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Anche nel Veneto la truffa dei finti "stop al consumo di suolo". Promettono di arrestarlo quando non ci sarà più nulla da consumare. Nell'attesa, le deroghe sono più vaste delle limitazioni. E accrescono il peso delle aree già edificate da "rigenerare" con pingui premi di cubatura. Corriere del Veneto, 30 Maggio 2017

«Da oggi il Veneto entra nel club delle poche Regioni italiane che hanno una legge sul contenimento del consumo di suolo». Il presidente della seconda commissione Francesco Calzavara non nasconde la soddisfazione di aver portato ieri sera all’approvazione del consiglio dopo due anni di limatura e riscrittura, una maratona di tre sedute monotematiche e quasi trecento emendamenti la prima legge che rallenta la velocità con la quale negli ultimi venti anni sono cresciuti capannoni, strade, case, cave. Rallenta, non azzera, con l’obiettivo di arrivare al 2050 al consumo zero in linea con le direttive europee. Passata con 26 voti favorevoli della maggioranza e di Marino Zorzato (Ap), 13 contrari di Pd, Mdp, M5s e Cristina Guarda (lista Moretti), l’astensione di Lista Tosi e Andrea Bassi (Centrodestra Veneto) e Franco Ferrari (Moretti), la norma contingenta il consumo di terra e paesaggio veneti.

«Oggi è una giornata storica per il futuro del territorio veneto. Una legge di quelle che qualificano un’intera legislatura, che ho fortemente voluto - dice soddisfatto il presidente Luca Zaia -. Per primi in Italia abbiamo avuto il coraggio di affrontare una sfida delicata e difficile. Da oggi il Veneto fa da apripista dell’approccio a consumo zero nell’ambito della salvaguardia del territorio».

Il testo finale uscito dalla maratona di emendamenti mantiene fermi i capisaldi elencati all’articolo 3: si favoriscono le politiche agricole sostenibili, le azioni per il ripristino della naturalità, la demolizione degli edifici nelle zone a rischio idraulico, si incentiva il recupero e il riuso del già costruito. Il cuore della norma sta nell’articolo 4 che demanda alla giunta, entro sei mesi dalla pubblicazione della legge (ma l’orologio sarà fermato per acquisire i pareri della commissione), la quantità massima di consumo di suolo ammesso sulla base di indicazioni sul «consolidato» che dovranno fornire i Comuni e individua i criteri e gli obiettivi di recupero degli ambiti urbani di rigenerazione e quelli di individuazione degli interventi pubblici di interesse regionale. E pure, novità di ieri introdotta da un articolo 11 completamente riscritto dal relatore Calzavara, deciderà se i centri commerciali vanno costruiti in deroga o meno.

Le deroghe sono l’altra parte fondante della norma perché il consumo zero è l’orizzonte e invece l’obiettivo attuale è «avviare uno sviluppo edilizio a saldo zero, senza mortificare esigenze insediative legittime», ha spiegato a più riprese Silvia Rizzotto (lista Zaia), al duo Piero Ruzzante (Mdp) e Andrea Zanoni (Pd) che con gli altri dem Bruno Pigozzo e Stefano Fracasso ha sferrato una gragnuola di emendamenti sulle deroghe elencate dagli articoli 11 e 12. «Cave, grandi opere, autostrade, piano casa, capannoni, serre agroindustriali saranno attività in deroga sempre concesse - accusa Zanoni - Cambierei titolo in Legge-scudo per capannoni, autostrade, cave e grandi opere». Non rientrano, infatti negli interventi bloccati per evitare consumo di suolo opere come la Pedemontana. Ma anche nota Fracasso, tutti i project financing non ancora realizzati ma dichiarati di interesse pubblico dalla Regione nelle scorse legislature: Nogara Mare, sistema delle tangenziali venete, la Valsugana. «I grandi consumatori di suolo non dovranno preoccuparsi per questa legge», accusa.
Le deroghe valgono non solo per i piani attuativi, le intese, i permessi già rilasciati e avviati, ma anche per quelli in corso e futuri. «Ieri, oggi, domani», riassume Alessandro Montagnoli (Lega). «Una deroga per sempre, forever - sbotta Ruzzante - Il Veneto è la seconda regione in Italia per consumo di suolo, il 12,5%, e questa legge consentirà di edificare 90 milioni di metri cubi: una colata di cemento». Ha pure aggiunto che in queste settimane c’è la corsa a presentare progetti nei Comuni. La norma prevede che accedano alla deroga però, solo le richieste presentate con tutta la documentazione completa. «Troppa discrezionalità ai tecnici comunali - si rammarica Andrea Bassi, che ha costantemente cercato di orientare il testo a favore dell’edilizia in crisi - Interpreteranno nella maniera più restrittiva e invece di dare più lavoro ai progettisti, daremo lavoro agli avvocati». «Una legge che non raggiunge l’obiettivo e vanifica le premesse con le disposizioni transitorie e finali», conclude Manuel Brusco dal M5s.

