Reti rosse che delimitano un prato,pochi giorni e via una ruspa scava nel terreno che l’agricoltore ha per anni curato,concimato,irrigato,troncando in pochi attimi quel rapporto che si crea tra la terra,chi la abita e la coltiva.
La crescita a dismisura dei piccoli Comuni sta divorando ettari di terra a ritmi folli,stravolgendo la vita e gli equilibri di comunità che vedono raddoppiare i propri abitanti e moltiplicarsi i problemi di mobilità e di inquinamento.
Nel territorio della Provincia di Milano l’urbanizzazione prosegue a ritmi serrati erodendo spazi naturali e aree destinate all’agricoltura ,raggiungendo un tasso medio di percentuale urbanizzata del 42,3%.
Zone ormai completamente compromesse,come il Nord Milano registrano l’83,3 %di superficie edificata,altre ,come il Sud Est circa il 30% e si prestano quindi molto bene ad essere sfruttate.
Tantissimi comitati sono sorti in Italia per la tutela del paesaggio agricolo ma la legislazione urbanistica è in ritardo e, come spesso accade in politica ,i movimenti di pensiero riescono ad innescare cambiamenti quando i danni sono ormai irreparabili.
Possono gli agricoltori intervenire e modificare queste tendenze di uno sviluppo che inesorabilmente emargina le attività agricole e riduce progressivamente il suolo coltivabile?
Probabilmente no,ma all’interno di un gruppo di persone è nata un’idea che mira a sensibilizzare le amministrazioni comunali e i cittadini portandoli a riflettere sullo stato di una risorsa naturale che non è infinita:la terra.
Tutto nasce da una sperimentazione avviata l’anno scorso all’ interno del Parco delle Cave e Bosco in Città gestiti dall’associazione Italia Nostra-Centro Forestazione Urbana con la collaborazione del Parco Sud e dell’Università di Milano.
Con un occhio attento al problema della riduzione della biodiversità e all’impoverimento dei paesaggi agricoli nella cintura delle grandi città,si è tentata la risemina di essenze una volta spontanee,quali i fiordalisi e papaveri,mischiandone i semi in campagne coltivate ad orzo e frumento.Molti cittadini , che a primavera passavano a Milano in Via Caldera,si sono trovati di fronte alla sorpresa di rivedere un campo di orzo tra le cui spighe si confondevano fiordalisi e papaveri,in un’associazione di colori che ha motivato tanti a fermarsi ad ammirare e a fotografare questa situazione imprevista.
Contando quindi sul forte impatto visivo che tale coltivazione può creare, alcuni agricoltori che aderiscono al Consorzio Agrituristico “Terre d’Acqua”hanno deciso di mettere a disposizione alcune fasce di terreno da seminare l’autunno prossimo avviando un progetto che con l’immagine dei fiordalisi e papaveri sostenga una campagna di sensibilizzazione sul consumo di suolo agricolo.
L’intenso dibattito che si è creato intorno alle problematiche dei mutamenti climatici e al consumo delle risorse energetiche non può prescindere dal riordino di una legislazione che tuteli veramente le attività agricole e argini l’espansione edilizia..
Con un grosso lavoro di ricerca l’adesione all’iniziativa ha visto affiancarsi aziende agricole che svolgono la loro attività anche al di fuori del Parco Sud, e più precisamente nel Parco del Ticino,del Roccolo,dell’Adda,testimoniando che nel mondo agricolo la sensibilità ai problemi ambientali è in forte crescita e impegna gli agricoltori in progetti di ristrutturazioni aziendali che mirano ad avvicinare sempre di più i cittadini e tramandare con passione la cultura contadina.
Si cercheranno quindi campagne adiacenti alle strade più trafficate,seminando in porzioni dei campi coltivati a cereali autunno- vernini fiordalisi e papaveri,segnalando l’esperienza con pannelli esplicativi.
Nota: una iniziativa particolarmente interessante, questa della "valorizzazione" (non a colpi di edifici e parcheggi) deglis pazi verdi residui della greenbelt milanese, ora letteralemnte aggredita dalla speculazione senza alcun vero governo da parte delle amministrazioni responsabili; si veda anche la raccolta di firme promossa da Eddyburg (f.b.)