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Liliana Segre
Una commissione contro il razzismo
7 Maggio 2018
de homine
la Repubblica, 5 maggio 2018. Un fermo e sereno invito a contrastare l'odio in tutte le sue forme, da parte di una donna - giustamente nominata Senatrice a vita - che ne ha conosciuto gli effetti sui suoi cari e sul suo stesso corpo da bambina

la Repubblica,

Tra le cose giuste che ha fatto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella c’è indubbiamente la nomina di Liliana Segre a senatrice a vita. Poche persone hanno titoli così preziosi per essere membri del Senato. Liliana, di famiglia ebraica, fu vittima dell’odio razzista fin dall’età di 13 anni, quando fu rinchiusa dai nazisti nel campo di sterminio di Auschwitz, dopo l’assassinio dei suoi genitori e nonni. Porta ancora inciso sull’avambraccio il numero di matricola 75190. Sopravvisse allo sterminio e fu liberata dall’Armata rossa il 1° maggio 1945. Dei 776 bambini italiani di età inferiore ai 14 anni che furono deportati ad Auschwitz, Liliana fu tra i venticinque sopravvissuti. Dalla Liberazione ha studiato, lavorato e insegnato costantemente, anche a livello universitario, per mantener viva nei giovani la memoria dei crimini compiuti dall’odio razzista. Tra le sue recenti proposte, quella di istituire una “Commissione contro il razzismo, che di seguito è illustrata dalle sue stesse parole pronunciate a un incontro con i giovani (e.s.)

Cari ragazzi e ragazze della Nuova Europa, ci sono molti modi per impegnarsi, efficacemente, nella materia, enorme e delicata, della discriminazione, ed io non cerco scorciatoie. Per dirla con parole antiche (Giambattista Vico) i rischi di una deriva autoritaria sono sempre dietro l’angolo. Lui, l’autore dei corsi e ricorsi storici, aveva visto lungo. Arrivo subito al punto consegnando a voi, che siete su un’isola, un “messaggio in bottiglia”: il mio primo atto parlamentare.

Intendo infatti depositare nei prossimi giorni un disegno di legge che istituirà una Commissione parlamentare d’indirizzo e controllo sui fenomeni dell’intolleranza, razzismo, e istigazione all’odio sociale. Si tratta di raccogliere un invito del Consiglio d’Europa a tutti i paesi membri, ed il nostro Paese sarebbe il primo a produrre soluzioni e azioni efficaci per contrastare il cosiddetto hate speech.

Questo primo passo affianca la mozione che delibera, anche in questa legislatura ( la mia firma segue quella della collega Emma Bonino) la costituzione di una Commissione per la tutela e l’affermazione dei diritti umani. C’è poi il terzo anello del discorso, l’argomento che più mi sta a cuore e che coltivo con antica attitudine: l’insegnamento in tutte le scuole di ogni ordine e grado della storia del ‘900. In una recentissima intervista, la presidentessa dell’Anpi, Carla Nespolo, ha insistito sullo stesso punto: «La storia va insegnata ai ragazzi e alle ragazze perché raramente a scuola si arriva a studiare il Novecento e in particolare la seconda guerra mondiale. Ma soprattutto non si studia che cosa ha significato per interi popoli europei vivere sotto il giogo nazista e riconquistare poi la propria libertà». Ora che le carte sono in tavola rivolgo a voi un invito molto speciale.

Un appello per una rifondazione dell’Europa, minacciata da “autoritarismi e divisioni” che segnalano l’emergere di una sorta di “nuova guerra civile europea”.

Il vento che attraversa l’Europa non è inarrestabile. Riprendete in mano le carte che ci orientano, che sono poche ma buone: in quelle righe sono scolpiti i più alti principi della convivenza civile, spetta a voi battervi perché trovino applicazione: grazie alla nostra Costituzione (70 anni fa) siamo entrati nell’età dei diritti e gli articoli 2 e 3 della Carta sono lì a dimostrarlo, il passaporto per il futuro. La carta europea dei diritti fondamentali (che ha lo stesso valore dei trattati) è l’elevazione a potenza europea di questi principi, intrisi di libertà ed eguaglianza che abbiamo, orgogliosamente, contribuito a esportare. Se vogliamo impastare i numeri con la memoria direi che siamo passati, in un solo “interminabile” decennio, dalla difesa della razza (1938) alla difesa dei diritti (1948). Il futuro deve essere orientato diversamente nel solco dei diritti inalienabili ecco perché, concedetemi la citazione, a cinquant’anni dal suo assassinio, Martin Luther King diceva che occorre piantare il melo anche sotto le bombe.

È questo il momento giusto!

Articolo tratto dalla pagina qui raggiungibile

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