Come si incentiva l'accoglienza turistica? In deroga ai piani, ovviamente. Così prevede una legge della Basilicata che consentirà a chiunque di aprire un albergo in centro storico, con e senza opere. La Gazzetta del Mezzogiorno, 24 aprile 2016 (m.b.)

Nessun vincolo. Si può mutare la destinazione d’uso di qualsiasi immobile legittimamente edificato. Che sia connesso o meno a alla realizzazione di opere edilizie, qualunque edificio del centro storico può essere trasformato in una struttura turistico-alberghiera. Lo stabilisce una legge della Regione. Spinto ai suoi limiti più estremi, è piuttosto il trionfo della deregulation. In inglese si dice così e da noi si ripete pari pari, forse anche per non farsi capire da tutti. Del resto, la traduzione in italiano non è il massimo. Si parla di deregolazione, oppure di deregolamentazione per indicare un processo vasto. Comporta l’allentamento dei controlli e delle restrizioni in economia come in urbanistica, con l’obiettivo di incoraggiare l’iniziativa, specialmente quella privata, confidando in una sorta di autoregolamentazione interna al sistema che promuove queste pratiche. Il dibattito, in realtà, va avanti da decenni ormai, perché spesso i mercati liberi da controlli hanno finito per rendere subalterno lo stato di diritto al mercato. Poche regole, significa anche far west. Con tanti saluti alla ricchezza del Bel Paese, faro di civiltà e attrattore da secoli dei visitatori del mondo intero, per ragioni storiche ben precise.

Basterebbe citare la prescrizione del poliedrico genio del Rinascimento italiano dal quale tutta la cultura urbanistica occidentale ha tratto nutrimento. Si trova nel De re aedificatoria, opera alla quale Leon Battista Alberti lavorò fino alla morte, nel 1472. Un trattato in cui, già nel Prologo, si sottolinea decisamente il legame tra attività progettuali, costruttive e convivenza civile: "a riunire e mantenere insieme gli esseri umani". Da allora, la ricerca di una finalità sociale e di un giustificazione morale è entrata nel centro dello statuto e della riflessione urbanistica in tutto il mondo.

Quanto però si coniuga a questa esigenza di convivenza civile la legge regionale n. 5 del 4 marzo 2016 - Collegato alla legge di stabilità regionale 2016, non è chiaro. Anzi, è possibile mutare giudizio leggendo attentamente i tre comma dell’articolo 39 della legge. Si occupa di «Norme in funzione di Matera Capitale della cultura 2019. Riuso e recupero del patrimonio edilizio esistente per stimolare l'accoglienza turistica». Ecco, nel dettaglio cosa dice: «1. La Regione, a seguito della designazione di Matera Capitale Europea della Cultura 2019, al fine di stimolare l'accoglienza turistica promuove iniziative di riuso e recupero del patrimonio edilizio esistente. 2. Per le finalità di cui al comma precedente, nei centri storici dei comuni del territorio regionale, è consentito il mutamento di destinazione d'uso di immobili legittimamente edificati, connesso o meno alla realizzazione di opere edilizie, da residenziale, direzionale o commerciale a turistico- alberghiera. 3. I comuni di cui al comma 2, entro il termine perentorio di 120 giorni dall'entrata in vigore dalla presente legge possono, con motivata deliberazione, individuare gli immobili per i quali le disposizioni di cui al presente articolo non trovano applicazione»

Bisogna incrociare le dita e confidare sull’espressione «motivata deliberazione». Gli appetiti, indotti da una falsa rappresentazione della città, purtroppo non mancano. Trascorsi 120 giorni dall'entrata in vigore della legge, quindi, sul patrimonio edilizio esistente nel centro storico si potrà realizzare qualsiasi cosa per l'accoglienza turistica, e non solo a Matera, città patrimonio mondiale dell’Unesco. Ecco perché gli anglofili parlano di deregulation, mentre gli italiani - una minoranza sempre più esigua in verità - continuano a dire, senza esagerare, che spesso dietro quel termine si nascondono barbarie contro la storia e la civiltà. A giusta ragione.

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