Huffington posta Nuova Venezia, 19-20 novembre 2017. «Siamo alla vigilia delle celebrazioni della Giornata Mondiale dei Poveri. Non la giornata mondiale della povertà, non la giornata mondiale contro la povertà». Articoli dei sacerdoti Camillo Ripamonti e Marco Pozza.(m.p.r.)
Huffington post, 20 novembre 2017
ELIMINARE LA POVERTÀ
Secondo la filosofa spagnola Adela Cortina l'aporofobia (la paura dei poveri) esiste al pari della paura dello straniero. Addirittura arriva a sostenere che oggi non siamo tanto di fronte a un aumento della xenofobia, ma piuttosto al dilagare della paura nei confronti dei poveri. Aporofobia è certo anche la paura degli stranieri, ma non ha come target principale l'essere straniero, quanto la condizione di marginalità che lo straniero vive.
Uno studio recente dell'Università Bicocca di Milano sulle periferie di cinque grandi città sottolinea come la percezione di insicurezza che si ha oggi non è tanto data dall'aumento di delitti, ma dalla mancanza di riferimenti generata dalla velocità con cui cambiano questi spazi urbani sia strutturalmente che come persone che vi vivono transitandovi. Lo spazio esistenziale diventa distante e percepito come insicuro, e l'insicurezza la si combatte cercando di riappropriarsi del controllo, almeno apparente, degli spazi, allontanando o individuando come nemici chi transitandovi esistenzialmente sembra renderli insicuri: migranti, mendicanti etc.
Siamo alla vigilia delle celebrazioni della Giornata Mondiale dei Poveri. Non la giornata mondiale della povertà, non la giornata mondiale contro la povertà. Ma la giornata mondiale dei poveri. Sembra un aspetto meramente linguistico, ma credo non lo sia. Nel messaggio che papa Francesco invia per questa giornata si legge:
«Non pensiamo ai poveri solo come destinatari di una buona pratica di volontariato da fare una volta alla settimana, o tanto meno di gesti estemporanei di buona volontà per mettere in pace la coscienza. Queste esperienze, pur valide e utili a sensibilizzare alle necessità di tanti fratelli e alle ingiustizie che spesso ne sono causa, dovrebbero introdurre ad un vero incontro con i poveri e dare luogo ad una condivisione che diventi stile di vita. [...] Siamo chiamati, pertanto, a tendere la mano ai poveri, a incontrarli, guardarli negli occhi, abbracciarli, per far sentire loro il calore dell'amore che spezza il cerchio della solitudine. La loro mano tesa verso di noi è anche un invito ad uscire dalle nostre certezze e comodità, e a riconoscere il valore che la povertà in sé stessa costituisce».
In un tempo in cui si ha paura dei poveri, si cerca in tutti modi di allontanare i poveri dalla nostra vista. Non vederli ci rassicura perché avere un povero davanti agli occhi, nei luoghi in cui viviamo, ci ricorda che quella condizione domani potrebbe essere la nostra; si può cadere, e questo spaventa.
Papa Francesco lancia la Giornata Mondiale dei Poveri, non per attirare l'attenzione su di loro ma per farli protagonisti, attraverso un incontro che cambia e fa abbracciare la povertà come stile di vita: questo già credo sia un cambio radicale di prospettiva.
«... L'invito è rivolto a tutti, indipendentemente dall'appartenenza religiosa, perché si aprano alla condivisione con i poveri in ogni forma di solidarietà, come segno concreto di fratellanza. Dio ha creato il cielo e la terra per tutti; sono gli uomini, purtroppo, che hanno innalzato confini, mura e recinti, tradendo il dono originario destinato all'umanità senza alcuna esclusione".
19 novembre 2017
PREGHIAMO PER I POVERI
SENZA SCORDARE I RICCHI
di Marco Pozza
I poveri mi hanno sempre infastidito: pur avendo conosciuto da bambino la stagione della povertà - fui spettatore impotente delle lacrime di papà quando ci annunciò la perdita del lavoro - mi è sempre stata d'inciampo. L'ho patita troppo nell'anima, più che nel cibo che era misuratissimo, per amarla senza sotterfugi: quando l'ho potuto fare, l'ho sempre scansata. Il povero mi era ostacolo più che incrocio nella mia personale ricerca della felicità. Lo ammetto: anche del volto di Cristo. Ciò che gli infettati di lebbra procuravano al cuore-matto di Francesco di Assisi, gli accattoni lo ridestavano in me: «Quando ero nei peccati mi pareva cosa troppo amara vedere i lebbrosi, e il Signore stesso mi condusse da loro e usai con essi misericordia».