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Tommaso di Francesco
Nuovo episodio di una guerra infinita
11 Maggio 2017
Città quale futuro
Per mille vie prosegue la guerra contro i poveri. Dovremo aspettare che essi diventino la maggioranza in ogni luogo della terra perché la rabbia esploda? Cronaca di di Giuliano Santoro, commento di Tommaso Di Francesco e info della redazione de

Per mille vie prosegue la guerra contro i poveri. Dovremo aspettare che essi diventino la maggioranza in ogni luogo della terra perché la rabbia esploda? Cronaca di di Giuliano Santoro, commento di Tommaso Di Francesco e info della redazione de il manifesto, 11 maggio 2017


MOLOTOV E ROGO,
A CENTOCELLE UCCISE TRE SORELLE ROM
di Giuliano Santoro
«La strage. A fuoco una roulotte, muoiono due bambine euna ventenne nel parcheggio di un supermarket. La procura: “non è xenofobia”»
In cima a una scala mobile, sul tetto del fabbricato, c’è unparcheggio. Qui saltuariamente attraccava il camper della famiglia Halilovic,rom di nazionalità bosniaca. Ed è sempre qui, in questa terrazza di asfalto cheaffaccia sul quadrante tra via Prenestina e Casilina, che le fiamme sonodivampate alle prime ore di ieri, tra le 3 e le 4. Dentro al veicolo sitrovavano undici persone. In tre non sono riuscite a fuggire e sono morte sulcolpo: sono la ventenne Elisabeth e le sorelline Francesca e Angelica, di 8 e 4anni. La scala mobile è quella del centro commerciale Primavera. È una speciedi varco postmoderno tra due luoghi del Novecento romano.
I gradini semoventi seguono curiosamente la linea discendenteche tracciano i palazzoni del Casilino 23, disegnati negli anni Sessanta dalmaestro Ludovico Quaroni. Da qui affondano dentro il cemento, passano in mezzoa supermercati e negozi in franchising e infine conducono ad una porta a vetriscorrevole che sbuca in un altro pezzo di mondo.
È il sobborgo di Roma sud-est, dove assieme al Forte Prenestino,il centro sociale occupato più vecchio di Roma e più grande d’Europa, tra millecontraddizioni prosperano aperitivi vegani, tacos take away e spritz a buonmercato.
La casa itinerante degli Halilovic non staziona qui in modopermanente. Probabilmente la famiglia va e viene, per non dare nell’occhio eper non essere cacciata dalla vigilanza del centro commerciale. Pare proprioche dal furgone attrezzato avessero gettato gli ormeggi poche ore prima dellastrage. Virginia Raggi arriva verso le 10 del mattino. I curiosi, non tanti,scuotono la testa di fronte alle lamiere fumanti. «La morte di una ragazza e didue bambine è un dolore per tutta la città», dice la sindaca. Una signoraripete il mantra del razzismo medio, quello che circola nei preserali indiretta dal paese che odia: «Ormai sono troppi…». Ma viene smentita da unanziano di passaggio: «Se non sai cos’è la fame non ti permettere di giudicarequesta gente».
Le panchine in mezzo al verde, ad abbellire il parcheggio delrogo, sono da qualche tempo luogo di ritrovo di comitive di giovanissimi, tradi loro c’è qualcuno suggestionato dai simboli dell’estrema destra. Ma nessunopensa veramente che qui siano capaci di tanto. Le prime ore lasciano spazio aqualche indiscrezione proveniente dai vigili del fuoco: «Quando le fiammedivampano così velocemente è difficile pensare all’evento colposo»,profetizzano ufficiosamente basandosi sulla loro esperienza.
Poi arriva, avvolta nel silenzio sotto il sole, la macchinadella polizia scientifica. Il trolley dell’attrezzatura tecnica che scivolasulla strada precede la prima ammissione: c’è del liquido attorno al rudere delveicolo e quel che ne rimane letteralmente viene portato via raccogliendo lacenere con la paletta. È un attentato. Una cosa che pare troppo grande a ancheper Centocelle, per la sua gente che ne ha viste tante e che mostra la pazienzastoica dei quartieri popolari.
