ORISTANO. Strana storia davvero, questa dell’investimento immobiliare sulle dune boscate di Is Arenas. Storia infinita che riserva sempre nuove sorprese e che cammina da sempre sui binari di due realtà intimamente inconciliabili. Da una parte, la Commissione Europea che sta per far cadere la sua mannaia sullo Stato italiano e la Regione Sardegna perché non hanno saputo conservare integro un Sito di interesse comunitario; dall’altra, un Comune, quello di Narbolia, che invece due anni fa ha concesso una licenza edilizia che autorizza la costruzione di un albergo cinque stelle-lusso e quasi cento villette in un’area ambientalmente sensibile e che dovrebbe essere tutelata e difesa come un parco.
Ma come spiegare questa incongruenza, questo paradosso che ha portato a una situazione surreale? E’ come se, in questa bizzarra commedia degli errori, convivessero due mondi giuridici e culturali diversissimi, ognuno con le proprie regole, le proprie logiche e le proprie convinzioni: un’Europa che rivendica il suo diritto-dovere di vedere applicata una sua direttiva (la 92/43 CEE) e un gruppo imprenditoriale che riafferma il devastante paradigma che coniuga ambiente e metro cubo.
In questa storia non poteva dunque mancare l’imbarazzante coincidenza che ha messo a nudo la profonda incongruenza del «caso Is Arenas». Proprio in questi giorni, infatti, la Travel Charme Hotels & Resorts ha diffuso gli inviti per l’inaugurazione del suo nuovo albergo superlusso nella pineta di Is Arenas. Con una promozione che ha tutto il sapore di un ossimoro, la cortese addetta stampa Annalisa Costantino dice: «Is Arenas si propone quale luogo ideale per vacanze all’insegna del relax e dell’ecoturismo».
E per capire appunto quanto sia ecoturistica l’iniziativa, ecco che proprio in quegli stessi giorni la Commissione Europea ha annunciato che il contenzioso con lo Stato italiano è arrivato al punto di rottura e che il nostro Paese dovrà essere processato dalla Corte Europea di Giustizia proprio per l’intervento «ecoturistico» sulle dune boscate di Narbolia.
Come se non bastasse, ecco comparire sul mercato immobiliare le prime proposte di vendita di ville nella pineta-parco che era stata inserita nella rete europea dei Sic su proposta della Regione Sardegna. Il primo dubbio deriva dalla proposta della Travel Charme Hotels & Resorts che annuncia la disponibilità di oltre 90 residence individuali intorno al campo da golf da 18 buche. Dunque, come gli ambientalisti avevano denunciato in passato, l’albergo sarebbe stato una sorta di cavallo di Troia per far “passare” poi le ville.
Sarà infatti un caso, una semplice coincidenza, ma è un fatto che l’agenzia immobiliare milanese Moscova Stabili Real Estate srl proprio nei giorni scorsi abbia proposto la vendita di sei ville a Is Arenas. Si legge infatti: «La nostra società vende sei unità proprio sulla buca 5 (del campo da golf ndr) in una posizione veramente bellissima. Tali villette sono pronte per essere consegnate. Il loro prezzo è di 330 mila euro per la villa 7, che è una singola; 320 mila euro per le tre ville 27-28-29) e 310 mila euro per le ville 34 e 35». La consegna è prevista per l’estate di quest’anno. E infine, un annuncio: «Sono previsti ulteriori interventi residenziali all’interno del comprensorio nei prossimi anni». Una conferma che arriva dal sito internet Sognandolasadegna.it dove si parla addirittura di 103 villette. E di 103 unità abitative parla anche il sito di offerte immobiliari Paradisola.it.
A questo punto, è evidente che si è messo in moto proprio quel meccanismo che gli ambientalisti avevano tenuto e denunciato.
Ma si pongono anche nuovi interrogativi. Prima di tutto l’albergo «cinque stelle-lusso» che dovrebbe essere inaugurato a giugno, viene presentato come una proprietà della Travel Charme Hotels & Resorts e non della Is Arenas srl. E’ probabile che quindi la struttura sia stata acquistata dalla società tedesca, che dice di possedere undici alberghi (nove in Germania, uno in Austria e uno in Italia). La realtà labirintica della Is Arenas srl, che come si ricorderà è controllata al 50% dalla misteriosa società anonima Antil BV, induce a fare una piccola ricerca sulla Travel Charme Hotels & Resorts, che dice di far parte del gruppo Schmidt di Berlino.
