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Pierfrancesco Curzi
Retromarcia
8 Febbraio 2018
Articoli del 2018
il manifesto, il Fatto Quotidiano, 8 febbraio 2018. Articoli di Norma Rangeri, Pierfrancesco Curzi e Mario Di Vito. «In questa deriva fascistotide è netta l’impressione che manchi una risposta di forte contrasto». (m.p.r.)

il manifesto, il Fatto Quotidiano,

il

DESTRA IN PIAZZA

SINISTRA A CASA
di Norma Rangeri

Ad essere sinceri, la campagna elettorale non è entusiasmante né coinvolgente. Semmai, il contrario. Tuttavia qualcosa viene a galla in questi giorni, e risalta più che nel recente passato: è quella parte di Italia razzista, fascista e abusivista. Che viene sostenuta, esaltata, alimentata dal peggiore centrodestra degli ultimi anni. I suoi leader cercano di strappare voti, ma non agli avversari quanto agli alleati di coalizione, per guidare le danze dopo il 4 marzo.

L’appello all’abusivismo del pregiudicato (perché condannato fino in Cassazione per frode fiscale), Silvio Berlusconi, dà il tocco da maestro allo schieramento di un centrodestra che combatte la sua battaglia elettorale purtroppo dettando l’agenda. Questi campioni di un Italia nefasta, violenta, corrotta sono i portabandiera dei peggiori umori e «sentimenti» del belpaese.

I fascisti, o fascistelli, hanno ben rialzato la testa. Da qualche tempo a Ostia e in altri territori dove criminalità, violenza e degrado sociale sono dominanti. Ma i fatti di Macerata dimostrano che anche in situazioni meno marginalizzate, gli xenofobi di Salvini hanno tolto i freni e grufolano dentro la caccia all’immigrato.

Questa destra è la stessa che nei social, nella pancia della società incivile, ispira la persecuzione di una donna di sinistra – Laura Boldrini – diventata il bersaglio di uno stupro mediatico ormai quotidiano. La violenza è totalmente sdoganata sul piano del linguaggio, oltreché, purtroppo su quello della cronaca.

In questa deriva fascistotide è netta l’impressione che manchi una risposta di forte contrasto. Perché se di Macerata il leader a 5 Stelle preferisce «non strumentalizzare», sugli immigrati il governo – e quindi il Pd – non è stato capace di una risposta alta, non difensiva. Certo è che se Renzi dice «aiutiamoli a casa loro » e con il ministro Minniti che mette in pratica la linea del Nazareno, il leader del Pd non sa come distinguersi da Di Maio, Salvini e Berlusconi. E non lo fa nemmeno sulle vicende di Macerata, dove il «fronte democratico» si sfila dalla manifestazione in programma e, a cominciare dal sindaco piddino, obbedisce a Renzi che invita a starsene a casa. (Del resto nulla di nuovo. Ricordiamo quel che accadde con Veltroni ancora sindaco nel 207 prima della campagna elettorale che approderà nel 2008 con l’elezione della destra di Alemanno. Una donna fu uccisa da un rumeno e il governò varò un decreto ad hoc, incostituzionale, contro gli immigrati rumeni).

In questa situazione i 5Stelle stanno alla finestra, convinti di essere i vincitori morali della campagna elettorale se si confermeranno il primo partito. E se riusciranno a prendere una parte dei voti in libera uscita che, stando ai sondaggi, potrebbero essere proprio quelli del Pd. Sono diventati europeisti (una giravolta sorprendente), sull’immigrazione dicono le stesse cose di Minniti, e martellano sul reddito garantito.

Come risulta evidente, lo spazio per una campagna elettorale di sinistra, capace di battere un colpo e farsi sentire su temi che non siano la sicurezza, è ridotto. Se non era per i braccialetti di Amazon, il tema del lavoro non avrebbe bucato lo schermo negli ultimi giorni. Noi non siano la Germania, ma non sempre questo significa che sappiamo fare meglio. Il contratto dei metalmeccanici potrebbe essere un ottimo spunto per parlare di salario e orario di lavoro, della condizione sociale drammatica della disoccupazione, delle nuove povertà che hanno la brutta faccia della diseguaglianza.

Ma intanto l’Italia canta. Mancano nemmeno quattro settimane al voto e va in onda Sanremo che raccoglie il 52% dell’audience. In buona parte merito del ciclonico Fiorello che ha messo in scena il giochino del voto. Per chi votate?, ha chiesto alla platea il recordman di ascolti. Poi ha nominato il Pd, il centrodestra, i 5Stelle e «liberi e belli», ha detto scherzando con il pubblico. Una battuta per dire che nella cabina elettorale c’è un po’ di tutto. Grasso, il cui faccione di bell’uomo tranquillo spicca sui manifesti per strada, questa volta ha azzeccato la risposta: «Grazie Fiorello, vuol dire che oltre che liberi e uguali siamo anche belli». E speriamo che, prima e dopo il 4 marzo, siano anche forti.


