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Che cosa intendiamo per “sistema delle qualità”



Affrontare il tema, apparentemente solo tecnico, della riorganizzazione spaziale e organizzativa degli spazi pubblici e delle attrezzature collettive, e quello - al primo strettamente connesso - della ridefinizione del sistema della mobilità, può giovare a far comprendere che è possibile restituire alla città la sua dimensione sociale. Può essere modo concreto, di rapido impatto, per ritrovare un collegamento con le esigenze della società, per ridare espressione alle sue speranze. Porrei in questa prospettiva la proposta, che in alcuni recenti piani comunali si è cercato di costruire, della definizione e realizzazione di un “sistema delle qualità” .

La proposta di formare un “sistema delle qualità” esprime l’intenzione di rovesciare il modo ormai divenuto usuale di considerare la città (un aggregato di case collegate da strade percorse da automobili), e di guardarla e organizzarla invece a partire dal pubblico e dal pedonale e dal vuoto e dal verde, anziché dall’individuale e dall’automobilistico e dal costruito e dall’asfaltato. Di guardarla e organizzarla in funzione della cittadina e del cittadino che vogliano raggiungere, attraverso percorsi protetti e piacevoli, a piedi o con la carrozzina o in bicicletta, i luoghi dedicati alla ricreazione e alla ricostituzione psico-fisica, quelli finalizzati al consumo comune (dell’istruzione, della cultura, dell’incontro e dello scambio, della sanità e del servizio sociale, del culto, dell’amministrazione e della giustizia e così via).

Il tentativo è insomma quello di progettare e realizzare un “sistema” costituito dall’insieme delle aree qualificanti la città in termini ambientali, storici, sociali (le aree e gli elementi a prevalente connotazione naturalistica, il centro antico e le altre testimonianze ed emergenze storiche, le attrezzature e gli altri luoghi destinati alla fruizione sociale), collegandole fra loro sia - dove possibile - attraverso la contiguità fisica sia attraverso una riorganizzazione del sistema della mobilità: una riorganizzazione che privilegi gli spostamenti a piedi e in bicicletta lungo itinerari interessanti e piacevoli, realizzati, ove necessario, attraverso la formazione di infrastrutture complesse (strada carrabile più itinerario ciclabile e pedonale alberato protetto) ottenute ristrutturando le strade esistenti, nonché, ove possibile, creando nuovi percorsi alternativi interamente dedicati alla mobilità ciclabile e pedonale e indipendenti dalla mobilità meccanizzata.

Non si tratta di una proposta rivoluzionaria, ma semplicemente di orientare la progettazione urbana verso obiettivi concretamente raggiungibili, socialmente avvertibili e capaci di proporre un recupero delle caratteristiche peculiari della città.

Lo ha proposto anche l’associazione internazionale Europa Nostra:

"Tutte le recenti esperienze di pianificazione e di progettazione urbana indicano la necessità di vedere gli spazi pubblici e gli spazi versi adoperati per la riocreazioner e la rigenerazione, i percorsi pedonali e ciclabili protetti, i luoghi eccellenti della memoria del territorio come elementi che devono essere composti in un sistema, una rete: una rete verde per qualificare e per legare , le differenti parti della città, e la città alla campagna".

In una simile logica, in una logica di sistema e di rete, si supera realmente il limite meramente qualitativo nell’ambito del quale la questione degli spazi pubblici è stata avviata a soluzione con l’introduzione degli standard urbanistici . Lo si supera, anziché semplicemente negarlo, come con preoccupante frequenza si sente proporre.



l sistema delle qualità di Sesto Fiorentino



Anche una città di recente formazione, come quella di Sesto, è ricca di storia. La trama degli edifici e dei percorsi storici, i nuclei rurali originali, ciascuno con la propria piazza, la chiesa e con la casa del popolo poste al centro, costituiscono i nodi principali della rete degli spazi pubblici. Anche la natura, sia pure assai sacrificata dalle esigenze abitative e produttive che si concentrano in città, è comunque presente: corsi d’acqua, lembi del paesaggio agrario, aree verdi di grande respiro sono distribuite all’interno del perimetro urbano, delimitato a monte dagli ulivi e dai boschi di Monte Morello e a sud dall’area agricola della Piana.

