L’idea (già in atto) è quella di costruire nella collinetta che sovrasta la spiaggia di Tuerredda, a due passi da Teulada e Capo Malfatano, un complesso turistico a cinque stelle ed ecocompatibile. Un lavoro, nelle intenzioni dei costruttori, da terminare entro il 2012.
Di questo progetto fanno parte un albergo articolato su più edifici, con terme, ristoranti, centro sportivo e piscine. Poi tante villette al massimo su due livelli, con grandi giardini che «si adegueranno al paesaggio con colta semplicità». In totale 150mila metri cubi di cemento che pian piano stanno già colando su una delle più belle e incontaminate zone della Sardegna sud-occidentale. Tutto con il beneplacito dell’amministrazione comunale di Teulada e persino della giuria del «Real Estate Awards», che ha recentemente premiato l’iniziativa immobiliare con il «Mattone d’oro».
A costruire su 700 ettari il «Capo Malfatano Resort» sarà la società Sitas, una cordata di imprese di cui fa parte la Sansedoni spa (40 per cento, controllata dal Monte dei paschi di Siena), la Benetton (25 per cento, attraverso la Ricerca finanziaria spa), il gruppo Toffano (24 per cento) e il gruppo Toti (11 per cento). La gestione dell’albergo sarà invece affidata alla Mita spa, la società dal gruppo Marcegaglia, che in Sardegna già amministra il Forte Village, a Santa Margherita di Pula, e l’ex arsenale della Maddalena.
Gianni Albai, sindaco di Teulada, non nasconde l’ entusiasmo per il progetto, che a suo parere mostra evidenti vantaggi per la collettività. L’ accordo integrativo di procedimento tra il Comune di Teulada e la Sitas, risalente al marzo scorso, prevede che i costruttori rinuncino a parte di metri cubi che inizialmente avevano proposto di edificare. «Nel dettaglio - spiega il primo cittadino di Teulada - la Sitas ci cederà 180 ettari nelle aree di Sa Calarza e di Antonareddu, dove nascerà presto un parco ambientale. Ma cederà anche - continua il sindaco Albai - le aree adiacenti alla peschiera e alla laguna di Malfatano, dove abbiamo intenzione di far sorgere un parco archeologico avente come perno fondamentale i reperti fenicio-punici di Porto Herculis».
In realtà, l’accordo mette in risalto anche i vantaggi che dal progetto potrebbero derivare alla collettività in termini occupazionali ed economici, ma riconosce pure uno speciale contributo di 200 euro a metro cubo a favore del Comune in caso di modifica delle destinazioni d’uso «da alberghiero in residenziale», riservando alla società la «possibilità di variare l’impianto planivolumetrico complessivo e il mix destinazione d’uso per le adeguarli alle attuali esigenze e aspettative del mercato turistico». In altre parole - e la cosa non è sfuggita agli ambientalisti - secondo l’accordo la società si riserverebbe di stabilire che cosa edificare e in quale quantità con criterio di un’imprecisata razionalità di progetto e di un altrettanto imprecisata esigenza del mercato turistico.
«È da tempo - spiega Stefano Deliperi, rappresentante del Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra - che su questo autentico paradiso costiero incombe il tentativo speculativo. Negli anni Settanta del secolo scorso furono i lombardi Monzino a progettare su quasi 900 ettari di litorale la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie. Non se ne fece quasi nulla». Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale e alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino e successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative.
«Ci sono parecchie ragioni - continua Deliperi - per le quali ci opponiamo alla costruzione di questo resort. Tanto per incominciare quello di Teulada è uno dei pochi tratti di costa così estesi in tutto il Mediterraneo dove nessuno ha mai costruito. In secondo luogo, le tanto sbandierate concessioni fatte dalla Sitas al Comune sono in parte obbligatorie per legge e comunque le aree cedute sono inedificabili o perché a meno di 300 metri dal mare o perché in zona archeologica». Per gli Amici della terra, poi, si poteva puntare sul turismo in altri termini. «Ad esempio - spiega ancora Deliperi - recuperando i tanti furriadroxiu della zona sino a farne una rete di tanti piccoli resort. Un’idea che avrebbe davvero attirato molti villeggianti d’élite con ricadute economiche nel paese. Mentre un resort autosufficiente alla gente di Teulada può dare soltanto posti da giardiniere e da cameriere».
