Cresce la mobilitazione contro il pericolo che la speculazione edilizia faccia scempio dei parchi lombardi. Con il titolo provocatorio "La Lombardia può fare a meno dei parchi?" quattrocento personalità del mondo della cultura, dell’urbanistica, della comunicazione e della politica hanno lanciato un appello sul sito Internet eddyburg.it contro l’emendamento alla legge urbanistica regionale proposto dall’assessore lombardo leghista al Territorio Davide Boni, il quale prevede che la Regione abbia l’ultima parola per decidere insediamenti nei parchi. La discussione riprenderà domani in commissione Territorio. Tra i firmatari dell’appello, Alberto Asor Rosa, Dario Fo, Franca Rame, Vittorio Emiliani, Luca Mercalli, Guido Martinotti, Eva Cantarella, Alessandro Cecchi Paone, l’assessore provinciale al Territorio Pietro Mezzi, i consiglieri regionali Carlo Monguzzi, Marcello Saponaro e Mario Agostinelli, la consigliere comunale Milly Moratti, oltre a Roberto Camagni, Maria Cristina Gibelli, Maria Berrini, Damiano Di Simine, Paolo Hutter, Vezio De Lucia, Francesco Indovina, Lodovico Mereghetti, Antonio Monestiroli, Edoardo Salzano, Sauro Turroni, Elio Veltri, Attilio Dadda, Jacopo Gardella e Federico Oliva.
«L’Italia - si legge nell’appello - aveva a Milano un’esperienza di parco di cintura metropolitano sul modello delle greenbelt affermate da quasi un secolo a livello internazionale. Ora anche la pubblica amministrazione sembra essersi accodata agli interessi di chi da lustri continua a considerare la presenza del verde metropolitano come un ostacolo alle proprie manovre». Sullo sfondo il rischio che la realizzazione del progetto del nuovo Cerba (Centro europeo di ricerca biomedica avanzata) sostenuto dal professor Umberto Veronesi dentro il Parco sud possa essere strumentalizzato per dare il via a nuove colate di cemento in Lombardia. «Mi auguro che i partiti del centrosinistra sappiano contrastare questo disegno raccogliendo il nostro appello» spiega l’assessore provinciale verde Pietro Mezzi. L’Ulivo lombardo risponde promettendo battaglia domani in Commissione.
L’assessore regionale al Territorio Davide Boni respinge le accuse. «I parchi come sono stati vissuti finora hanno fatto il loro tempo. Ma questo non vuol dire che saranno tutti urbanizzati. Con mia proposta la Regione si farà garante che non ci sarà alcuno scempio. In questi anni, per la verità, ho visto fare molte operazioni di questo tipo con il benestare di comuni e province. In una lettera mi hanno segnalato un caso in cui sono stati necessari 39 accordi di programma con 39 amministrazioni diverse. Non si può andare avanti cosi». Quanto al progetto Cerba, Boni aggiunge: «Garantisco che questa operazione non favorirà la speculazione. Ci opporremo alle modifiche dei vincoli nel rispetto delle vocazioni del territorio».
Luca Mercalli, Ho firmato ispirandomi a Cattaneo, la Repubblica, ed. Milano, 20 novembre 2007
Poco più di un secolo e mezzo fa, nelle «Notizie naturali e civili su la Lombardia» il grande intellettuale milanese Carlo Cattaneo celebrava l’agricoltura lombarda come la più evoluta d’Europa: «Noi possiamo mostrare agli stranieri la nostra pianura tutta smossa e quasi rifatta dalle nostre mani [..] Una parte del piano, per arte che é tutta nostra, verdeggia anche nel verno, quando all’intorno ogni cosa è neve e gelo. Le terre più uliginose sono mutate in risaie». Cattaneo osserva con grande acume come la città sia intimamente unita alla sua periferia rurale.
Le cascine, grazie alla geniale e millenaria rete irrigua, producono cibo e materie prime per Milano, che a sua volta provvede capitali e lavoro, inteso anche come intelligenza. È una simbiosi delicata che viene rotta di colpo nel secondo Novecento, quando l’industrializzazione spinta, le dinamiche della finanza, i commerci internazionali e i trasporti schizofrenici, cancellano il rapporto della città con la sua cintura verde. Spavalda, prima la Milano da bere ed ora quella da mangiare, crede di poter fare a meno dei suoi polmoni verdi, cementifica, stupra ogni minima area di terreno agricolo, nel segno di una miracolosa trasformazione dei metri quadri di antica terra in metri cubi di redditizio volume edificato.
Ma provate per un momento a staccare la spina del brulicante fiume di merci ed energia che alimenta Milano: petrolio, gas, elettricità, oggetti utili (pochi) e inutili (tanti), cibo. Tutto arriva da lontano, tutto è appeso al filo del petrolio: sarebbe la catastrofe, una città in ginocchio, priva di mezzi di sostentamento, suicida nel giro di pochi giorni. Fuori dalle periferie, negletta e destituita di ogni ruolo primario, la gloriosa agricoltura lombarda vivacchia, non ha diritto a figurare tra moda e finanza, anzi è d’impiccio: se tutti questi prati potessero essere trasformati in centri commerciali, parcheggi, grattacieli e villette, sai che affari? Gorgonzola? Risotto allo zafferano con l’osso buco? Chissenefrega, oggi c’è il sushi che arriva in aereo da Tokio. Ma non può durare per sempre. Una città deve conservare i propri gioielli verdi per l’anima e per lo stomaco. Serviranno per non intristirci al brutto, per donare refrigerio nelle estati del riscaldamento globale, per assorbire anidride carbonica, per nutrire foraggi e cereali quando la Cina non ne esporterà più, per far crescere legna con cui scaldarci quando Putin chiuderà il gas. Il suolo agrario è il nostro paracadute. Ecco perché ho firmato contro l’edificabilità dei parchi regionali.
Nota: in una vecchia vignetta di BC, uno dei cavernicoli diceva a un altro: "il successo non ti ha cambiato, sei rimasto il solito stronzo". Questo per dire che continuiamo a chiedere a chi non ha ancora aderito all'Appello di farlo al più presto visto che giochi sono ancora assai aperti ed esistono ampi spazi per influire sulle decisioni.
Per non affaticare troppo Maria Cristina Gibelli che sinora ha smistato tutti i messaggi, è possibile anche mandare le adesioni al sottoscritto all'indirizzo
fabrizio.bottini@polimi.it specificando sempre per favore città e professione (f.b.)