la Nuova Venezia, 15 settembre 2017. «Alienazioni o cessioni in affitto, la necessità di fare cassa non conosce deroghe». Senza nessun disegno si cancella la città pubblica e vengono sottratti spazi, servizi e residenze. (m.p.r.)
Venezia. Vederle tutte in fila, fa un certo effetto. E il rischio vero é di dimenticarsene persino qualcuna, tante sono: 20 operazioni immobiliari, solo in questo 2017. Parliamo di alienazioni: pezzi di città venduti (o in vendita) che cambiano proprietà e anima, passando da destinazioni pubbliche a private. Hotel, per lo più. Palazzi, isole, caserme vendute; canoniche e case di riposo affittate; altri pezzi di patrimonio pubblico che cercano disperatamente un acquirente, per ripianare "una tantum" le casse di qualche ente: con buona pace di una trasformazione ad uso turistico della città senza più argine. Tanto che anche la recente delibera del Comune sul "blocco" delle destinazioni d'uso, tra le tante deroghe, ne prevede una per autorizzare le valorizzazioni degli edifici messi in vendita dagli enti pubblici.
Non è certo una novità il grande affare immobiliare che ruota attorno a Venezia e alla sua trasformazione in hotel diffuso, ma fa una certa impressione "fare il punto" su quanto avvenuto solo nel 2017: l'insieme è di grande impatto.
Venduti.
L'ultimo affare è quello che ha tolto a Venezia la sede della Camera di Commercio di via XXII Marzo, traslocata in un nuovo edificio da 22 milioni di euro (con relativo mutuo) in via Torino: il Palazzo della Borsa è stato venduto dalla Ccia per oltre 64 milioni di euro alla Marzo Hotel Srl, società con riferimenti franco-lussemburghesi creata per l'occasione. Le impalcature in campo Santa Maria Formosa stanno, invece, segnando i lavori in corso per la trasformazione alberghiera di Palazzo Donà: già sede dei Servizi sociali della Municipalità e dello sportello rifugiati (l'uno trasferito in un locale più piccolo, che era sede di associaizioni cittadine; l'altro a Mestre), è stato venduto dal Comune alla sua immobiliare Ive per 4 milioni di euro, "valorizzato" dopo il cambio d'uso e rivenduto per oltre 6 milioni.
Tutti fanno cassa: un patrimonio che si volatilizzerà nei mille rivoli del bilancio. Così la Regione ha ceduto per 6,335 milioni di euro Palazzetto Balbi, ex sede del Genio civile a due passi da San Marco (destinato a residenze turistiche) e per 911 mila euro l'ex trattoria Vida in campo San Giacomo, ora "occupata" dai cittadini (facciamo il punto nell'articolo a fianco) che il proprietario Alberto Bastianello vorrebbe riportare all'antico ristorante. Da parte sua, l'Usl 12 ha formalizzato la vendita di Palazzo Stern a Ca' Rezzonico sul Canal Grande (12,6 milioni di euro), da molti anni hotel di proprietà di Elio Dazzo.
Poi c'è l'infinita partita dell'ospedale al Mare, che pare finalmente giunta a un termine dopo quasi 10 anni di liti giudiziarie, mobilitazioni popolari, progetti bocciati: Club Med e Th Resorts hanno presentato al Comune un progetto per la trasformazione in resort di lusso, ma con l'impegno a mantenere ad uso pubblico il Teatrino liberty Marinoni e l'ex chiesetta e, soprattutto, a ricostruire dall'altro lato della strada il nuovo Monoblocco dell'Asl 3, con pronto soccorso, ambulatori, un presidio chirurgico con rianimazione. Cassa Depositi e Prestiti riceverà così 120 milioni dalla vendita.
Il Demanio ha infine trovato un acquirente per il magnifico Golf Club del Lido, con forte annesso: l'ennesima asta scade il 24 novembre, ma nel cassetto Real Estate Discount (che tratta la vendita) ha già una irrevocabile offerta di acquisto per 1,885 milioni di euro: la metà di quanto inizialmente lo Stato sperava di incassare.
In vendita.
C'è di tutto, senza più tabù. La Regione vuole vendere la sua storica, splendida sede di palazzo Balbi: ha anche abbassato il prezzo a 30 milioni, qualcuno arriverà. Sul mercato per 13,5 milioni anche Palazzo Gussoni: oggi sede del Tar Veneto sul Canal Grande. Poi gli immobili che non riesce a vendere da tempo, come l'Hotel Bella Venezia (9 milioni) e il complesso Cereri-Briati. Il colpo grosso vorrebbe farlo il ministero della Difesa, trasformando l'ex carema di lagunari Miraglia e l'Idroscalo in piena laguna in un resort di lusso: si cercano privati pronti a pagare 100 milioni di euro. Il Comune di Venezia, da parte sua, ha già messo all'asta la sede del comando della Polizia locale a Palazzo Poerio Papadopoli, Villa Herion alla Giudecca, l'ex convento di San Mattia a Murano.
Affitti.
Sul mercato l'Ottagono di Ca' Roman e, soprattutto, l'Isola di San Secondo, per la quale l'Agenzia del Demanio è pronta a valutare "offerte libere" per una concessione cinquantennale. Destinazione d'uso ricreativa, culturale, educativa, ma con foresteria. La strada alberghiera è aperta. All'Arsenale, è un cantiere aperto l'ex casa di Riposo che l'Ire ha affittato per 1,3 milioni l'anno, pronta a divenire albergo con tanto di piscina privata. Stessa decisione per Poste Italiane e la magnifica sede di rappresentanza di Palazzo Querini Dubois. Finendo con il contratto che ha fatto il giro dei media internazionali: quello dell'ex canonica di Santa Fosca, che la Curia ha affittato alla Tintoretto Srl autorizzandola a farne hotel, con lavori (privati) che il Comune ha ora bloccato perché abusivi.