C'era quando abbiamo dato vita all'avventura di Poveglia per tutti, sostenendola e incoraggiandoci: come un contadino inspira l'odore del fieno, così l'urbanista interviene nell'urbe, tradisce ogni cattedra per la piazza. Di lui non ci colpì solo l'indiscussa onestà e la sua capacità di ascolto, per quanto essa divenga rara qualità quando il sapere tende a tracimare il tempo che lo costringe. Ciò che più ci toccava di Eddy era il modo trascinante con cui guardava al progresso umano. Non allo sviluppo, il troppo umano inseguimento della macchina che l'uomo stesso produce e che poi lo asserve, no, proprio al progresso umano, quella precondizione indispensabile alla tutela ambientale dalla specie che oggi più ne minaccia gli equilibri. Quello sguardo sorridente, indubbiamente figlio dell'era delle utopie. E appassionante, minuziosamente attento alle persone, alla valorizzazione del soggettivo. Oltre alla sua vicinanza e al suo sapere è proprio questo ciò che ancora ci mancherà di Eddy, un insegnamento di cui siamo stati involontari allievi e di cui forse un giorno saremo a nostra volta involontari maestri. Perciò grazie Maestro, nulla andrà disperso.