Sarà una coincidenza, ma come per la Is Arenas srl, ecco anche qui un sentiero che porta in Svizzera. Più precisamente a Zurigo. Consultando il registro di commercio cantonale, si scopre infatti che il 17 gennaio scorso è stata iscritta la Travel Charme Hotels & Resorts Holding AG. Tanto per cambiare, una società anonima. Il presidente del consiglio d’amministrazione risulta essere un tal Peter Kupfer, mentre gli amministratori sono un italiano, Giuliano Guerra, e un tedesco, Jochen Traut.
In questo scenario, nel quale si promuove un’offerta turistico-immobiliare superlusso, ecco un inatteso scivolone che riporta questo “mondo dorato” a una drammatica quotidianeità. E cioé la scoperta, da parte dell’Ufficio del lavoro di Oristano, che in quei cantieri molte cose non funzionavano. In un blitz effettuato nei giorni scorsi, è venuta infatti a galla una realtà di lavoro sommerso: molti dei 94 muratori trovati a lavorare al “paradiso Is Arenas” sono risultati in nero. Un’impresa del Cagliaritano è stata addirittura chiusa perché aveva alle proprie dipendenze solo lavoratori non in regola. La vera sorpresa è stata però quella di trovare anche piccole imprese estere (siriane, egiziane e senegalesi) sulle quali si stanno facendo accertamenti. Certo, tutto questo non può essere considerato un buon biglietto da visita per la promozione del “paradiso di Is Arenas”.
E infine si arriva al nodo dei problemi. O meglio, al problema dei problemi nella contradditoria, e a tratti confusa, storia del progetto immobiliare sulle dune di Narbolia, originariamente di 224 mila metri cubi di cemento. Su quei terreni che l’Europa, su segnalazione della Regione, vuole difendere, non sarebbe stata effettuata alcuna procedura di incidenza o impatto ambientale. Sarebbe stata quindi elusa una norma comunitaria. E proprio da qui nasce il procedimento di infrazione contro l’Italia, la messa in mora complementare nel gennaio del 2005 e ora, infine, l’ultimatum che porterà molto probabilmente a un processo per il nostro Paese. Con una sentenza che appare scontata. Bruxelles contesta all’Italia di essersi astenuta dall’adottare misure per evitare la compromissione dell’integrità del Sic e di non aver effettuato la valutazione di incidenza ambientale, prevista dall’articolo 6, comma 3, della direttiva 92/43CEE.
E fortemente critico era stato il Consiglio di Stato quattro anni fa, valutando insufficiente la procedura di verifica preventiva, come aveva invece sostenuto l’ufficio Sivea della Regione. La magistratura amministrativa, accogliendo il ricorso presentato dagli “Amici della Terra” che contestavano la procedura adottata dall’ufficio Sivea, non aveva risparmiato anche qualche bacchettata all’allora ministro dell’Ambiente, Altero Matteoli “colpevole” di avere presentato una relazione incompleta sul caso. Nel dicembre del 2004, quindi, il Consiglio di Stato aveva deliberato una sospensiva cautelare, anticipando comunque alcuni dei punti della trattazione di merito.
Agli ecologisti del Gruppo di Intervento Giuridico e agli Amici della Terra non è però finora arrivata alcuna comunicazione sulla decisione del Consiglio di Stato sul loro ricorso straordinario al capo dello Stato. Dopo la sospensiva, insomma, tutto sarebbe rimasto fermo. E allora l’interrogativo è questo: cosa è accaduto per mettere in moto le betoniere a Is Arenas?
Cinque anni fa, quando il ministro dell’Ambiente Matteoli cercò maldestramente di aiutare la Is Arenas srl chiedendo a Bruxelles la cancellazione del Sic, il consigliere regionale diessino Cicito Morittu era stato durissimo: «Ci troviamo davanti a un imprenditore che ha cercato in tutti i modi di sfuggire alla Valutazione di impatto ambientale. E questo è nei fatti. Come è nei fatti che Mauro Pili, in una legge di assestamento di bilancio dell’agosto del Duemila, ha inserito un emendamento che svuotava il senso della Valutazione di impatto ambientale, la quale diventava applicabile solo nelle aree protette previste dalla legge 394. Nella Finanziaria di questa’anno, con un colpo di mano, siamo riusciti a ripristinare l’obbligo della Via sui siti previsti nella “rete” Natura 2000. Conclusione: è evidente che alcuni imprenditori, e primo fra tutti quello che vuole costruire a Is Arenas, hanno avuto un appoggio politico dal presidente Pili».
Oggi Cicito Morittu è assessore regionale all’Ambiente e a Is Arenas le ruspe si sono messe in moto. E, come dimostra la linea adottata dalla Commissione Europea, senza alcun procedimento di incidenza o di impatto ambientale...