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Marco Imarisio
Fede, politica e affari. Le radici del potere ciellino
19 Novembre 2010
Recensioni e segnalazioni
Un nuovo libro di Ferruccio Pinotti aiuta a capire meglio la pervasività di un modello politico ed economico molto più insidioso del paradigma liberista. Corriere della Sera, 19 novembre 2010 (f.b.)

«Questo nostro modello conquisterà l’Italia». A cercare negli archivi, la frase risale al 1985. Il suo titolare, Roberto Formigoni, era un giovane di belle speranze e di elevato misticismo. Venticinque anni e molta concretezza dopo, arriva un libro su Comunione e liberazione dove si sostiene che la profezia si è in buona sostanza avverata.

«La lobby di Dio» (Chiarelettere, 480 pagine, in uscita il 23 novembre), del giornalista Ferruccio Pinotti, è una corposa inchiesta che racconta dalle origini la storia e la mutazione di un movimento che si è fatto sistema, creando un network capace di unire affari, politica e religione, senza nasconderne aspetti scabrosi e disavventure giudiziarie. Ma l’autore si avvicina all’argomento consapevole della duplice natura di Cl, che per moltissime persone rimane essenzialmente una realtà di fede, alla quale affidare la propria vita, la propria spiritualità, non solo il proprio portafoglio.

«In Cl incontri la ragazza, ti sposi, fai figli, li educhi, sempre con ciellini e fra ciellini, è un vuoto che ti dà l’illusione della pienezza». La frase di Luigi Cortesi, psicoterapeuta cattolico, non certo un simpatizzante, rende involontariamente l’idea di una adesione totale che ancora oggi è il vero mistero di Cl, il suo segreto meglio custodito. Il viaggio di Pinotti nel sistema di valori del movimento è il tentativo di penetrare una realtà parallela, sotto gli occhi di tutti, ma impermeabile. Il giornalista raccoglie le testimonianze dei simpatizzanti che affollano l’annuale meeting di Rimini, quelle dei delusi e dei nostalgici, le affianca alle parole dei Memores Domini, i militanti più severi che dedicano a Cl un’obbedienza rigorosa pur ricoprendo incarichi pubblici importanti, come lo stesso Formigoni. E lascia il giudizio al lettore, non nascondendo di aver affrontato usato un approccio laico, per un argomento che tale non può essere, per definizione. Il fascino del movimento creato nel 1954 da don Luigi Giussani risiede proprio in questa continua dicotomia: le grisaglie di un ceto imprenditorial-politico nato e sviluppato all’interno di Cl non escludono gli abiti austeri dei gruppi di preghiera e le opere di carità.

Il lavoro di Pinotti, come tutte le sue precedenti inchieste, è documentato fino alla pignoleria. Esibisce documenti e circostanze difficilmente smentibili, elenca tutte le indagini che hanno sfiorato la galassia di Cl, da Oil for food alle presunte tangenti in Trentino. Ma ha il merito di non fermarsi alle carte, raccolte e assemblate grazie all’aiuto di alcuni collaboratori, tra i quali gioca un ruolo importante Giovanni Viafora, cronista del Corriere del Veneto, che si è occupato dell’inchiesta della Procura di Padova sui fondi europei, con i vertici veneti della Compagnia delle Opere recentemente rinviati a giudizio.

C’è molto più di questo, infatti. C’è la cronaca della costruzione di un potentato. Nel corso degli anni Comunione e liberazione è diventata una «super lobby» e la Compagnia delle Opere, il suo braccio economico, ha cavalcato «l’amicizia operativa», ovvero il modello al quale si riferiva l’attuale governatore della Lombardia, per creare una rete che forse non ha eguali in Italia. Pinotti traccia i confini del regno, operando una mappatura completa dei professionisti, delle aziende e delle imprese che vanno a comporre un network ormai europeo.

Messi in fila, i numeri della Compagnia delle Opere fanno impressione: 34 mila imprese, mille aziende non profit, un fatturato complessivo di 70 miliardi di euro. La sezione milanese della Compagnia delle Opere conta 6.000 aziende di ogni tipologia, e nel 2008 vantava un numero di associati superiore a quello di Assolombarda. La crisi, sostiene Pinotti, ha giocato a favore della Cdo, perché molte imprese si sono avvicinate a Cl per godere della sua sussidiarietà, di un sistema protettivo che può contare su accordi con le principali banche italiane. La radiografia dei business gestiti dalla Compagnia delle Opere si sofferma sulla sua espansione nel mondo universitario, dove la costruzione di residence e studentati diventa secondo l’autore la chiave di una «occupazione culturale» destinata a dare frutti negli anni a venire.

L’ultima parte del libro parla del futuro. «L’obiettivo di Cl? Il prossimo Papa, e il prossimo premier». La battuta, una delle poche anonime, è stata raccolta nella alte sfere del Vaticano. Prima di sorridere, ammonisce Pinotti, segnarsi questi due nomi. Roberto Formigoni e Angelo Scola, cardinale e patriarca di Venezia, considerato organico a Cl. L’impossibile è niente, per Comunione e liberazione.

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