E ORA SCIOPERO GENERALE DELLA SANITÀ
di Ivan Cavicchi
Mobilitazione generale. Con questo decreto sulla "appropriatezza prescrittiva" si passa dalla centralità del malato a quella dei vincoli amministrativi
Il decreto messo a punto dal ministero della salute è uno schiaffo in piena faccia alla professione medica. E’ la riduzione della clinica a una sorta di medicina di Stato quindi di medicina amministrata. E’ paradossalmente la negazione di una medicina davvero adeguata verso la complessità espressa dal malato. E’ la fine di qualsiasi retorica su umanizzazione e personalizzazione delle cure.
Con questo decreto sulla “appropriatezza prescrittiva” si passa dalla centralità del malato, dalla alleanza terapeutica, dal valore della persona, alla centralità dei vincoli amministrativi ai quali tutti gli atti medici dovranno conformarsi pena la possibilità (fino ad ora solo dichiarata) di penalizzare i malati e i medici con sanzioni pecuniarie. Così i medici diventano dei dispenser burocraticamente eteroguidati, una sorta di distributori di benzina, che prescrivono non più in scienza e coscienza ma secondo protocolli standardizzati. Così la clinica diventa l’esercizio di atti diagnostici e terapeutici standard, i malati perdono la loro individualità diventando astrazioni statistiche. Come si è arrivati a tutto questo?
Con il decreto lo Stato intende recuperare almeno 10/13 mld dalla spesa sanitaria corrente sperando di azzerare quel fenomeno definito “medicina difensiva” per il l quale almeno l’80 % dei medici (indagini fatte dalla categoria) adotta comportamenti opportunisti per prevenire rischi di contenziosi legali: prescrivono analisi, farmaci e ricoveri anche quando non servono.
Che i medici abbiano la coda di paglia lo si capisce dalle loro dichiarazioni: da una parte stigmatizzano il decreto ma dall’altra si dichiarano disponibili a “trattare” correggendo singoli punti, soprattutto preoccupati di evitare le sanzioni economiche anziché scendere in piazza per respingere questo inusitato attacco alla loro credibilità, al loro ruolo e alla loro autonomia.
Il decreto è il più formidabile atto di delegittimazione della professione medica e in particolare dei medici di medicina generale, che dalle indagini della Fnomceo, risultano coloro che più degli altri adottano comportamenti opportunisti, ma anche quelli che sul piano politico sindacale in questi anni si sono opposti più degli altri a qualsiasi ripensamento del loro status.
Questi medici preziosi e insostituibili ma anche nel loro complesso terribilmente corporativi (a un tempo con le libertà dei liberi professionisti e con le garanzie dei pubblici dipendenti), con il decreto sulle prestazioni inappropriate rischiano di diventare degli ossimori cioè dei liberi professionisti senza autonomia, quindi dei dipendenti di fatto ma che operano nei loro studi personali.
Nello stesso tempo è evidente che i camici bianchi rischiano di essere maciullati dal mai risolto problema del contenzioso legale e della responsabilità professionale. Sorprende a questo proposito che l’Istituto superiore di sanità abbia dato il via libera ad un provvedimento tanto discutibile quanto rischioso anche rispetto ai suoi profili di scientificità. Questa strana e inaspettata disponibilità da una parte spiega la divaricazione che c’è tra la medicina accademica e la medicina in trincea, cioè tra scienza e realtà, ma dall’altra spiega la compiacenza di un organismo scientifico nei confronti del ministero, che per gran parte è stato lottizzato con logiche tutt’altro che scientifiche e che oggi di fatto copre le scelte del ministero ma non i diritti dei malati e meno che mai un’idea umanizzata di medicina.
E il malato? E’ l’innocente che paga i vizi e gli errori degli altri. Egli deve avere la fortuna di rientrare dentro le regole di Stato ma se per ragioni genetiche personali situazionali o contingenti non vi rientra (il che è più comune di quello che si creda) egli o non riceve le cure appropriate o per avere cure appropriate deve pagare anche se la ragione per cui paga altro non è che il suo diritto.
Voglio ricordare a proposito di costi privati imposti ai malati, che nelle regioni, in particolare in Toscana, sono in atto strategie per spingere i cittadini, soprattutto per le prestazioni specialistiche, verso il privato. La Toscana si è accordata con il privato per far costare le prestazioni specialistiche meno del costo del ticket proprio per incentivare i malati a lasciare il pubblico.
Tornando al decreto sulle prestazioni inappropriate, la possibilità per il malato di rientrare nella regola prescrittiva dipende in genere dal grado di singolarità della sua malattia. Siccome l’appropriatezza prescrittiva del ministero non è in funzione del malato ma del risparmio, è facile prevedere che moltissimi malati saranno ingiustamente penalizzati, cioè la medicina di Stato per essere appropriata con la spesa sarà clinicamente inappropriata con il malato.
Mi chiedo cosa altro deve essere fatto contro i malati e le professioni, contro l’art 32 della Costituzione, per convincerci a dare corso ad uno sciopero generale del settore. Ormai la sanità pubblica è bombardata da tempo da una serie di atti controriformatori: contro il lavoro, con riordini regionali che distruggono ogni territorialità, con liste di attesa abnormi, servizi messi in ginocchio da anni di blocco del turn over, con regioni manifestamente immorali e incapaci di governare e con in più continui tagli lineari ai fabbisogni della nostra popolazione.