Qualcuno adesso dice che sì, già una roulotte era stataincendiata qualche settimane fa. E pare che il capofamiglia, Romano Halilovic,avesse litigato con parte della comunità che risiede tra il campo di Salviati equello de La Barbuta, che fosse stato allontanato dagli insediamentiattrezzati. Il campo più vicino è quello di via dei Gordiani, dove vivonoalcuni parenti di Romano e da dove non si esita a dire di non avere nessuncontatto recente con gli Halilovic.
Lui viene descritto con un certo timore come un omone,personaggio che si è fatto molti nemici e non avrebbe una storia limpidissima.La rivelazione successiva è, se possibile, ancora più agghiacciante: c’è unascena ripresa dalle telecamere del centro commerciale, si vede una bottigliaincendiaria che colpisce la parte anteriore del camper. La Procura di Romaprocede per i reati di incendio doloso e omicidio volontario, al momento controignoti.
Tutta la politica, fino al Quirinale, chiede che venga fattachiarezza e giustizia. Papa Bergoglio manda un cenno di solidarietà con levittime. Le associazioni, dalla Caritas alla Croce rossa fino ad AmnestyInternational, sottolineano come questa strage, comunque la si voglia vedere, èfiglia del vuoto di diritti e dell’abbandono di pezzi di popolazione. I campirom regolari a Roma sono sette, ma proprio la mancanza di politiche diintegrazione favorisce la nascita di baraccopoli spontanee e temporanee. Inserata il Pd locale consegna una corona di fiori, mentre un gruppo difemministe del quartiere convoca proprio in viale della Primavera un presidiodi solidarietà e protesta.
Nelle immagini, fanno sapere dalla procura, si vede un uomo chelancia un ordigno artigianale, per di più il killer agisce a volto scoperto, inun luogo notoriamente tenuto sotto l’occhio di teleobiettivi della sorveglianzadel centro commerciale. Il gesto di un balordo, il salto di qualità di unmovimento razzista o una faida tra clan o qualche conto da regolare con unosgarbo finito in tragedia?
Nel pomeriggio di questa calda giornata, la scala mobile checollega tra mondi di Centocelle conduce ad un altro varco: il parcheggio delrogo diventa una piazza, un luogo di incontro per centinaia di cittadini solidalie militanti antirazzisti. È il momento della discussione collettiva e delloscambio di informazioni, ci si chiede con sgomento come si sia potuto arrivarecosì in basso. Più di una persona punta il dito contro le ricette dell’odio checircolano ogni sera in televisione: «I rom sempre al centro dell’attenzione,capri espiatori e nemici pubblici da combattere». Dalla questura fanno sapere:«Il movente non è razziale». Lo striscione bianco, scritto al volo e appesosulle ringhiere del parcheggio di via Guattari dice con semplicità quello chepensano in tanti: «Sono morti del quartiere».
UNA MORTE DA STIGMA SOCIALE
di Tommaso DI Francesco
Mentre scriviamo l’unica certezza è che le povere vite di unaragazza e di due bambine, le sorelle Elisabeth, Francesca e Angelica Halinovic,sono ormai cenere. Unico residuo delle loro esistenze bruciate nel camperincendiato nella zona di Centocelle dove vivevano con la loro famiglia compostadai genitori e da ben 11 figli. Troppo presto per capire il movente di questoomicidio, commesso con il lancio di una molotov e però davanti ad un centrocommerciale munito di videotelecamere.
Troppo presto – e già gli inquirenti lo escludono – per dire cheil criminale sia stato mosso dall’odio xenofobo per i rom, tanto da farericorso ad un rituale plateale quanto sprovveduto; oppure se si tratta di unbalordo mosso da risentimento o vendetta magari all’interno della stessacomunità rom, perché la famiglia delle ragazze uccise denuncia di essere stataintimidita. Certo non è lo stesso episodio di soli sei anni fa quando sempre aRoma, a Tor Fiscale, morirono quattro bambini in un rogo dentro un campo Rom,provocato da una stufetta.
