MILANO — «Assatanati di cemento. E non solo», dice, lapidario, Andrea Zanzotto. Qui non si tratta di poesia, l'arte della sua lunga vita, ma di speculazione senza limiti e della nobile battaglia per fermarla, prima che il paesaggio del suo Veneto venga completamente divorato dall'edilizia. E perfino dalla viticultura selvaggia. «Hanno spostato anche le colline — spiega — per avere la terra esposta al sole. In nome del prosecco». «Ricordo le vecchie serre di vetro dove crescevano fiori e ortaggi — continua Zanzotto —. Ebbene, il sindaco di Paese, nei pressi di Treviso, mi ha telefonato per dirmi che ha visto spuntare alcune serre simili a castelli di cemento...».
Il poeta ottantaseienne continua a raccontare la casistica dolorosa della modernità senza controllo. «Finché avrò fiato la combatterò», afferma. Ma Zanzotto non è solo. In Veneto, come sta succedendo in Toscana (si pensi alla diatriba sulla cementificazione di Monticchiello val d'Orcia), sono sorti alcuni comitati in difesa dell'ambiente, che raccolgono via via numerose adesioni. Sicché, il poeta trevigiano leader carismatico di questa crociata, è il promotore di un incontro tosco-veneto, che si terrà il prossimo 14 dicembre nelle sale del castello di Collalto a Susegana (Treviso). L'obiettivo è duplice: riunire i comitati locali in un Coordinamento chiamato «Paesaggi veneti sos»; e confrontarsi con l'esperienza dei toscani, guidati da Alberto Asor Rosa, che, con una serie di proteste, sono riusciti ad ottenere risultati significativi. La loro battaglia, certo, non è ancora vinta, ma autorevoli interventi delle istituzioni dimostrano che vale la pena di lottare.
A Susegana, dunque, con Andrea Zanzotto ci saranno Asor Rosa e Nino Criscenti, altro uomo di punta della Rete toscana. Dal Veneto, invece, sono attesi, i docenti universitari Francesco Vallerani e Giorgio Conti, il verde Gianfranco Bettin, alcuni esponenti del Fai e Pier Alvise Serego Alighieri, in rappresentanza di «SalValpolicella», associazione impegnata difendere un'area paesaggistica e agricola dal rischio di trasformarsi in una sorta di periferia-dormitorio di Verona. Non potranno essere presenti al meeting Mario Rigoni Stern ed Ermanno Olmi, ma si sono schierati con il poeta. Zanzotto non si perde d'animo. Lui, che esordì nel 1951 con il suo primo libro di versi
Dietro il paesaggio, è un ambientalista di lungo corso. «Nel dopoguerra — ricorda — quando bisognava ricostruire si scatenò un fervore edilizio tanto forte quanto casuale. Fu allora che il cancro della speculazione si annidò. Poi, si espanse. E ora? Bisogna fermarsi, altrimenti non resterà più nulla». Al suo paese, Zanzotto si è esposto pubblicamente contro la costruzione del palazzetto dello sport. «Con questo edificio si distrugge l'ultimo prato di Pieve di Soligo », disse sfidando i politici locali. Volevano erodere il Brolo del monastero di San Giacomo di Veglia, a Vittorio Veneto, e il poeta è andato a parlare con la madre superiora. «Il progetto ora è bloccato — dice — ma fino a quando? L'amministrazione comunale è dalla parte dei costruttori».