Naturale sarebbe dare seguito a uno sciopero generale della sanità per bloccare la controriforma e per ripensare il nostro sistema pubblico che ha bisogno di funzionare meglio, costare di meno e continuare a essere solidale e universale.
RENZI TAGLIA LE PRESTAZIONI SANITARIE
PER FINANZIARE L’ABBATTIMENTODELLE TASSE»
Roberto Ciccarelli intervista Tonino Aceti
Sanità. Intervista al portavoce del Tribunale per i diritti del malato: «Con il decreto sull'appropriatezza prescrittiva il governo intende reperire le risorse per il piano sulle tasse annunciato dal Presidente del Consiglio e scarica i costi sulle spalle dei cittadini e del Welfare». «Questo decreto è inadeguato rispetto all’evoluzione della medicina contemporanea»
Tonino Aceti, portavoce del tribunale per i diritti del malato-CittadinanzaAttiva, contesta l’esistenza di un’emergenza creata dall’eccesso di prestazioni sanitarie che costerebbe allo Stato 13 miliardi di euro all’anno. In base a questa cifra, il governo Renzi ha deciso di tagliare 208 prescrizioni considerate «esami inutili». «Parto da un dato incontestabile perché istituzionale – afferma Aceti — Nel 2014 per l’Istat il 9,5% della popolazione ha rinunciato a una prestazione sanitaria di cui aveva bisogno a causa delle lunghe liste di attesa, dell’inefficienza organizzativa e del costo dei ticket. Non è un fatto di poco conto: il dato è aumentato in un anno dello 0,5%. Nel 2013 riguardava il 9% dei cittadini. Questo allarme lanciato dalla ministra della Sanità Lorenzin per noi è esattamente l’opposto: in Italia esiste una difficoltà ad accedere alle prestazioni, non un loro eccesso».
Se è così perché il governo ha lanciato l’allarme?
Per fare cassa e finanziare l’abbattimento delle tasse annunciate dal presidente del Consiglio Renzi. Il decreto sull’appropriatezza è necessario per reperire le risorse, scaricando i costi sulle spalle dei cittadini e del Welfare. Le cose vanno chiamate con il loro nome: con la scusa di questo decreto si sta attuando una revisione dei livelli essenziali di assistenza e del paniere delle prestazioni del Sistema Sanitario nazionale.
Non crede che sia necessario migliorare l’appropriatezza delle prescrizioni?
Ma non si può aggredire questo problema con un decreto. Il miglioramento va promosso dal Sistema sanitario nazionale attraverso un piano strategico che preveda la formazione del personale, l’informazione indipendente dei professionisti, i protocolli diagnostici terapeutici assistenziali. Quello che è certo è che non si taglia l’assistenza come fa questo decreto. In un momento in cui aumenta la difficoltà di accesso alla sanità, i redditi sono sotto stress per la crisi, sarebbe necessario un sostegno al Welfare. Tra tagli alla sanità e decreti come questo invece si diminuiscono le tutele dei cittadini e dei pazienti.
Quali potrebbero essere le conseguenze del decreto?
Aprire un’autostrada ai privato e alle assicurazioni sulle salute. Con 208 prescrizioni vietate potrebbe essere lo stesso medico a consigliare al paziente di rivolgersi a loro. Il problema è che con i redditi che diminuiscono, e con la povertà che aumenta, aumenteranno anche le persone che scelgono di non curarsi perché non hanno i soldi per farlo.
Qual è il criterio usato nella scelta delle prestazioni da tagliare?
Questa operazione è scollata dalla realtà e inadeguata rispetto alle evoluzioni della medicina. Oggi si va sempre di più verso la medicina di genere e personalizzata. Non si capisce perché, in questo caso, il governo abbia scelto di standardizzare le prestazioni. Ogni cittadino è diverso e ha bisogno di prestazioni personalizzate. Questa decisione trasformerà i medici in burocrati amministrativi che dovranno eseguire le prestazioni nel rispetto di una tabella ministeriale. Se non lo farà, il medico è passibile di una sanzione. Dal punto di vista dell’etica professionale questo è gravissimo.
Come cambierà il rapporto tra il cittadino e il medico?
Si potrebbe innescare un più alto livello di conflittualità come già accade per l’accesso a alcuni farmaci gratuiti. Il medico si trova costretto, in alcune situazioni, a rifiutare la prescrizione. Il cittadino non accetta le sue motivazioni, si sente truffato e deluso dal Sistema sanitario Nazionale che gli ciò che gli serve e lo obbliga ad andare dal privato. Non si può escludere che la stessa cosa possa accadere con le prescrizioni e che il cittadino agisca contro il medico.
In tribunale?
Non lo escludo. Ci si potrebbe rivolgere al giudice per capire se il cittadino ha il diritto a una prestazione garantita dall’ordinamento costituzionale. Questa conflittualità potrebbe coinvolgere anche i direttori generali delle strutture sanitarie, anche loro colpiti dalle misure previste dal decreto.
I sindacati dei medici hanno annunciato l’intenzione di fare uno sciopero. Voi cosa farete?