Deliperi, parla anche del problema delle spiagge. «Quelle della zona sono già sovraffolate - conclude - e adesso che gli alberghi avranno le spiagge private, i cittadini normali dove andranno?»
IL SINDACO
Sarà un’occasione di sviluppo per il nostro paese
«Il resort a cinque stelle che la Sitas sta costruendo davanti a Tuerredda è una grande opportunità per la nostra zona». Giovanni Albai, 57 anni, impresario edile, dal 2005 sindaco di Teulada, ha le idee chiare sul progetto «Malfatano resort». E non teme neanche che per via del suo mestiere qualcuno lo accusi di tirare il carro dalla parte del mattone. «Impossibile - dice - la mia impresa edile è ferma da anni».
Ma perché crede tanto in questo progetto? «In primis perché è da anni che a livello comunale programmiamo un intervento ricettivo. Poi perché basta fare un giro a Teulada per capire che questo resort lo vogliono tutti. E non solo perché ci sarà una ricaduta in termini occupazionali, ma soprattutto perché ci consentirà finalmente di fare una promozione turistica adeguata alla bellezza del territorio. E sia chiaro, io non sogno la Costa Dorada che deve fare concorrenza alla Costa Smeralda, vorrei soltanto condizioni economiche migliori per la popolazione che rappresento».
Tra i vantaggi che dovrebbero ricadere sugli abitanti della zona, Albai ricorda quelli compresi nell’ accordo integrativo di procedimento tra il Comune di Teulada e la Sitas. «La società ci cederà 180 ettari nelle aree di Sa Calarza e di Antonareddu - spiega il sindaco - dove nascerà presto un parco ambientale e così metteremo la prola fine a ogni aspettativa su una zona che va assolutamente tutelata. Ma la Sitas cederà anche le aree adiacenti alla peschiera e alla laguna di Malfatano, dove abbiamo intenzione, con la collaborazione della Sovrintendenza ai beni culturali e l’Università di Cagliari, di far nascere un parco archeologico avente come perno fondamentale i reperti fenicio-punici di Porto Herculis. Inoltre, sempre con la collaborazione della Sovrintendenza e dell’Università, si potrebbero fare degli scavi archeologici che possono riservare grandi sorprese».
Ovidio Marras, pastore resistente a Tuerredda
Ottantuno anni, ha detto no alle offerte degli imprenditori che vogliono comprare la sua terra
Ha detto «no» a una cordata di facoltosi imprenditori che volevano compragli casa e terreno a qualche centinaio di metri dalla spiaggia di Tuerredda. Ed è anche per questo motivo che gli ambientalisti lo hanno eletto a simbolo della resistenza contro i «signori del mattone». Lui, Ovidio Marras, ottantun anni portanti con il fisico secco e nervoso di chi ancora si china sui campi per lavorare dall’alba al tramonto, dal suo furriadroxiu non se ne vorrebbe andare mai. Ci arrivi lasciando alle spalle migliaia di metri cubi in costruzione, infestanti, ben visibili anche dalla statale. Poi ti fermi sull’aia luminosa e nella testa ti frullano le parole promozionali della Mita resort, che parla di «colta semplicità».
Ovidio Marras, il pastore contadino accerchiato dalle imprese, alleva pecore e vacche, coltiva un orto e vive in una condizione di libertà che nessun gruppo economico, neppure il più verde, può dargli. E le parole della Mita appaiono poco verosimili, visto che gli unici elementi che con vera «colta semplicità assecondano i movimenti dolci del terreno» sono la casa di Ovidio, i suoi muretti a secco, le sue pecore polverose e i suoi pomodori rosso fiamma. Ma soprattutto lui, Ovidio, asseconda le linee della sua terra e la rappresenta alla perfezione, in armonia. È fatto in economia, Ovidio, asciutto come la terra sulla quale cammina, cotto dal sole, una faccia salmastra, è un’allegoria perfetta dei luoghi. Abita i luoghi e li rappresenta, spiega con il suo passo, i gesti secchi al limite del brusco e lunghi silenzi come quei luoghi devono essere utilizzati e rispettati. Lui, è il padrone dei luoghi. I «padovani», come li chiama lui, non lo saranno mai, anche se quei luoghi li hanno in par
Di questo progetto fanno parte un albergo articolato su più edifici, con terme, ristoranti, centro sportivo e piscine. Poi tante villette al massimo su due livelli, con grandi giardini che «si adegueranno al paesaggio con colta semplicità». In totale 150mila metri cubi di cemento che pian piano stanno già colando su una delle più belle e incontaminate zone della Sardegna sud-occidentale. Tutto con il beneplacito dell’amministrazione comunale di Teulada e persino della giuria del «Real Estate Awards», che ha recentemente premiato l’iniziativa immobiliare con il «Mattone d’oro».
