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Alex Zanotelli
Il Real albergo della dignità di Napoli
1 Giugno 2018
Napoli
Nigrizia, 31 Maggio 2018. Dopo anni di continue insistenze un comitato di cittadini è riuscito a ottenere la riutilizzazione per i senza tetto di una parte del monumentale Albergo dei poveri, realizzato nel 18° secolo .

Nigrizia, 31 Maggio 2018. Dopo anni di continue insistenze un comitato di cittadini è riuscito a ottenere la riutilizzazione per i senza tetto di una parte del monumentale Albergo dei poveri, realizzato nel 18° secolo .

L’edificio costruito a metà del Settecento, durante il regno di Carlo III di Borbone, per dare un tetto ai bisognosi, che arrivò a ospitare 8mila persone. Lo stabile è rimasto inutilizzato per lungo tempo finché, a fine 2015, la giunta del sindaco De Magistris ha deciso di ristrutturarne una parte e di realizzare un centro diurno per i senza fissa dimora. Una vicenda che si trascinava da una decina di anni e che si è concretizzata anche in virtù delle lotte di un comitato di cittadini che ha incalzato le istituzioni, prima la giunta Jervolino e poi quella dell’attuale sindaco.

Il comitato ha dovuto confrontarsi anche con le persone che vivono nell’area del Real albergo. Sobillati da Casa Pound e da altri gruppi di destra, gli abitanti si sono a lungo opposti all’apertura del centro diurno. La giustificazione di questa opposizione è che il Real albergo può diventare un polo di attrazione per i migranti. Il comitato ha fatto valere le proprie ragioni spiegando, dati alla mano, che i senza fissa dimora sono quasi tutti napoletani e che non si può ignorare questo fatto.

A Napoli vivono per la strada oltre 2mila persone che in buona parte dormono all’aperto e non hanno accesso a nessuno spazio dove poter usufruire di docce e servizi igienici. Certo ci sono gruppi di cittadini, alcune parrocchie, le piccole comunità cristiane che danno loro una mano, ma non basta.

Quello che il comitato ha sempre chiesto è che le istituzioni si dichiarassero interessate a riconoscere la dignità a queste persone. E si è arrivati al dunque qualche tempo fa con una delibera comunale che mette a disposizione 1500 m² del Real albergo per l’accoglienza diurna. Il comune ha investito un po’ di risorse e una parte del finanziamento dei lavori di ristrutturazione è arrivata, tramite la stipula di una convenzione, da Rotary International.

Oltre ai servizi di base, già funzionanti, i senza fissa dimora potranno a breve usufruire di un ambulatorio medico. Si vuole poi istituire un’anagrafe dei senza fissa dimora, sempre nella logica di considerare queste persone dei cittadini come tutti gli altri. Il comitato ha avuto modo di essere riconosciuto dal comune, con apposita delibera, come Comitato di programmazione, di verifica e di controllo del centro diurno.

Dunque il Real albergo deve diventare un luogo in cui si acquisisce e si esercita la dignità.

Lo abbiamo ribadito la sera dell’8 maggio in un momento di festa, allietato dal gruppo musicale “Madonna fate luce. Oratorio breve per la città di Napoli”, presenti anche il sindaco De Magistris, l’assessore ai beni comuni Carmine Piscopo e l’assessore alle politiche sociali Roberta Gaeta.

Nell’occasione ho voluto sottolineare che il comitato ha tanto lottato perché ritiene che questo centro diurno sia – come in effetti ora è – un atto politico. È il comune di Napoli che dà una risposta a un grosso problema. Non è un atto di carità. Spesso con i senza fissa dimora si va avanti con la carità, ma non è giusto. La politica, se vuole essere politica, deve considerare innanzitutto gli ultimi. Ed è bello che il comune abbia compiuto un altro passo in questa direzione.

Real albergo dei poveri

Realizzato dall’architetto Ferdinando Fuga, è il maggiore palazzo monumentale di Napoli e una delle più grandi costruzioni settecentesche d’Europa. L’opera è rimasta incompiuta per cui gli attuali 103.000 mq di superficie utile rappresentano solo un quinto del progetto originale. L’intento era di accogliere coloro che, anche se abili a lavoro, non avevano una casa né un lavoro stabile. Nonostante i buoni propositi, l’istituzione caritatevole era funzionale al bisogno di sicurezza urbana e divenne un vero e proprio carcere. Non a caso il popolo napoletano lo ha etichettato come “serraglio”, intendendo un luogo dal quale non è possibile uscire.

Articolo tratto dalla pagina qui raggiungibile
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