Ma sono troppi ormai gli «incidenti», una vera litania, che cicostringono a commentare queste morti nei luoghi della esclusione sociale chequalcuno preferisce definire – ieri le agenzie italiane lo ripetevano –«ambienti nomadi».
Costringete alla chiusura e ghettizzazione un gruppo sociale cheavete etichettato come diverso, sporco, dedito al furto, quasi etnicamenteconnotato per il malaffare; obbligatelo alla promiscuità interna senzacollegamenti con il mondo esterno, alla marginalità. Ecco che questo stigmasociale diventerà esso stesso la motivazione del misfatto che si consuma. Èquello che accade ai Rom in tutta Europa. Come dimenticare che l’ex premierfrancese Valls aveva costruito la sua fortuna elettorale pochi anni fa sullacacciata da Parigi dei Rom. Una fenomenologia europea che rappresenta uno deisegnali, per tutti, della mancata integrazione sociale. Perché i rom sono staticacciati dai luoghi d’insediamento storico, Slovacchia, Repubblica ceca,Bulgaria, ex Jugoslavia.
E, pur non avendo mai fatto guerra a nessuno, sono staticostretti di nuovo alla fuga per salvarsi, a quel «nomadismo» chelombrosianamente i luoghi comuni della xenofobia vogliono ogni voltaattribuirgli, come fosse una «caratteristica» stampata sulla loro pelle e nelloro sangue.
Non è così invece. Alla loro stanzialità e sicurezza essiattendono ogni giorno, relegati però nei «campi», nella «emergenza» dellenostre società. Il progetto d’integrazione abitativa e prima ancora lascolarizzazione dei bambini rom, dovrebbero appartenere ad un programmaprogressista di svolta negli insediamenti urbani e in tutta Italia. Non è così.Anzi, spesso è proprio il contrario, con gli ultimi «nostrani» che sirivoltano, aizzati dall’estrema destra razzista, a ricacciare i nuovi esclusiancora più sotto. Poco prima o appena dopo i rifiuti urbani, la monnezza.
La retorica dunque non serve, né è utile rinnovare gli stessi,improduttivi interventi fin qui realizzati. Occorre anche una rivoluzioneculturale. Pensate che effetto farebbe – proponeva Leonardo Piasere nel suorecente e bel saggio «L’antiziganismo» – se mettessimo la parola «ebreo» alposto delle parole «zingaro» «rom» o «nomade», e per un popolo che ha subìtocon il Porajimos lo stesso sterminio nazista. Che effetto farebbe dunque sentirparlare di «Piano ebrei», del «Centro raccolta ebrei» e del «vilaggioattrezzato per ebrei».
Serve, com’è accaduto ieri a Centocelle, vicino Via Gordiani –in una zona a memoria almeno «pasoliniana», che lavora ed è attivasull’integrazione – la reazione emotiva e politica degli abitanti che hannovisto consumarsi la tragedia vicino casa, sotto le loro finestre.
Portano in tanti bigliettini e lettere di commiato e di dolore;e hanno scritto uno striscione, forse tardivo, ma vero e necessario: «Sonomorti del quartiere».

LA SICUREZZA CHE NON C’È
PER LE FAMIGLIE ROM E SINTI ITALIANE
«Rapporto 2016 dell'Associazione 21 Luglio . Elencoparziale degli episodi violenti durante lo scorso anno sul territorio nazionale»
Lasicurezza prima di tutto. In effetti è un tema che riguarda molto da vicino lefamiglie Rom che la vulgata comune vorrebbe nomadi ma che invece per la maggiorparte sono costrette a vivere nei campi o in condizioni ancora più precarie.Basti pensare ai tanti episodi violenti che hanno avuto come bersaglio Rom eSinti. L’elenco che segue, relativo all’anno 2016, non è esaustivo ed è trattodal rapporto annuale dell’Associazione 21 luglio. «Nella maggior parte dei casile indagini per individuare i responsabili sono ancora in corso e daglielementi a disposizione non è possibile definire con certezza questi episodicome crimini d’odio», si legge nel rapporto 2016.