A costruire su 700 ettari il «Capo Malfatano Resort» sarà la società Sitas, una cordata di imprese di cui fa parte la Sansedoni spa (40 per cento, controllata dal Monte dei paschi di Siena), la Benetton (25 per cento, attraverso la Ricerca finanziaria spa), il gruppo Toffano (24 per cento) e il gruppo Toti (11 per cento). La gestione dell’albergo sarà invece affidata alla Mita spa, la società dal gruppo Marcegaglia, che in Sardegna già amministra il Forte Village, a Santa Margherita di Pula, e l’ex arsenale della Maddalena.
Gianni Albai, sindaco di Teulada, non nasconde l’ entusiasmo per il progetto, che a suo parere mostra evidenti vantaggi per la collettività. L’ accordo integrativo di procedimento tra il Comune di Teulada e la Sitas, risalente al marzo scorso, prevede che i costruttori rinuncino a parte di metri cubi che inizialmente avevano proposto di edificare. «Nel dettaglio - spiega il primo cittadino di Teulada - la Sitas ci cederà 180 ettari nelle aree di Sa Calarza e di Antonareddu, dove nascerà presto un parco ambientale. Ma cederà anche - continua il sindaco Albai - le aree adiacenti alla peschiera e alla laguna di Malfatano, dove abbiamo intenzione di far sorgere un parco archeologico avente come perno fondamentale i reperti fenicio-punici di Porto Herculis».
In realtà, l’accordo mette in risalto anche i vantaggi che dal progetto potrebbero derivare alla collettività in termini occupazionali ed economici, ma riconosce pure uno speciale contributo di 200 euro a metro cubo a favore del Comune in caso di modifica delle destinazioni d’uso «da alberghiero in residenziale», riservando alla società la «possibilità di variare l’impianto planivolumetrico complessivo e il mix destinazione d’uso per le adeguarli alle attuali esigenze e aspettative del mercato turistico». In altre parole - e la cosa non è sfuggita agli ambientalisti - secondo l’accordo la società si riserverebbe di stabilire che cosa edificare e in quale quantità con criterio di un’imprecisata razionalità di progetto e di un altrettanto imprecisata esigenza del mercato turistico.
«È da tempo - spiega Stefano Deliperi, rappresentante del Gruppo d’intervento giuridico e Amici della Terra - che su questo autentico paradiso costiero incombe il tentativo speculativo. Negli anni Settanta del secolo scorso furono i lombardi Monzino a progettare su quasi 900 ettari di litorale la nuova Costa Smeralda nel sud Sardegna. Si doveva chiamare Costa Dorada: alberghi, ville, campi da golf con centinaia di migliaia di metri cubi di volumetrie. Non se ne fece quasi nulla». Soltanto la durissima opposizione legale delle associazioni ecologiste Gruppo d’Intervento Giuridico e Amici della Terra condusse alle condanne in sede penale e alla successiva demolizione delle opere abusive del tentativo speculativo nella splendida baia di Piscinnì, enclave amministrativa di Domus de Maria, portata avanti in un primo momento dal gruppo Monzino e successivamente da una società aderente alla Lega delle Cooperative.
«Ci sono parecchie ragioni - continua Deliperi - per le quali ci opponiamo alla costruzione di questo resort. Tanto per incominciare quello di Teulada è uno dei pochi tratti di costa così estesi in tutto il Mediterraneo dove nessuno ha mai costruito. In secondo luogo, le tanto sbandierate concessioni fatte dalla Sitas al Comune sono in parte obbligatorie per legge e comunque le aree cedute sono inedificabili o perché a meno di 300 metri dal mare o perché in zona archeologica». Per gli Amici della terra, poi, si poteva puntare sul turismo in altri termini. «Ad esempio - spiega ancora Deliperi - recuperando i tanti furriadroxiu della zona sino a farne una rete di tanti piccoli resort. Un’idea che avrebbe davvero attirato molti villeggianti d’élite con ricadute economiche nel paese. Mentre un resort autosufficiente alla gente di Teulada può dare soltanto posti da giardiniere e da cameriere».
