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Andrea Fabozzi
Le europee alla Consulta
10 Maggio 2014
Articoli del 2014
All'esame della Corte costituzionale la vio­la­zione del prin­ci­pio di parità degli elet­tori, neppure "giu­sti­fi­cata" da esi­genze di gover­na­bi­lità, compiuta dall'europorcellum. Possibile che in italia, nell'ultimo trentennio, la democrazia sia difesa solo dalla magistratura?

All'esame della Corte costituzionale la vio­la­zione del prin­ci­pio di parità degli elet­tori, neppure "giu­sti­fi­cata" da esi­genze di gover­na­bi­lità, compiuta dall'europorcellum. Possibile che in italia, nell'ultimo trentennio, la democrazia sia difesa solo dalla magistratura?

Il manifesto, 10 maggio 2014

Il ricorso lo ave­vano pre­sen­tato in sei città. Il primo a rispon­dere, in tempo per le ele­zioni euro­pee, è stato il tri­bu­nale di Vene­zia. Che ha giu­di­cato non mani­fe­sta­mente infon­date le que­stioni di costi­tu­zio­na­lità sol­le­vate con­tro la legge elet­to­rale con la quale il 25 mag­gio saranno scelti 73 euro­par­la­men­tari ita­liani. La soglia del 4% pre­vi­sta dal sistema di voto ita­liano «non appare soste­nuta da alcuna moti­va­zione razio­nale», secondo i giu­dici vene­ziani. Che hanno inve­stito della que­stione la Corte Costi­tu­zio­nale, così come richie­sto da un gruppo di cit­ta­dini orga­niz­zati dall’avvocato mila­nese Felice Beso­stri. Lo stesso pro­mo­tore del ricorso con­tro la legge elet­to­rale nazio­nale che ha por­tato la Con­sulta ad ammaz­zare il Por­cel­lum. Per que­sto, ma non solo per que­sto, si pre­ve­dono guai. Dopo che i par­la­men­tari saranno stati eletti, la Corte potrà dichia­rare ille­git­tima anche que­sta legge elet­to­rale. Ribat­tez­zata euro-Porcellum.

Ma a dif­fe­renza del par­la­mento ita­liano, l’europarlamento non è in grado di sanare un’elezione ille­git­tima giu­di­cando al suo interno sui titoli di ammis­sione dei depu­tati. Ragione per cui, se la Con­sulta dovesse acco­gliere e rite­nere fon­dati gli argo­menti evi­den­ziati dal tri­bu­nale di Vene­zia, toc­che­rebbe ai giu­dici ammi­ni­stra­tivi ita­liani inter­ve­nire. A ele­zioni abbon­dan­te­mente svolte. «La dele­ga­zione ita­liana al pros­simo par­la­mento euro­peo sarà decisa dal Tar del Lazio, que­sto è certo», dice l’avvocato Beso­stri. Che è natu­ral­mente sod­di­sfatto. Ma sarebbe stato più con­tento, spiega, se i giu­dici ita­liani aves­sero scelto di rivol­gersi alla Corte di giu­sti­zia dell’Ue, così come era stato loro chie­sto nel ricorso con­tro l’euro-Porcellum. Quella Corte è com­pe­tente - anche in via urgente - per l’applicazione del diritto comu­ni­ta­rio. Con il quale la legge ita­liana visto­sa­mente con­tra­sta, a seguito della modi­fica intro­dotta nel 2009 dal Pd in accordo con Ber­lu­sconi. Già all’epoca ci furono pro­te­ste, alle quali Fas­sino rispose spie­gando che si voleva evi­tare «un’armata Bran­ca­leone a Stra­sburgo» (inten­dendo Bru­xel­les). Più recen­te­mente Rifon­da­zione comu­ni­sta ha scritto una let­tera a Napo­li­tano chie­den­do­gli di segna­lare al par­la­mento il dovere di cor­reg­gere la legge. Il par­la­mento è invece inter­ve­nuto (male) solo sulla que­stione delle pari oppor­tu­nità. Igno­rando gli appelli, anche dello stesso avvo­cato Beso­stri che prima di far par­tire i ricorsi aveva scritto a Grasso e Boldrini.

Ai giu­dici è stata sot­to­po­sto il risul­tato delle ultime euro­pee (2009), quando sono rima­sti sotto la soglia e dun­que senza rap­pre­sen­tanti par­titi che insieme ave­vano rac­colto più di 4 milioni di con­sensi. Voti dun­que inu­tili. Una vio­la­zione del prin­ci­pio di parità degli elet­tori non giu­sti­fi­cata da esi­genze di gover­na­bi­lità, visto che l’europarlamento non dà la fidu­cia alla Com­mis­sione euro­pea. Pro­prio nella sen­tenza dello scorso gen­naio con­tro il Por­cel­lum, i giu­dici costi­tu­zio­nali hanno riba­dito che una certa distor­sione della pro­por­zio­na­lità può essere ragio­ne­vol­mente giu­sti­fi­cata solo in nome della gover­na­bi­lità e della sta­bi­lità. Altre esi­genze, come quella (sol­le­vata nel 2009 dai soste­ni­tori della soglia) di raf­for­zare la rap­pre­sen­tanza ita­liana, non tro­vano spa­zio. Né giu­sti­fi­ca­zione, visto che gli euro­de­pu­tati ovun­que eletti rap­pre­sen­tano tutti i cit­ta­dini euro­pei, e il numero dei gruppi poli­tici costi­tuiti a Bru­xel­les è limitato.

Con­se­gnata ai giu­dici ammi­ni­stra­tivi, le ele­zioni del 25 mag­gio fini­reb­bero nel caos. Anche per­ché l’esito favo­re­vole ai ricor­renti appare scon­tato, visto che già un euro­de­pu­tato nel 2009, Pep­pino Gar­gani (Pdl) si è fatto dare ragione dal Con­si­glio di stato. Nel nome del fatto che i voti di una cir­co­scri­zione non pos­sono con­tri­buire ad eleg­gere can­di­dati di altre cir­co­scri­zioni, solo per­ché attri­buiti a un par­tito rima­sto sotto la soglia. Tutto que­sto sem­pre che la Con­sulta deci­derà di acco­gliere la que­stione che, come nel caso della legge elet­to­rale ita­liana, è al limite del ricorso diretto (vie­tato nell’ordinamento nazio­nale). Pro­prio il pre­ce­dente farebbe deporre per l’accoglimento. Almeno con que­sto col­le­gio. La Corte Costi­tu­zio­nale ha però i soliti tempi lun­ghi (per il Por­cel­lum ha impie­gato quasi otto mesi) e tra giu­gno e novem­bre andranno sosti­tuiti ben quat­tro giu­dici. Due di nomina par­la­men­tare e due presidenziale.

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