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Maria Paola Morittu
Malfatano. I pomodori di Ovidio e i mattoni dei padovani.
17 Agosto 2010
Sardegna
Tra le maglie del piano paesaggistico regionale e con la complicità dei poteri locali si avvia la realizzazione di un devastante progetto (promosso da Benetton e Mercegaglia) di devastante fruttamento di un eccezionale paesaggio. Scritto per eddyburg; continua

“E certo, adesso dobbiamo andare via noi per infilarci qui i padovani!”, dice Ovidio, uno dei protagonisti del bellissimofilm documentario di Mossa e Trentin, Furriadroxus, mentre prepara i pomodori seccati da un sole che i padovani, mischineddus, non vedono mai. Non ci credeva, Ovidio, che i padovani sarebbero arrivati, sembrava impossibile a lui che non sapeva neanche “dove fosse la costa smeralda”. Invece i padovani, aiutati dai sardi, sono riusciti a portare la costa smeralda in casa sua. Continua la vita di sempre, Ovidio, coltiva pomodori con sapore di pomodoro, si occupa delle vacche e delle pecore. Ma gli si legge in faccia che è ancora vivo solo perchè è testardo. E troppo arrabbiato. E’ anche diffidente e se la prende troppo, Ovidio.

Eppure il “Resort di Capo Malfatano si inserisce con un progetto di raffinata sensibilità in un ambiente di selvaggia bellezza”, con “l’hotel a 5 stelle articolato su più edifici, la SPA, i ristoranti, il centro sportivo, le piscine, le ville con grandi giardini si adeguano al paesaggio naturale con colta semplicità, sviluppandosi al massimo su due livelli e assecondando i movimenti dolci del terreno”. Lui non ha venduto, non è voluto andare via, ma ora vede il suo orto concluso circondato da un cantiere che ha sconquassato la sua terra e devastato la “selvaggia bellezza” costruendo le prime tredici ville. E non lo consola neanche un poco pensare che “forme e materiali sono ripresi dalla tradizione e rimodellati in una modernità fondata nel tempo con eleganza e linearità minimale”. E’ ingrato, Ovidio e non ha un moto di orgoglio neanche quando gli dicono che “dal punto di vista architettonico il riferimento preminente è il furriadroxiu e comunque gli esempi degli edifici colonici del paesaggio agrario”. Sarà perchè non è mai stato in costa smeralda e non conosce il mondo, ma lui proprio non riesce a vedere nessuna affinità tra le ville con “zone living” che “si protendono verso la natura godendo di ampie vedute” e il suo furriadroxu, fatto con la terra dove è nato e che non ha alcun bisogno di “protendersi” perchè è parte della natura. E gli sfugge persino la somiglianza tra la sua vasca in pietra per abbeverare le bestie e la piscina - di cui, ovviamente, è dotata ogni villa - che “si misura con l’essenzialità del paesaggio Malfatano”.

Ma Ovidio non è solo. Anche noi abbiamo imparato ad essere diffidenti, soprattutto quando sentiamo che “la scelta dei materiali ed il progetto del verde confermano una rilettura attenta del territorio, accompagnata dalla grande attenzione al rispetto ambientale”. E allora vediamolo nel dettaglio questo vero progetto di sviluppo sostenibile, raro esempio di “complesso eco-compatibile”. Non è complicato. Prevede di riversare 150.000 metri cubi di cemento su 700 ettari di territorio assolutamente intatto, uno dei più tutelati dal Piano Paesaggistico Regionale. Il progetto è andato avanti solo perchè l’art. 15 delle norme di attuazione, purtroppo, per i comuni dotati di piano urbanistico, fa salvi gli interventi approvati e con convenzione efficace alla data di adozione dello stesso Piano Paesaggistico. Lo “spezzettamento” degli interventi - tecnica consolidata in Italia ma in contrasto con la normativa europea - ha evitato la procedura di valutazione d’impatto ambientale. Il Comune di Teulada ha fatto il resto, rilasciando i nulla osta per i singoli comparti edilizi, perchè i progetti presentati sono compatibili con i valori tutelati. Alberghi, ristoranti, piscine, ville e centro sportivo non contrastano con la “presenza di risorse e caratteristiche ambientali che includono paesaggi agropastorali e naturali ed una eredità culturale ad essi legata e rappresentata dal furriadroxius”. E si integrano perfettamente con la “permanenza del sistema insediativo rurale diffuso dei Medaus e Furriadroxius come testimonianza di un modello storico-consolidato dell’abitare”. Eppure il Piano Paesaggistico Regionale individua il più grande fattore di rischio proprio nella “vulnerabilità del patrimonio insediativo rurale dei Medaus e dei Furriadroxius, dovuto a fenomeni di abbandono o riconversione a fini turistico ricettivi incoerenti con i caratteri insediativi e paesaggistici tradizionali”. Ma questo progetto piace tanto al Consiglio comunale che ha anche approvato alcune modifiche di destinazione d’uso, autorizzando l’incremento della funzione residenziale fino al 25 per cento, nonostante Teulada abbia quasi la metà delle abitazioni - circa duemila - vuote.

Pazienza per il Sindaco che mira ad avere un paese fantasma e una popolazione formata da soli camerieri e giardinieri, ma la Soprintendenza? Come sempre, inspiegabilmente, anche per l’organo di tutela nulla osta alla costruzione: gli interessi economici, ancora una volta, possono devastare il nostro paesaggio e distruggere il patrimonio culturale in barba all’articolo 9 della Costituzione.

Si deve riconoscere che non è facile resistere ai “padovani” e ad un intervento tanto eco-compatibile da vincere addirittura il “Mattone d’Oro”. Orgogliosa promotrice del progetto è la società S.I.T.A.S. S.r.l., insieme alla Sansedoni S.p.A., ai Benetton - i grandi ambientalisti - con la società Ricerca Finanziaria, al Gruppo Toti e infine, al Gruppo Toffano di Padova. L’immancabile Mita Resort s.r.l. dei Marcegaglia gestirà i due alberghi a cinque stelle composti da 300 stanze.

Intanto, la campagna pubblicitaria è già iniziata. E i premiati distruttori, con involontaria ironia, ci comunicano che “la grande comodità che offre Capo Malfatano è di essere fuori dal mondo, in un habitat dominato dal sentore mielato delle essenze mediterranee, dal sole e dal grande orizzonte libero del mare nel magico distacco dal quotidiano occidentale più frastornante”.

Chissà se Ovidio se n’è accorto.

Maria Paola Morittu è Referente Regionale per la pianificazione territoriale di Italia Nostra, e ha frequentato tutte le sessioni della Scuola di eddyburg. Le descrizioni del progetto e degli interventi edilizi sono riprese dal sito del Gruppo Toti e da quello della Sansedoni S.p.A. dove sono visibili anche le orrende simulazioni

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