Deliperi, parla anche del problema delle spiagge. «Quelle della zona sono già sovraffolate - conclude - e adesso che gli alberghi avranno le spiagge private, i cittadini normali dove andranno?»
IL SINDACO
Sarà un’occasione di sviluppo per il nostro paese
«Il resort a cinque stelle che la Sitas sta costruendo davanti a Tuerredda è una grande opportunità per la nostra zona». Giovanni Albai, 57 anni, impresario edile, dal 2005 sindaco di Teulada, ha le idee chiare sul progetto «Malfatano resort». E non teme neanche che per via del suo mestiere qualcuno lo accusi di tirare il carro dalla parte del mattone. «Impossibile - dice - la mia impresa edile è ferma da anni».
Ma perché crede tanto in questo progetto? «In primis perché è da anni che a livello comunale programmiamo un intervento ricettivo. Poi perché basta fare un giro a Teulada per capire che questo resort lo vogliono tutti. E non solo perché ci sarà una ricaduta in termini occupazionali, ma soprattutto perché ci consentirà finalmente di fare una promozione turistica adeguata alla bellezza del territorio. E sia chiaro, io non sogno la Costa Dorada che deve fare concorrenza alla Costa Smeralda, vorrei soltanto condizioni economiche migliori per la popolazione che rappresento».
Tra i vantaggi che dovrebbero ricadere sugli abitanti della zona, Albai ricorda quelli compresi nell’ accordo integrativo di procedimento tra il Comune di Teulada e la Sitas. «La società ci cederà 180 ettari nelle aree di Sa Calarza e di Antonareddu - spiega il sindaco - dove nascerà presto un parco ambientale e così metteremo la prola fine a ogni aspettativa su una zona che va assolutamente tutelata. Ma la Sitas cederà anche le aree adiacenti alla peschiera e alla laguna di Malfatano, dove abbiamo intenzione, con la collaborazione della Sovrintendenza ai beni culturali e l’Università di Cagliari, di far nascere un parco archeologico avente come perno fondamentale i reperti fenicio-punici di Porto Herculis. Inoltre, sempre con la collaborazione della Sovrintendenza e dell’Università, si potrebbero fare degli scavi archeologici che possono riservare grandi sorprese».
Ovidio Marras, pastore resistente a Tuerredda
Ottantuno anni, ha detto no alle offerte degli imprenditori che vogliono comprare la sua terra
Ha detto «no» a una cordata di facoltosi imprenditori che volevano compragli casa e terreno a qualche centinaio di metri dalla spiaggia di Tuerredda. Ed è anche per questo motivo che gli ambientalisti lo hanno eletto a simbolo della resistenza contro i «signori del mattone». Lui, Ovidio Marras, ottantun anni portanti con il fisico secco e nervoso di chi ancora si china sui campi per lavorare dall’alba al tramonto, dal suo furriadroxiu non se ne vorrebbe andare mai. Ci arrivi lasciando alle spalle migliaia di metri cubi in costruzione, infestanti, ben visibili anche dalla statale. Poi ti fermi sull’aia luminosa e nella testa ti frullano le parole promozionali della Mita resort, che parla di «colta semplicità».
Ovidio Marras, il pastore contadino accerchiato dalle imprese, alleva pecore e vacche, coltiva un orto e vive in una condizione di libertà che nessun gruppo economico, neppure il più verde, può dargli. E le parole della Mita appaiono poco verosimili, visto che gli unici elementi che con vera «colta semplicità assecondano i movimenti dolci del terreno» sono la casa di Ovidio, i suoi muretti a secco, le sue pecore polverose e i suoi pomodori rosso fiamma. Ma soprattutto lui, Ovidio, asseconda le linee della sua terra e la rappresenta alla perfezione, in armonia. È fatto in economia, Ovidio, asciutto come la terra sulla quale cammina, cotto dal sole, una faccia salmastra, è un’allegoria perfetta dei luoghi. Abita i luoghi e li rappresenta, spiega con il suo passo, i gesti secchi al limite del brusco e lunghi silenzi come quei luoghi devono essere utilizzati e rispettati. Lui, è il padrone dei luoghi. I «padovani», come li chiama lui, non lo saranno mai, anche se quei luoghi li hanno in parte comprati.