La trama diffusa è costituita dalle aree pubbliche e di uso pubblico che sono state acquisite attraverso un’oculata gestione urbanistica durata oltre un secolo, dal primo piano regolatore che prevedeva l’acquisizione del terreno per la sede del nuovo municipio, ad oggi. Una dotazione ampia e ricca, che significa, per i cittadini sestesi, la possibilità di usufruire di scuole, giardini, spazi culturali, uffici amministrativi.

Anello mancante di questo sistema potenziale è costituito dai percorsi pedonali e ciclabili. Passeggiare per Sesto, oggi, non è sempre facile e ancora più complicato è muoversi in bicicletta. I percorsi casa-scuola e casa-giardino non sono sempre protetti dai rumori e dai pericoli del traffico e così, inevitabilmente, si utilizza l’automobile anche quando non sarebbe necessario. Il lavoro condotto si è pertanto incentrato su quest’ultimo aspetto.

Il sistema delle qualità si basa su tre percorsi principali “dal monte al piano”, che mirano a connettere le aree collinari e la pianura, attraverso i luoghi più significativi della città, connessi da percorsi protetti con cui costituiscono una rete continua.

Il primo percorso si origina a Querceto e, attraverso le aree verdi e gli spazi pubblici di Campo Sportivo si protende verso la ferrovia, lambendo l’area di trasformazione “Ginori”. Attraverso i sottopassi in corrispondenza della fermata ferroviaria del Neto è possibile superare la barriera costituita dai binari e giungere così a Padule, attraversando il nucleo centrale dell’Utoe di Padule (posto a cavallo di via Togliatti) e, lungo le aree verdi dei quartieri residenziali recenti, giungere fino al limite urbano costituito dall’asse stradale Mezzana-Perfetti-Ricasoli. Da lì prosegue nella direzione dell’Arno, immettendosi nel Parco della piana attraverso una delle sue “porte”.

Il secondo unisce tra loro le tre centralità più forti e riconoscibili della città: Colonnata, il centro storico vero e proprio e San Lorenzo. Il percorso parte dall’area della ex manifattura di Doccia (dove si prevede la collocazione di alcune attrezzature culturali di eccellenza) e incontra – connettendoli con il sistema di piazze e percorsi pedonali delle aree centrali – i parchi dell’Oliveta e del Comotto e, oltre la ferrovia, di San Lorenzo e del nuovo Cimitero.

Il terzo, infine, partendo da Quinto Alto attraversa le aree agricole poste a nord di via Sestese, nelle quali spicca l’emergenza della Mula, e, supera la barriera ferroviaria in corrispondenza della fermata di Zambra, laddove è prevista la connessione tra le aree di trasformazione “ex caserme” e “Nord-coop”. Di qui, attraverso il nuovo insediamento di via Pasolini, nel quale troveranno collocazioni anche una serie di spazi verdi e di attrezzature ricreative di rango urbano (piscina, campo di marte, ecc.) si riconnette all’Università che, in tal modo, torna ad essere una porzione di città, così come era stato ipotizzato in origine quando si decise di localizzarla nella piana di Sesto.

Come si è accennato, i tre percorsi del sistema delle qualità sono poi messi in rete attraverso la rete dei percorsi ciclabili – oggi pressoché assente – della quale si prospetta la progressiva realizzazione negli anni a venire. Tale rete si protende nella piana verso i comuni contermini (Calenzano, Campi, Signa e Firenze) e si connette alla rete dei sentieri che interessa la collina di Monte Morello.

Le politiche della sosta, gli interventi di riqualificazione dell’arredo urbano, la progettazione del verde e delle attrezzature, le opere da realizzare a carico dei privati che intervengono nelle aree non consolidate sono gli strumenti ai quali è affidata la progressiva realizzazione del sistema.





Come si realizza



La carta del sistema delle qualità nel piano strutturale non ha (né è utile che abbia) valenza normativa: essa serve a descrivere l’idea-guida che dovrà orientare le successive politiche dell’amministrazione. Il piano regolatore vincola l’amministrazione a perseguire gli obbiettivi e l’assetto di massima prefigurato nella carta del sistema delle qualità, ma lascia la necessaria libertà nella scelta degli strumenti e della definizione degli aspetti puntuali.

In parole semplici: la realizzazione di percorsi e spazi di sosta, l’eliminazione delle barriere architettoniche, il completamento della dotazione di verde e di attrezzature, la riqualificazione degli spazi storici e dei luoghi rappresentativi della memoria collettiva possono attingere canali di finanziamento e di progettazione assai diversi fra loro, prevedendo laddove opportuno il coinvolgimento dei privati.