il Fatto Quotidiano
MACERATA

PD E ANPI MOLLANO
E OGGI ARRIVA FORZA NUOVA
di Pierfrancesco Curzi
La manifestazione - Sinistra divisa, anche Cgil e Libera rinunciano a sfilare contro l’estrema destra. Ieri CasaPound in piazza con la scorta

Il magico mondo della sinistra italiana si è diviso sui fatti traumatici di Macerata. Il Pd, da Roma, ha spinto i suoi all’annullamento della grande manifestazione del popolo della sinistra, organizzata per sabato pomeriggio in citàà. A segno l’appello del sindaco di Macerata, Romano Carancini: “Ero fiducioso che le forze democratiche ed antifasciste – ha detto il primo cittadino Pd – avrebbero saputo ascoltare la voce della città. La sospensione dimostra la sensibilità verso una comunità che intende rialzarsi e tornare ad essere se stessa dopo le ferite subite. Fermarsi a respirare non significa rinunciare a combattere per i valori”.

Resta da capire di quale voce stia parlando Carancini, dietro al cui messaggio sembra esserci la regia di Matteo Renzi. Al sindaco l’ordinaria amministrazione, ai vertici, specie in una fase pre-elettorale, la strategia sul “caso Macerata”: il tiro al bersaglio con la pistola contro gli immigrati (sei feriti, uno più grave ma fuori pericolo) scatenato da un ex candidato leghista con tatuaggi neonazisti che voleva “vendicare” la 18enne Pamela Mastropietro, la cui morte è ancora un mistero mentre un pusher nigeriano resta in carcere per l’atroce vilipendio del suo cadavere, in mancanza di indizi precisi sull’omicidio.

La presa di posizione del Pd ha diviso il fronte della sinistra. Senza scalfire la controparte di destra, piuttosto estrema. Nessun divieto da parte della polizia. Ieri CasaPound, stasera Forza Nuova e la sua iniziativa: “Di immigrazione si muore”. Il Partito democratico si è portato dietro sigle, organizzazioni e movimenti, lasciando da sola la sinistra radicale e antagonista. Una spaccatura inattesa. La manifestazione di sabato resta in cartellone ma senza i vessilli di Pd, Cgil, Arci, Libera e soprattutto dell’Anpi, che martedì sera ospitava l’assemblea generale in vista di sabato. Liberi e uguali, dopo l’iniziale adesione, ne sta discutendo ma gli esponenti locali sono per rinunciare. Gli ambienti più a sinistra, tra anarchici, formazioni studentesche, autonomi e così via, la vedono così: “Eravamo stati chiari – dicono gli antagonisti –, niente vessilli di partito o di tendenza politica. Questa la spaccatura. Sembra che senza Pd, Cgil e associazioni collegate non si possa fare nulla, è l’esatto contrario. Loro non ci comandano, per questo abbiamo deciso di confermare la manifestazione, fissata per il primo pomeriggio a Macerata. Ci sono decine di pullman in arrivo dalle Marche e dal resto del Paese”.

All’assemblea dell’altra sera erano presenti i responsabili locali del Pd, tra cui il coordinatore regionale, Francesco Comi. Nella sede dell’Anpi anche i rappresentanti di Potere al Popolo: “Noi ci saremo sabato – precisa Maurizio Acerbo, leader di Rifondazione comunista e candidato del neonato movimento politico –. Dispiace apprendere che diverse sigle abbiamo deciso di non partecipare. Rinunciare significa darla vinta a chi vuole un clima di paura”.

Ieri, intanto, CasaPound ha svolto la sua iniziativa politica a Macerata, con tanto di corteo di un centinaio di persone blindato dalla polizia in assetto antisommossa, alla presenza del segretario nazionale, Simone Di Stefano: “Non sono a favore, ma di fronte a certi crimini efferati, come la morte di Pamela Mastropietro, la pena di morte potrebbe essere una liberazione”.

I fatti di Macerata suscitano reazioni diverse. Il vescovo della città, Nazzareno Marconi ha invitato tutti ad una preghiera, insieme alle comunità protestanti, ortodosse, islamiche ed ebraiche. A Roma invece, vicino al Colosseo, gli antagonisti hanno piazzato un manichino a testa in giù con una croce celtica e una scritta: “Minniti e fascisti la vostra strategia della tensione non passerà”. Ieri, forse anche per distinguersi dal Pd, il guardasigilli, Andrea Orlando, ha fatto visita ad alcuni degli africani feriti, uno dei quali, un ghanese ferito ad una gamba, è scappato dall’ospedale.