•9 febbraio 2016 – Nel pomeriggio una roulotte prende fuoco nel parcheggiodell’insediamento Rom di via Dozza a Bologna. I pompieri e la poliziamunicipale sospettano si tratti di un incendio doloso.
•11 febbraio 2016 – Un gruppo di 10 Rom riporta ad Associazione 21 luglio che leloro abitazioni in un insediamento spontaneo in un quartiere di Roma nord sonostate vandalizzate e parzialmente distrutte in loro assenza nel corso dellamattinata. Due testimoni, operai edili impiegati presso un cantiere nei pressidell’insediamento, intervistati da Associazione 21 luglio riportano di avervisto personale della polizia municipale muoversi tra le abitazioni di fortunaintorno alle ore 9.30. La stessa mattina la polizia municipale aveva sgomberatoun altro insediamento spontaneo a 250 metri di distanza. Le autorità di Romarispondono a una richiesta di informazioni da parte di Associazione 21 luglioche non risulta alcun coinvolgimento di personale della polizia municipale nelpresunto atto vandalico. Le famiglie Rom sono intimorite e non presentanodenuncia.
•3 aprile 2016 – Alla fine di un incontro di calcio, a Roma un gruppo di ultrastenta di assalire un insediamento spontaneo di Rom nelle vicinanze. La poliziaprotegge gli abitanti.
•25 aprile 2016 – Il giorno della Liberazione una delegazione della Lega Nordvandalizza le unità abitative ormai vuote dell’insediamento di via Idro aMilano. Un rappresentante del partito, Samuele Piscina, riferisce ai media:«Siamo andati al campo Rom di via Idro per cominciare la “demolizione” dellebaracche abusive, mentre la sinistra tergiversa, forse attendendo che glizingari si ristabiliscano in massa».
•28 aprile 2016 – Durante la notte vengono lanciate tre bombe carta verso uninsediamento spontaneo di Rom in un quartiere di Roma nord, gli aggressorifuggono in auto. Una donna cittadina romena rimane ferita e viene portata inospedale. La polizia avvia le indagini e arresta il conducente della vettura lamattina seguente, contestando il reato di lesioni personali aggravate dadiscriminazione razziale.
•4 giugno 2016 – A Mugnano (NA), sulla facciata dell’abitazione del sig.Imbimbo, assessore per la cultura e l’educazione del comune, compare la scritta«Imbimbo rom». L’assessore definisce l’episodio «un tentativo fallito diintimidazione razzista».
•5 giugno 2016 – A Samassi (CA) nel corso della notte alcuni colpi di fucileraggiungono l’abitazione occupata da una famiglia rom, la loro automobile vienedata alle fiamme. Nessuno risulta ferito, si registrano danni alle proprietà. ICarabinieri avviano le indagini.
•23 luglio 2016 – un bambino rom viene lievemente ferito da munizioni da cacciamentre gioca all’aperto a Marcon (Ve). La polizia avvia le indagini.
•18 luglio e 29 agosto 2016 – Un insediamento spontaneo di rom viene dato allefiamme ad Afragola (NA). Gli abitanti riportano di aver visto un uomo con un’automobilegrigia avviare il rogo. La polizia avvia le indagini, ma non viene offertaalcuna alternativa abitativa alle persone, molte delle quali hannocompletamente perso la loro abitazione. Il 29 agosto l’insediamento vienenuovamente dato alle fiamme.
•3ottobre 2016 – A Scampia (NA) alcune persone, identificate nel mese di dicembre2016 a seguito di indagini da parte della Polizia, assaltano l’insediamento romdi via Cupa Perillo distruggendo con bastoni le vetrate di alcune baracche, deifurgoni e delle auto ed esplodono un colpo di pistola in aria.
•9 ottobre 2016 – A Schio (VI) nella mattinata una roulotte abitata da unafamiglia rom prende fuoco. Le autorità locali sospettano si tratti di unepisodio doloso.
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