Allo stesso modo, ciascuna trasformazione urbana di iniziativa privata è chiamata a fornire un contributo specifico, in aree e attrezzature o monetario, valutato a partire dalla carta del sistema delle qualità, in modo che il sistema vada a costituirsi nel tempo, tassello dopo tassello.

Progettazione di opere pubbliche, promozione di piani e progetti per l’ambiente e per la mobilità, politiche sociali, istruttorie e convenzionamento dei piani attuativi sono i numerosi fronti aperti.

Appare evidente che – prima di tutto – serve la condivisione da parte degli amministratori e dei tecnici dei diversi settori coinvolti. Ancora una volta, perciò, è la positiva combinazione di solide strutture tecniche (in primis l’ufficio di piano e il suo dirigente) e di volontà politiche a fornire il necessario combustibile alle intuizioni degli urbanisti.

Nessuno si illude che ciò sia facile da ottenere, tuttavia i primi passi sono già compiuti, e le prime realizzazioni lasciano ben sperare.

Nel silenzio assoluto della stampa (con l’eccezione del Sole 24 Ore) e nel balbettio penoso dell’opposizione, la Camera dei Deputati ha approvato la cosiddetta legge Lupi sul “governo del territorio”. Già da quel che se ne sapeva era giustificato il più vivo allarme (si veda, per una documentazione completa e continuamente aggiornata, il sito di E. Salzano, www.eddyburg.it, insieme all’altro ugualmente benemerito www.patrimoniosos.it). Ma una lettura attenta del testo appena votato lascia senza parole. Non mi riferisco tanto alle prevedibili goffaggini degli articoli “ideologici”, come l’art. 2, dove vengono chiariti gli obiettivi di tale “governo”, vale a dire prima di tutto lo “sviluppo” del territorio e, “altresì” (!), “l’urbanistica, l’edilizia, l’insieme dei programmi infrastrutturali, la difesa del suolo, la tutela del paesaggio e delle bellezze naturali, la tutela della concorrenza”, ecc. E nemmeno alle continue manifestazioni di barbarie giuridica, come quando per es. (art. 4) si prevede la possibilità per lo stato di definire “prioritariamente attraverso gli strumenti di programmazione negoziata” interventi di riqualificazione delle aree depresse (evidentemente in deroga alla pianificazione ordinaria, i famosi “accordi di programma”, i “poli turistici” e simili porcate). O si veda il combinato disposto, micidiale, degli art. 6 comma 5 (destinazione d’uso) e 9 comma 3 (perequazione, la quale tuttavia si attua “indipendentemente dalla specifica destinazione d’uso”). Come sempre, la parte più insidiosa è la meno visibile, mi riferisco al lungo elenco di articoli abrogati della Legge Urbanistica, quella vera: si va dai contenuti del Prg (art. 7) alle modalità di pubblicazione (art. 9), al venir meno della competenza dei consigli comunali nell’approvare i piani di lottizzazione, agli standard urbanistici. Un disastro. E del resto, cosa aspettarsi dal governo di un tizio che si è arricchito riciclando denaro in speculazioni edilizie, girando “con l’assegno in bocca” e comprandosi i permessi e le licenze?

Basta, io non sono addetto ai lavori, non ne capisco, e va bene. Ma dove diamine sono andati a finire gli addetti ai lavori? Se ancora ce n’è qualcuno in giro, che si faccia vivo, questo è il momento. Non importa se scrivendo un articolo o andando davanti al Senato con un cartello in mano. Forse prima dell’approvazione definitiva si può ancora salvare qualcosa.

Gli articoli che seguono aprono, dopo alcuni di contenuto strettamente formale, le norme del Piano strutturale, adottato dal Comune di Sesto Fiorentino nel 2003 e approvato nel 2004. Erano stati scritti in funzione di una discussione ampia tra la popolazione. Il Piano strutturale, e il successivo Regolamento urbanistico (in corso d’approvazione definitiva), sono stati redatti dall’Ufficio comunale diretto da Graziella Beni, coadiuvato da alcuni consulenti sia generali (E. Salzano, M. Baioni) sia specialistici (A. Drufuca, A. Chiti Batelli – Soc. Nemo, IRPET, M. Preite, E. Paris, E. e R. Neroni – Soc. Geoeco, A. Braschi, P. Nicoletti – Ist. Ambiente Italia, L. Ballerini, Museo Fiorentino di Preistoria P. Graziosi)

Articolo 4

Città, società, territorio

1.La città, il territorio dal quale è nata e di cui essa fa parte, gli uomini e la società che la costruiscono, la abitano e la utilizzano, fanno parte di un unico sistema.

