Il garante della comunicazione ha rimesso il proprio rapporto sull’anteprima del procedimento conseguente alla presentazione di un progetto di sviluppo di Castelfalfi che prevede nuove volumetrie pari a circa il 50% di quelle esistente, che sono oltre 200.000 mc., da parte di una società tedesca.
Il rapporto del garante, premesso che questi si premura di ricordare che il proprio lavoro non sostituisce il diritto – dovere di pianificare e decidere dell’Amministrazione Comunale, si conclude con otto raccomandazioni, di cui riportiamo i titoli:
1 - nella misura in cui si può, s’ha da fare;
2 - definire dimensionamenti sostenibili a prescindere dalle esigenze finanziarie dell’investitore;
3 - parsimonia ambientale e risorse idriche sicure e rinnovabili;
4 - perseguire l’eccellenza culturale e progettuale nella qualità architettonica, nella realizzazione edilizia e nella rimodellazione paesaggistica;
5 - qualificazione dell’offerta per uno sviluppo turistico a circuito aperto;
6 - rilancio non simbolico ma innovativo dell’azienda agricola;
7 - qualificazione della domanda occupazionale e dell’offerta di opportunità formative
8 - predisporre un puntuale monitoraggio;
Cose anche condivisibili nella sua generalità, ma rimane un dubbio, perché raccomandazioni e non piuttosto e più chiaramente elencazione di problemi e preoccupazioni espressi dalla partecipazione popolare da affrontare e risolvere preventivamente? Sarà forse una questione letteraria quella che si pone, la domanda potrà apparire retorica, ma non si sfugge alla sensazione, soprattutto per quella prima raccomandazione, ma non solo per quella, che più che rapporto di un garante si sia di fronte ad una valutazione ex ante.
D’altra parte che in questa vicenda qualche ambiguità sussista lo dimostra il Direttore del Il Tirreno che la scorsa settimana in un editoriale attendeva la risposta del garante come fosse presupposto perla realizzabilità dell’intervento. Oppure vale la pena di ripensare alla dichiarazione del presidente della regione Martini che a valle del rapporto del garante dichiara che scelte come questa sono occasione per ridurre la pressione turistica sui i centri d’arte, su Firenze, raccogliendo peraltro un ilare commento del cronista de Il Tirreno.
Certamente avremo capito male, ma la sensazione che si sia dato corso ad una pre approvazione cercando di evitare altre battaglie politiche e con le forse sociali, ambientaliste, della cultura, è forte. Peraltro, non si può non sottolineare e che il dibattito si è sviluppato in evidente carenza di conoscenza come dimostrano le perplessità dei cittadini sul fabbisogno di risorsa idrica dei nuovi insediamenti, sulla vaghezza dei numeri circa l’esistenza o la recuperabilità della risorsa, che nel rapporto del garante se ne da conto ma senza chiedere esplicitamente che questi dati vengano certificati, che il bilancio costi benefici sia esplicitato subito, perché, tanto per esemplificare, se non c’è l’acqua o ce ne è poca, prima viene l’agricoltura e quanto esiste nel territorio, poi i nuovi insediamenti che in situazione limite potrebbero non realizzarsi.
Per questo, e per altro che sarebbe troppo lungo riconsiderare, abbiamo la sensazione di trovarci di fronte ad una valutazione ex ante, per questo insorge il dualismo garante – mallevadore. Ma, per evitare fraintendimenti, la nostra è l’espressione di un civile preoccupazione, che va oltre il contingente e le sue convenienze, che vuole contribuire a chiarire i contorni di una esperienza innovativa e positiva, il ruolo, del garante, cui sembra ancora si debba trovare una giusta collocazione perché in fondo sono in gioco le ragioni di un processo democratico, la legittimità, le prerogative e le responsabilità di chi governa.
Nota: ancora, per l’intera vicenda si faccia riferimento ai numerosissimi articoli presenti in SOS Toscana (f.b.)