manifesto, 21 marzo 2014
Oddi ha un know how di tutto rispetto: ha coordinato la trionfale campagna sui referendum dell’acqua (2011, un milione e mezzo di firme, poi 27milioni di voti). Però c’è un però, anzi una trappola: «La legge elettorale, di dubbia legittimità democratica, lo dico con un eufemismo, chiede 30mila firme per ciascuna delle 5 circoscrizioni, 3mila firme in ogni regione. In Valle d’Aosta come in Lombardia. E cioè su un bacino di 90mila abitanti come in uno da 10milioni». Stessa cosa nelle isole. Secondo il planning del responsabile, dalla Sicilia, 5 milioni di anime, devono arrivare almeno 25mila firme; dalla Lombardia ’solo’ 20mila.
C’è di meglio, si fa per dire. Ad Aosta la raccolta di firme, già di per sé proibitiva data la proporzione con gli abitanti, è una corsa ad ostacoli: gli uffici del sindaco Bruno Giordano (Union Valdôtaine) hanno depennato gran parte delle richieste di suolo pubblico per i banchetti avanzate dai comitati L’Altra europa con Tsipras. Motivo? «Un malinteso significato della parola ’monopolistico’», spiega Rosa Rinaldi, della segreteria Prc, volata in Valle per dare una mano. «Per l’amministrazione avremmo il ’monopolio’ dei banchetti. Per questo ce ne ha negati molti. Peccato che l’unico ’monopolio’ di cui godiamo, nostro malgrado, è quello della raccolta firme: siamo solo noi a doverla fare». Gli altri partiti, che siedono in parlamento, non ne hanno bisogno. «È una lettura burocratica e non democratica delle regole. E sia chiaro: torneremo alla carica, ma se non ci concederanno il suolo ce lo prenderemo lo stesso».
In città circola un sospetto. Gli autonomisti puntano a un candidato unico con il Pd, che si gioverebbe parecchio di non avere concorrenti a sinistra. E così la sfida di Aosta è un rischiatutto. Se non raggiungesse quota 3mila verrebbe invalidata la lista nell’intera circoscrizione Nord-Ovest. E la strada per scavalcare lo sbarramento nazionale (4%) diventerebbe tutta salita. Sabato mattina in città arriverà il sociologo Marco Revelli. Mentre a Palermo, a fine marzo, per il rush finale delle firme sbarcherà il candidato Alexis Tsipras.
Intanto oggi la presidente della camera Laura Boldrini si vedrà recapitare una lettera firmata Barbara Spinelli, ispiratrice e capolista degli «euroinsubordinati». Con la richiesta di un incontro urgente per affrontare il caso di trattamento uguale di situazioni diseguali. «Chiediamo alla presidente di farsi carico di questa disparità democratica. Alle politiche del 2013 la fine anticipata della legislatura ha abbattuto le firme necessarie fino al 25%, sotto la pressione di Grillo», ricorda Massimo Torelli, coordinatore della lista.
Anche perché, come se non bastasse, c’è l’eterno problema dell’informazione pubblica. I promotori hanno scritto al presidente della Vigilanza Rai Roberto Fico (M5S) segnalando — ve ne fosse bisogno — che per la prima volta il 25 maggio «i cittadini concorreranno direttamente all’elezione del presidente della Commissione». Gli italiani si troveranno a votare nomi stranieri. Serve un apposito spot informativo. Fico ha fatto sapere che deve ancora approfondire il caso. Al voto mancano meno di due mesi