2.La pianificazione è finalizzata a garantire un rapporto equilibrato tra comunità e territorio, nel rispetto dei principi enunciati nel presente Statuto dei luoghi e nei limiti dettati dalle leggi vigenti.

Articolo 5

La tutela dell’ambiente

1.Si attribuisce priorità logica e culturale alla tutela dell’integrità fisica del territorio, intesa come preservazione da fenomeni di degrado e di alterazione irreversibile dei connotati materiali del sottosuolo, suolo, soprassuolo naturale, corpi idrici, atmosfera, considerati singolarmente e nel complesso, con particolare riferimento alle trasformazioni indotte dalle forme di insediamento dell’uomo.

2.In funzione di tale priorità il piano strutturale subordina le trasformazioni fisiche e funzionali del territorio a specifiche condizioni ed esplicita gli elementi da considerare per la valutazione degli effetti ambientali delle trasformazioni previste o prevedibili.

Articolo 6

I luoghi e la loro identità

1.Si riconosce che i diversi luoghi che compongono il territorio comunale possiedono ciascuno una specifica identità, derivata dalla loro “biografia” ovverosia dal modo in cui, nel tempo, gli abitanti e il territorio hanno interagito.

2.Il piano strutturale individua come “Unità territoriali organiche” gli ambiti all’interno dei quali possa essere formata o promossa o tutelata la formazione di comunità stabilmente legate al territorio e dotate di sufficienti dotazioni elementari e, sulla base di questo principio, determina l’organizzazione del territorio.

3.Il piano strutturale inoltre promuove la preservazione delle testimonianze materiali della storia, e la conservazione delle caratteristiche, strutturali e formali, che ne siano espressioni significative.

Articolo 7

Il territorio come patrimonio per domani

1.Si riconosce la necessità e la responsabilità, nei confronti delle generazioni future, di non disperdere la straordinaria ricchezza e bellezza del territorio comunale così come ci sono state tramandate attraverso il secolare lavoro della natura e dell’uomo.

2.Il piano strutturale è volto prioritariamente, pertanto, al recupero e alla valorizzazione dell’esistente e, in armonia con i principi sanciti dalla legge urbanistica regionale, considera prioritariamente il riuso e la riorganizzazione degli insediamenti e delle infrastrutture esistenti rispetto ad ogni ulteriore consumo di suolo.

Articolo 8

La città e il territorio più vasto

1.Si riconosce l’appartenenza di Sesto Fiorentino ad un territorio più ampio di quello comunale e coincidente, a seconda degli aspetti considerati, con l’area della Piana, l’area metropolitana, la provincia, il bacino idrografico e la regione.

2.Sulla base di questo principio e del principio di sussidiarietà, il piano strutturale stabilisce, in accordo con le previsioni degli altri enti territoriali, la localizzazione e le forme d’uso degli elementi di rilevanza sovracomunale.

Articolo 9

La città come casa della società

1.Si riconosce la città come luogo di massima espressione della vita civile e della vita politica nel quale la convivenza sociale facilita l’esercizio attivo dei diritti individuali.

2.Il presente piano è volto pertanto a favorire la convivenza sociale attraverso:

- un sistema di regole di uso del territorio che garantiscano la massima diffusione dei diritti primari di cittadinanza quali la salute, la mobilità, la libertà di cultura e di istruzione pubblica, la casa, la sicurezza sociale;

- una specifica attenzione agli spazi pubblici affinché siano resi attrattivi, sicuri e utilizzabili da tutti, con particolare attenzione per i cittadini più deboli come i bambini, gli anziani, i portatori d’handicap;

- la definizione di un assetto della mobilità che temperi l’esigenza di spostarsi con quella di garantire la salute e la sicurezza dei cittadini.

3.In particolare, il piano strutturale si pone l’obbiettivo specifico di formare un “sistema delle qualità”, organizzando la città e il territorio a partire dal pubblico e dal pedonale, in funzione della cittadina e del cittadino che vogliano raggiungere, attraverso percorsi protetti e piacevoli, i luoghi dedicati alla ricreazione e quelli finalizzati al consumo comune (dell’istruzione, della cultura, dell’incontro e dello scambio, della sanità e del servizio sociale, del culto, dell’amministrazione e della giustizia e così via).

