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Sandro Roggio
La sinistra sarda e l’urbanistica. Promemoria in 10 punti
19 Maggio 2018
Sinistra
il manifesto sardo, La Sardegna la regione italiane nelle quali è più facilmente leggibile il contrasto tra momenti di buongoverno e di malgoverno del territorio, entrambi nell'ambito di amministrazioni di uguale colore politico. Questione di persone, di culture, di eventi? Dieci punti su cui riflettere

il manifesto sardo,

1_La Sardegna tra gli scenari dello scontro tra aggressioni e difese di terre e paesaggi preziosi. Pure la sinistra sarda ha sottovalutato a lungo la questione, nonostante tutto, ad esempio l’art. 9 della Costituzione. Questo memorandum incompleto può servire ad orientarsi nella storia di un ritardo di cui si dovrebbe fare ammenda.

2_ Nel Pci sardo scarsa l’attenzione alla questione ambientale: in linea con quella di Botteghe Oscure. Prima di tutto il lavoro nel solco sviluppista, anche se qualcuno interpretava il messaggio sull’austerità di Berlinguer pure contro gli sprechi del suolo. Nelle Regioni rosse non mancavano esperienze di buona urbanistica. E tra i comunisti c’erano intellettuali in grado di orientare il confronto sull’argomento. Mai ascoltati con attenzione. Lo dice la condiscendenza verso l’abusivismo edilizio (più o meno) “di necessità” nel Mezzogiorno.

Luigi Cogodi

3_ La sinistra ha acquisito tardi l’idea del territorio bene da custodire per le generazioni future. In Sardegna una spinta in questa direzione grazie a Luigi Cogodi. Negli anni Ottanta le sue posizioni avevano determinato più di un cortocircuito nel Pci. Cogodi un contrattempo. Aveva suscitato aspettative di molti schierati contro le speculazioni nei litorali; e il suo dinamismo – da Assessore all’Urbanistica nel primo governo Melis – aveva contrariato il suo partito e gli alleati. Così il trasferimento all’Assessorato al Lavoro nella terza giunta Melis. Un messaggio agli estremisti nel percorso verso la legge urbanistica? Di sicuro una ferita mai risarcita.

4_ La fine del Pci non rafforzerà la minoritaria parte ambientalista del nuovo partito. Nonostante la svolta, dopo il 1989, lo facesse immaginare. Nel programma, la “riconversione ecologica dell’economia”, slogan solenne quanto aleatorio. Mentre in Europa soffiava il vento che in Germania aveva portato alla popolarità dei Verdi. L’idea di solidarietà ecologica e generazionale non era facile da acquisire. Nonostante le autorevoli dissertazioni di fine anni Ottanta, come l’enciclica di Giovanni Paolo II, le tesi di G.Harlem Brundtland, o le osservazioni sullo stato del pianeta di Lester Brown. Per i più distratti Chernobyl.

5_ Nel PDS non mancavano i bei discorsi sul pianeta da salvare. Ma l’impegno programmatico del partito era evasivo, specie nel Sud dove di rado si assumevano posizioni contro l’assalto a luoghi pregiati o si sollevavano dubbi su fabbriche inquinanti. Una sorpresa per la politica sarda che nei giornali nazionali si scrivesse sui rischi delle coste sarde. Un piccolo aiuto perché dopo un dibattito controverso, si approvasse, nel 1989, la prima legge urbanistica RAS.

Nello sfondo le previsioni dei comuni litoranei, 60-70 milioni di mc in riva al mare di cui aveva scritto Antonio Cederna su La Nuova Sardegna. Ma si tergiversava sull’istituzione del vincolo di inedificabilità nella fascia da 150m. a 300m. dal mare, accolta infine nella L. 23/1993 assieme alla disposizione nei PTP per dimezzare le volumetrie. Un passo avanti dopo anni di inascoltate sollecitazioni.

6_ La transizione PDS- DS, aveva comportato in Sardegna l’ingresso nel nuovo partito dell’intero gruppo dirigente exPsi. Pochi prevedevano che questa componente sarebbe stata decisiva nelle scelte di DS – PD specie sui temi dell’urbanistica.