MACERATA
LA MANIFESTAZIONE NAZIONALE NON SI FARÀ
LO CHIEDE IL SINDACO
di Mario Di Vito
Retromarcia. Anpi, Arci, Cgil e Libera revocano la convocazione antifascista indetta per sabato. Il centro sociale Sisma: noi andremo in piazza. L’appello di Carancini per fermare i cortei in una città blindata tra comizi di Casapound e Forza Nuova. Il ministro Orlando in ospedale dalle vittime della sparatoria
Alla fine la Macerata antifascista scenderà in piazza comunque, sabato pomeriggio. La decisione è stata presa nel tardo pomeriggio di ieri, ai margini di una giornata segnata dalla clamorosa retromarcia di Cgil, Anpi, Arci e Libera, che invece hanno scelto di non aderire alla manifestazione nazionale contro il fascismo e i razzismo, convocata dal centro sociale Sisma in seguito alla sparatoria del 28enne militante della Lega Luca Traini, la settimana scorsa.

Il fronte si è spaccato nella serata di martedì, dopo l’ennesima assemblea. Le posizioni dei centri sociali e quelli delle associazioni e dei partiti, divisi soprattutto da questioni organizzative e di ‘paternità’ della piazza. La frattura sembrava tuttavia ancora sanabile, ma poi, ieri mattina, il sindaco Romano Carancini (Pd) ha sferrato quello che è da leggere come il colpo di grazia all’unità dei movimenti antifascisti. Da un post pubblicato sul proprio profilo di Facebook, il primo cittadino di Macerata ha infatti chiesto uno stop per tutte le manifestazioni, brandendo la retorica del «rischio di ritrovarsi dentro divisioni e possibili violenze che non vogliamo». Parole al vento se si considera che appena poche ore dopo il leader di Casapound Simone Di Stefano ha camminato in tutta tranquillità tra le vie del centro, chiedendo la pena di morte per chi ha fatto a pezzi la giovane Pamela Mastropietro. Lo scenario è stato piuttosto surreale, con una decina di ragazzi a fare da codazzo al proprio capo tribù, tra un turbinio di telecamere e di cronisti con il taccuino aperto. Nessun incidente, ma nemmeno particolare trasporto da parte della cittadinanza: va sempre ricordato, in fondo, che a Macerata non esistono sedi né di Casapound né di Forza Nuova.

Nemmeno un’ora e mezza dopo, Di Stefano era già ad Ancona, altra tappa marchigiana del suo tour elettorale. Il comizio è andato in scena nell’aula consiliare, con i rappresentanti di Casapound che, per accaparrarsela, hanno anche messo la firma in calce al regolamento comunale per quello spazio, che impone una dichiarazione di adesione ai dettami antifascisti della Costituzione. Almeno formalemente, si può dire che Casapound ha rinnegato il Ventennio, in nome della campagna elettorale. Qualche minuto prima gli antifascisti del centro sociale Asilo Politico avevano fatto un breve blitz nella sala, esponendo striscioni contro il fascismo.

Carancini, moderato per abito e vocazione, alfiere di Matteo Renzi che se l’è pure portato dietro a Roma alla presentazione dei candidati, si sforza ancora di descrivere la sua città come una tranquilla oasi di felicità – e la foto a margine del post, con una piazza della Libertà affollata per un grande aperitivo vorrebbe confermare queste intenzioni -, probabilmente nel tentativo di non sporcare troppo il buon nome di una Macerata candidata a diventare la capitale europea della cultura nel 2020, con la decisione che verrà presa nei prossimi giorni. La sparatoria di sabato scorso viene vista come cattiva pubblicità, con buona pace dei sei ragazzi feriti dalla follia fascista di Traini.

È così che i vertici nazionali di Cgil, Arci, Anpi e Libera si sono sfilati dal corteo in programma per sabato, con una presa d’atto dell’appello, «seppur tardivo», di Carancini. Per le quattro sigle firmatarie del comunicato di dissociazione dal corteo, comunque, l’appuntamento con la piazza è solo rimandato.

Il Sisma ha deciso di andare avanti lo stesso: appuntamento confermato per sabato. Le parole più dure sono riservate al sindaco Carancini, la cui presa di posizione viene bollata come «irricevibile» perché «pone sullo stesso piano le iniziative lanciate da quanti rivendicano l’attacco terroristico di sabato scorso e la grande manifestazione di condanna di quanto accaduto. Così facendo, cede e alimenta il clima di paura che vorrebbe tenere in ostaggio la città». Hanno confermato la loro presenza in città anche tante altre realtà, come Potere al Popolo e il Baobab di Roma, oltre a vari centri sociali da tutta l’Europa.

A Macerata, ieri mentre la partita politica si intrecciava, il ministro della Giustizia Andrea Orlando si è recato all’ospedale, dove sono ancora ricoverati due dei sei feriti di sabato scorso: il 20enne ghanese Wilson Kofi e la nigeriana Jennifer Otiotio, che però al momento del suo arrivo era in sala operatoria. «Credo sia giusto manifestare la nostra solidarietà a questi ragazzi colpiti solo per il colore della loro pelle – ha detto il ministro -. Un fascista ha infangato il tricolore, io come ministro devo difendere la nostra bandiera». A seguire, Orlando si è recato anche in tribunale, dove ha incontrato il procuratore Giovanni Giorgio e il presidente Gianfranco Coccioli.

Domani la sortita istituzionale proseguirà con una visita alla madre di Pamela Mastropietro.

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