La Stampa, la Repubblica, BlastingNews, 13 giugno 2017
La Stampa online
MERKEL, UN PIANO PER L’AFRICA
TEST PER LA LEADERSHIP GLOBALE
di Alessandro Alviani
Altro che «Piano Marshall con l’Africa», come lo chiama da mesi il ministro tedesco per la Cooperazione economica, Gerd Müller. Il presidente della Costa d’Avorio, Alassane Ouattara, non ha dubbi: «Direi volentieri al ministro Müller che si potrebbe parlare quasi di un Piano Merkel al posto di un Piano Marshall», spiega, tra gli applausi, Ouattara alla conferenza sull’Africa, organizzata ieri a Berlino nel quadro della presidenza di turno tedesca del G20. E anche il presidente del Niger, Mahamadou Issoufou, non ha dubbi: «Il Piano Merkel per l’Africa richiederà più tempo» del Piano Marshall originale, «ma abbiamo bisogno di sforzi da entrambe le parti, serve una partnership che sia vantaggiosa per tutti».
E pazienza che il «Piano Merkel», in sé, non esista, ma sia la sintesi di strumenti elaborati da Müller e dal suo collega delle Finanze, Wolfgang Schäuble: da un lato 300 milioni di euro per programmi di formazione professionale e occupazione, destinati ai Paesi – si parte con Tunisia, Ghana e Costa d’Avorio, mentre Marocco, Ruanda, Senegal ed Etiopia potrebbero seguire – che si impegnano a rispettare i diritti umani, combattere la corruzione e garantire lo stato di diritto, creando così un clima economico più favorevole; dall’altro i «Compact with Africa», che puntano a incentivare le riforme sul posto, per attirare maggiori investimenti privati. Il fatto che molti politici africani, ieri, abbiano parlato di «Piano Merkel» non fa che riflettere la centralità di una leader che ha deciso di porre l’Africa in cima all’agenda del G20.
E che ha riunito a Berlino una platea impressionante: dal premier Gentiloni, che ha insistito sulla necessità di un «miglioramento del contesto per gli investimenti privati» in Africa, al ministro dell’Economia Padoan, dalla direttrice del Fmi, Christine Lagarde, al presidente della Banca mondiale Jim Yong Kim, dal Commissario europeo agli Affari economici Moscovici, fino al presidente della Bundesbank Weidmann, atteso stamattina. E che si è spostata poi in cancelleria per una nuova girandola di incontri: Merkel ha visto tra gli altri il presidente egiziano al-Sisi, i capi di Stato di Costa d’Avorio, Ghana, Niger, Mali, Ruanda, Senegal e Tunisia. Interlocutori centrali, agli occhi della cancelliera: Merkel è convinta da tempo che sia necessario contrastare direttamente sul posto le cause delle migrazioni, creando chance e posti di lavoro soprattutto per i più giovani. Lavorare insieme per migliorare la situazione nei Paesi africani significa anche «creare più sicurezza per noi» e combattere i trafficanti, ha notato la cancelliera. Non risparmia critiche: «Nei Paesi industrializzati dobbiamo chiederci se abbiamo seguito sempre la strada giusta coi classici aiuti allo sviluppo. Non credo. Dobbiamo concentrarci di più sullo sviluppo economico dei singoli Stati». Merkel vuole iniziare. E spera, fino al summit di luglio ad Amburgo, di convincere quanti più Paesi del G20 ad affiancarla.
La Repubblica
INVESTIMENTI E ALLEANZE
ECCO IL PIANO DEL G20
BERLINO IN PRIMA LINEA
di Tonia Mastrobuoni
«Il continente avrà una popolazione di 2,5 miliardi nel 2050. Per prevenire l’ondata migratoria, o renderla un’opportunità, servono accordi di sviluppo»
«Chiamiamolo Piano Merkel, non Piano Marshall» sorride Alassane Ouattara, il presidente della Costa D’Avorio, e qualche timido applauso si leva dalla platea del G20 per l’Africa. L’iniziativa berlinese dimostra la serietà d’intenti del governo tedesco, che ha voluto porre lo sviluppo in Africa al centro della propria presidenza del summit dei Grandi. In piena sintonia, ha ricordato ieri Paolo Gentiloni, con il G7 italiano. Non c’è argomento su cui Berlino e Roma siano più concordi: aiutare un continente in crescita demografica esponenziale — entro il 2050 la popolazione sarà raddoppiata a 2,5 miliardi — significa anche prevenire migrazioni di massa verso l’Europa. Soprattutto perché è una popolazione giovane: «ricordiamoci — ha detto Merkel — che l’età media in Germania è 43 anni, in Niger o in Mali è 15».
Per la cancelliera «servono iniziative che parlino non tanto dell’Africa ma con l’Africa». E «se c’è troppa disperazione in Africa, è ovvio che i giovani si cercano un’alternativa». Le ha fatto eco Gentiloni — era a Berlino per la concomitante presidenza italiana del G7 — che ha messo in evidenza come «per affrontare con efficacia il problema delle migrazioni occorra sostenere uno sviluppo duraturo e stimolare gli investimenti nei Paesi d’origine». Anche il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sottolineato da Berlino come lo sforzo sia di «renderla la principale destinazione delle partnership bilaterali ».
