto” il cui estendersi, come diceva Antonio Cederna, distrugge giorno per giorno il Belpaese.

Il tavolo di coordinamento tecnico-scientifico, precisa la nota della Giunta, “ha lo scopo di agevolare il raccordo con i territori”. Sappiamo bene anche che cosa significa questo termine, “territori”, nel glossario di Cappellacci e dei suoi collaboratori. Significa raccordarsi (e soprattutto accordarsi) con quei sindaci che sono stati per decenni gli agenti dello sfruttamento immobiliare delle coste dell’isola. Quei sindaci che hanno visto come fumo negli occhi gli atti significativi che la Giunta Soru ha elaborato per proteggere (finalmente!) quel che resta della bellezza della costa della Sardegna. Quei sindaci che sono stati gli agenti di collegamento tra gli immobiliaristi del Continente, sbarcati per colonizzare le coste sarde, e i “territori” che erano stati loro affidati.

Leggendo il comunicato della Giunta appare chiaramente che il compito assegnato al Tavolo di coordinamento tecnico-scientifico è quello di dare una copertura culturale allo smantellamento del piano paesaggistico regionale elaborato, sotto la guida di Renato Soru, dalla Regione e del Ministero dei beni culturali: uno degli esempi migliori (per vastissimo riconoscimento internazionale) di pianificazione attenta del paesaggio e di messa in valore (non di “valorizzazione”) delle sue qualità naturali e storiche. Quelle qualità – giova ricordarlo con allarme – che sono oggi minacciate a Capo Malfatano e a Tuvixeddu, per l’azione di quelle stesse forze che aspettano con ansia la sostituzione del PPR con un piano finalmente “sviluppista”.

Trasformare i beni comuni in merci, distruggere i patrimoni di tutti – risorse per oggi e per domani – per l’arricchimento di pochi sono gli obiettivi dei “poteri forti” che sembrano oggi vincenti. Leggo nel comunicato della Giunta che al Tavolo, evocato per aiutare a raggiungere questi obiettivi, parteciperebbero anche le Università di Cagliari e Sassari. La cosa mi sembra difficilmente attendibile, ed è probabilmente frutto di un equivoco; le procedure attraverso le quali passa la collaborazione delle università con istituti ad esse esterni sono trasparenti, e avrebbero certamente provocato nelle università un dibattito del quale l’opinione pubblica sarebbe venuta a conoscenza.

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