Articolo 10

La città come costruzione collettiva

1.Si riconosce la necessità che i vantaggi derivanti ai singoli cittadini dalle trasformazioni urbanistiche siano temperati a favore della qualificazione complessiva della città (prevedendo la cessione di aree per le attrezzature o realizzandone alcune, compensando gli effetti sull’ambiente, e così via).

2.Il presente piano pertanto stabilisce quali prestazioni debbano essere richieste, nel complesso, alle trasformazioni urbanistiche, demandando agli strumenti attuativi il compito di definire nel dettaglio le modalità attraverso le quali garantirne il raggiungimento e i rapporti fra pubblico e privato.

Articolo 11

Lo strumento della pianificazione

1.Si riconosce l’istituto della pianificazione come lo strumento necessario per garantire la coerenza, nello spazio e nel tempo, dell’insieme delle trasformazioni del territorio, assicurando la trasparenza del procedimento di formazione delle scelte e la garanzia degli interessi collettivi coinvolti.

2.Il presente piano pertanto stabilisce i principi e le disposizioni ai quali si debbono conformare il regolamento urbanistico, i programmi integrati di intervento e ogni altro strumento di pianificazione territoriale e settoriale del comune.

Il comune di Sesto Fiorentino (49,03 kmq – 46.900 abitanti) è situato alle porte di Firenze, da cui dista 8 km. Sesto Fiorentino è uno dei centri principali della conurbazione fiorentina che dal capoluogo regionale si estende, senza rilevanti soluzioni di continuità, verso Prato e Pistoia.

Il comune è costituito da una porzione collinare di circa 30 kmq - corrispondente al versante sud del Monte Morello e alla testata della valle del Terzolle, piccolo affluente dell’Arno - e da una parte pianeggiante facente parte della Piana fiorentina, una conca formata dall’Arno.

Nella parte pianeggiante sono collocati:

- il capoluogo comunale, sorto lungo la strada pedemontana che congiunge Firenze a Prato e sviluppatosi a partire dalla seconda metà del 1800, in seguito all’insediamento dello stabilimento ceramico Ginori.

- l’area produttiva di Osmannoro, posta a cavallo del confine meridionale con il comune di Firenze, uno dei principali poli produttivi dell’area metropolitana.

Nelle pagine web del Comune di Sesto Fiorentino sono disponibili molte informazioni sul comune, sulla sua storia, sulle sue caratteristiche attuali.

Le date fondamentali

Il 20 dicembre 2000, con delibera del Consiglio comunale n. 126, ha preso avvio formalmente la formazione del piano strutturale.

Nel periodo compreso tra gennaio 2001 e novembre 2002 è stata svolta l’elaborazione tecnica del piano.

Nel periodo compreso tra dicembre 2002 e maggio 2003 è stata aperta una conferenza di pianificazione con la Provincia di Firenze e la Regione Toscana, conclusa con una intesa preliminare.

Il 10 luglio 2003, con la Delibera del Consiglio comunale n. 46, il piano è stato adottato e successivamente pubblicato in vista della presentazione delle osservazioni da parte dei cittadini.

Il 10 marzo 2004 è stata siglata una intesa formale con la Provincia di Firenze e la Regione Toscana relativa alla verifica di conformità dei contenuti del piano in relazione alle determinazioni delle leggi e dei piani territoriali.

Il 30 marzo 2004, con delibera del Consiglio comunale n. 18, sono state contro-dedotte le osservazioni presentate dai cittadini e il piano è stato approvato.

Il gruppo di lavoro

Il piano è stato redatto da un gruppo di lavoro coordinato da Edoardo Salzano con l’ausilio di Mauro Baioni.

E’ stato costituito un ufficio di piano diretto da Graziella Beni, dirigente del Comune di Sesto Fiorentino, con personale interno (Gianni Bartolini, Matilde Casciaro, Mila Scala) e collaboratori esterni Davide Martinucci, Francesca Materazzi).

L’amministrazione comunale di Sesto Fiorentino è stata retta, nel periodo di formazione del piano, da una maggioranza di centro-sinistra, guidata dal sindaco Andrea Barducci. Assessore all’urbanistica è stato Pietro Rubellini.

I documenti

Tutti i documenti sono consultabili e scaricabili dalle pagine del sito del comune dedicate al piano strutturale.

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