D’altra parte, come ricorda l’organizzazione umanitaria One, proprio l’invecchiamento rapido delle società europee creerà un crescente fabbisogno di forza lavoro. Entro il 2050, per scongiurare il collasso economico, l’Europa avrà bisogno di 100 milioni di migranti, circa 2,5 milioni all’anno. L’Africa va vista anche come un’opportunità.
Soprattutto, anche le organizzazioni umanitarie ammettono ormai che la chiave per il futuro dell’Africa è il coinvolgimento dei privati. Come ha riconosciuto il presidente del Ruanda Paul Kagame, «se gli aiuti tradizionali sono utili, non potranno mai essere sufficienti per uno sviluppo duraturo ». E dunque il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble, ha spiegato come «il “Compact con l’Africa punti sulla responsabilità dei singoli Paesi africani: sono loro a decidere con quali partner collaborare e sono loro a dover creare le condizioni per attrarre investimenti privati».
Scopo dell’iniziativa è quello di favorire una collaborazione più stretta anche tra le istituzioni presenti in Africa come il Fmi o la Banca mondiale, perché aiutino a disegnare le riforme che creino un ambiente più favorevole agli investimenti — quelle fiscali, della giustizia o quelle per favorire le energie rinnovabili o sviluppare le economie digitali, solo per fare qualche esempio. E Christine Lagarde, sempre dal palco berlinese del G20 per l’Africa, ha raccontato che «in base alla mia esperienza di 25 anni nel settore privato posso dire che se un investitore sa che ci sono regole, c’è certezza del diritto, e non c’è corruzione, gli investimenti arrivano».
BlastingNews online
IL PIANO MERKEL PER L'AFRICA
TRA I PUNTI DEL PROSSIMO G20 DI AMBURGO
di Fabio Celestino
«Il 6 e 7 luglio Amburgo si prepara a ospitare il G20. Il piano di sviluppo in Africa è il tema centrale presentato dalla Cancelliera Angela Merkel»
Il 6 e 7 luglio si apre ad Amburgo il G20 e alte sono le aspettative, come dimostrano anche le azioni in fase di preparazione all'evento. Ieri, lunedì 12 giugno, si è tenuta a Berlino una pre-conferenza cui erano presenti alcuni dei massimi rappresentanti della politica internazionale: tra gli altri, per l'Italia, il presidente del Consiglio Gentiloni e il ministro dell'Economia Padoan; la direttrice del FMI (Fondo Monetario Internazionale), Christine Lagarde; il presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim; il Commisssario europeo agli Affari economici, Moscovici, e il presidente della Bundesbank, Weidmann. Durante la conferenza è emerso più degli altri quello che sarà uno dei fulcri dominanti del summit di luglio, ossia lo sviluppo dell'Africa.
Si è parlato di un "#Piano Merkel", per fare riferimento a un piano di investimenti voluto dalla leader tedesca in favore della crescita del continente africano.
Il Piano per l'Africa della Cancelliera tedesca
Il nuovo Piano di investimenti in Africa prende il nome da un altro che ha segnato la storia passata - il Piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale - e corrisponde a uno stanziamento di 300 milioni di euro per l'occupazione in Africa. Una cifra considerevole che, come previsto dal ministro dello Sviluppo tedesco, servirà a: sostenere programmi di formazione professionale e occupazione locale e coinvolgerà paesi come Tunisia, Ghana, Costa d'Avorio, prima di tutto. A cui seguiranno, in un secondo momento, Marocco, Ruanda, Senegal ed Etiopia; stimolare le riforme sul territorio africano, tali da "attrarre un numero maggiore di investimenti privati" (tale misura prende il nome di "Compact with Africa".)
Il Piano per l'Africa è ambizioso e prevede un impegno ingente da ambo le parti.
Se da un lato si prevedono forti investimenti per favorire lo sviluppo dei paesi africani, dall'altro lato sono richiesti profondi cambiamenti strutturali da parte delle nazioni africane, che sono chiamate a un impegno oggettivo per il rispetto dei diritti umani, per la lotta alla corruzione e per la salvaguardia dello stato di diritto.
Ragioni per investire in Africa secondo Angela Merkel
Il Piano prende il nome dalla leader tedesca in segno d'omaggio al suo impegno di mettere l'Africa al centro del dibattito in preparazione del summit che la Germania sarà chiamata a presiedere a luglio. Nel vertice di Berlino di ieri, la Merkel ha spiegato le ragioni per un tale investimento. Non si tratta di un banale aiuto economico a paesi emergenti. Un lavoro sinergico di quanti più paesi possibili per migliorare le condizioni in Africa equivale, infatti, a "creare più sicurezza anche per noi", ha spiegato. In questo senso, la Merkel ha messo in dubbio l'efficienza degli aiuti stanziati fino adesso.
"Nei paesi emergenti dobbiamo chiederci se abbiamo seguito sempre la strada giusta. Non credo". Il suo suggerimento è, piuttosto, quello di orientarsi maggiormente "sullo sviluppo economico dei singoli Stati". Nel prossimo G20 di Amburgo il suo intento principale sarà quindi quello di coinvolgere quanti più paesi possibile in questa direzione.