Le idee dei nuovi aderenti molto lontane da quelle di chi aveva condiviso le battaglie di Cogodi. Indimenticabile il dissenso ai tempi del “governissimo” guidato da Cabras: quando, nel 1993, si concludeva, in modo controverso, l’iter della L.45/89. Nei Piani paesistici, cassati (grazie a Grig) per tradimento dei valori del paesaggio, tra regole accomodanti, vincoli ma con l’eccezione incorporata, deroghe col mirino. Gli “accordi di programma” incorporati nelle previsioni dei PTP. Il via al masterplan della Costa Smeralda, fortunatamente impedito per l’impegno di molti (essenziale, tra il 1994-99, l’opposizione di una pattuglia di consiglieri regionali di sinistra: tra i più resistenti G. Diana, P. Fois, GC Ghirra, PS Scano sostenuti dai più sensibili dirigenti di PDS-DS).

Renato Soru

7_ La comparsa di Soru, dopo alcuni anni di deplorevole inerzia dalla bocciatura dei PTP. Deciso a dotare la Sardegna del Ppr prima della approvazione del Codice BBCC. Detto fatto, nonostante le resistenze della coalizione, di chi avrebbe preferito l’immobilismo al Ppr “impiccio alla crescita dell’isola”. Altri hanno creduto al modello di sviluppo coerente con con la fragilità sei paesaggi sardi. Condiviso lo stop alle trasformazioni in una fascia più ampia dei 300 metri dal mare che ha reso il Ppr insopportabile ai palazzinari superattivi nel Tar ma senza successo. Memorabile il flop del referendum promosso da Pili nel 2008 per abrogare la Legge Salvacoste.

8_ Soru il contrattempo della politica sarda dopo la fine del Pci-PDS. Prevedibile che l’insofferenza verso Cogodi si sarebbe ripresentata nei confronti di qualunque leadership controcorrente su quel tema. Soru accolto controvoglia nella coalizione, con il retropensiero di arginarne le intemperanze. Lo scontro nel 2008: le dimissioni da presidente quando si decideva sull’estensione alle zone interne del Ppr e il suo rafforzamento con legge. Era nato il PD: poco propenso ad analizzare quella crisi. Nè Soru aveva sollecitato il chiarimento. Una tacita intesa, all’origine della confusione nella politica futura del centrosinistra destinata a somigliare a quella della destra. Penso alle titubanze dell’opposizione al piano-casa 2009 copyright Berlusconi. All’azzardo di Cappellacci per sostituire il Ppr con il Pps. Penso al piano-casa di Pigliaru nel clima del renzismo-SbloccaItalia molto distante dai valori della sinistra.

9_Pigliaru presidente: un compromesso dal contenuto incerto tra le varie anime del PD. Il ddl Erriu esito dell’ambiguità sulle cose da fare tra cui quelle impedite a Soru. Facile che nel disorientamento possa prevalere nel PD chi è più in grado di influenzare decisioni volta per volta. Che s’impongano le visioni di leader di lungo corso: tipo la pianificazione che ammette eccezioni decise dalla politica, come nel 1993/ come nel 2009. Mentre la smarrita base dem aspetta di vedere le mosse di Soru, il cui cauto disaccordo sembra troppo poco rispetto a quanto il ddl è nemico del Ppr.

10_ Contro il ddl la cangiante sinistra radicale si è espressa (con Rosso Mori e Possibile). E LeU? Si sa poco della posizione del M5S, salvo le dichiarazioni di qualche candidato in campagna elettorale contrario alle idee di Erriu -Pigliaru. M5S non destra-non sinistra ma votato da ex elettori del PD. Sconsigliabile non tenerne conto; dopo il 4 marzo la maggioranza al governo della Regione potrebbe essere minoranza nell’isola. Sarebbe un azzardo l’ approvazione di una legge tanto contrastata e forse incostituzionale. Squilibrante, tanto più nella condizione segnata dallo spopolamento, spia di una sofferenza territoriale che richiede un altro disegno.

Articolotratto dalla pagina qui raggiungibile

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