Le lunghe settimane di caldo di questo inverno hanno riportato all’attenzione dei cittadini e dei governanti, nazionali e locali, il problema dell’inquinamento dell’aria delle città. In questi ultimi anni molte città si sono dotate di centraline in grado di misurare la concentrazione di alcune delle sostanze presenti nell’atmosfera e possono controllare se tali concentrazioni superano i limiti al di là dei quali gli inquinanti possono essere dannosi alla salute degli abitanti. Si è così visto che in un numero crescente di città, grandi e piccole, la concentrazione delle PM10, le “particelle” con diametro inferiore a 10 millesimi di millimetro, supera per molte settimane il limite massimo giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo di aria. Le principali fonti di PM10 sono state riconosciute nella combustione dei carburanti nei mezzi di trasporto e negli impianti di riscaldamento degli edifici: come rimedio è stato necessario imporre un qualche limite (sia pure molto modesto) alla circolazione di auto e camion in alcune ore e in alcuni giorni, e alla temperatura degli edifici.
Sono le leggi dell’ecologia a spiegare che dei limiti esistono nel funzionamento degli ecosistemi e anche la città è un ecosistema, sia pure artificiale, un organismo, con un suo metabolismo, che “vive” in uno spazio limitato. Nella città entrano materiali ed energia: acqua, alimenti (verdura, carne, cereali, cibo in scatola, eccetera), carta, materie plastiche, carburanti, materiali da costruzione; una parte di tali materiali resta "immobilizzata" entro la città: mobili, libri, i mattoni e il cemento negli edifici: la maggior parte dei materiali e dell'energia in entrata viene però rapidamente "consumata", cioè rielaborata --- per questo parlavo di “metabolismo urbano” --- e perciò trasformata in varie sostanze di rifiuto: quelle gassose come anidride carbonica, ossido di carbonio, polveri, anidride solforosa e altre, finiscono nell'atmosfera; i rifiuti organici e inorganici finiscono nelle fogne e vengono "esportati" fuori dalla città; i rifiuti solidi sono portati agli inceneritori e alle discariche, generalmente esterni alla città. Le scorie delle attività urbane --- a differenza di quelle che si formano negli ecosistemi naturali --- sono per lo più costituite da sostanze estranee ai cicli naturali e peggiorano la qualità dell'aria, delle acque, del suolo in cui vanno a finire.
In quanto ecosistema la città ha una sua popolazione, di esseri umani e di mezzi di trasporto, che cambia nelle varie ore del giorno; la mattina la città comincia a gonfiarsi di vita e di attività umane che aumentano col passare delle ore mentre la sua atmosfera si riempie di gas nocivi e le fogne di liquami, fino alla sera quando la città si sgonfia e raggiunge uno stato di quiete, per poche ore, per ricominciare la mattina dopo. La popolazione e le attività e le funzioni vitali di una città variano nei differenti mesi dell'anno. A causa del suo spazio limitato la città ha una “capacità ricettiva” di presenze umane, di traffico, di attività e di rifiuti; se questi superano certi valori la città non sa più dove mettere automobili, case e rifiuti e si verificano malattie e caos.
Per restare al caso dell’inquinamento dell’aria, se la quantità delle sostanze inquinanti che escono dai tubi di scappamento delle auto e dai camini degli impianti di riscaldamento supera quella che la massa di aria è in grado di disperdere o diluire, in particolari condizioni climatiche, la loro concentrazione diventa così alta da arrecare danno agli abitanti, proprio come sta avvenendo adesso per le PM10 in molte città dove circolano “troppi” autoveicoli rispetto a quelli che la città può sopportare. La quantità e il tipo di agenti inquinanti, a loro volta, dipendono dalla qualità delle materie usate. Ad esempio i diversi tipi di carburanti per autoveicoli --- benzina o diesel --- bruciando immettono nell'atmosfera composti molto diversi; le massime emissioni di agenti inquinanti per ciascun autoveicolo sono fissate dalle norme EURO, anche se la scoperta di recenti frodi ha mostrato che le quantità di inquinanti effettivamente immessi nell’aria da alcuni carburanti e autoveicoli può essere superiore a quanto dichiarato dai fabbricanti.
La vera soluzione delle crisi urbane, di inquinamento e di congestione del traffico, va cercata in un rilancio della cultura urbanistica, nella progettazione delle città tenendo conto dei bisogni di spazio, di mobilità e di salute dei cittadini e non del profitto dei proprietari dei suoli. I centri storici delle nostre città non sono in grado di sopportare il carico di traffico e inquinamento a cui sono sottoposti perché occupano lo stesso spazio di quando sono nati nel Medioevo o nell’Ottocento. Una moderna pianificazione urbana deve prevedere una diversa distribuzione nel territorio di abitazioni, uffici, scuole, centri commerciali, parcheggi e la riprogettazione dei trasporti pubblici. Certi servizi possono essere svolti lontano dai centri urbani, così come certi lavori possono essere svolti in uffici decentrati nelle zone abitative di periferia. Un alleggerimento dell’inquinamento dell’aria dovuto al traffico sarebbe realizzabile incentivando più lavoratori o studenti che fanno lo stesso percorso ad usare lo stesso mezzo di trasporto non solo per risparmiare qualche soldo, ma come contributo alla difesa della salute del prossimo. Insomma l’inquinamento urbano si sconfigge più con la capacità degli amministratori di conoscere, prevedere e prevenire il funzionamento delle loro città che con l’attesa di piogge che puliscano l’aria dalle polveri.