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Luca Mercalli
Emergenza siccità
23 Giugno 2017
Clima e risorse
Cambiamenti climatici, sprechi e infrastrutture colabrodo: la mancanza d'acqua investe nuove aree del paese ed è sempre più in anticipo.

Cambiamenti climatici, sprechi e infrastrutture colabrodo: la mancanza d'acqua investe nuove aree del paese ed è sempre più in anticipo. Articoli di Andrea Giambartolomei e Luca Mercalli. il Fatto Quotidiano, 23 giugno 2017 (p.d.)

L’ITALIA ASSETATA
SPRECA E ORA E'
IN EMERGENZA
di Andrea Gianbartolomei
Dopo un inverno con poche precipitazioni c’era da aspettarlo. Fiumi e laghi hanno meno acqua del solito e, come se non bastasse, a mettere in ginocchio alcune aree e l’agricoltura si aggiungono i venti caldi che arrivano dal deserto africano. È allarme siccità in Italia e per questo ieri il Consiglio dei ministri ha dichiarato lo stato di emergenza nelle province di Parma e Piacenza, che riceveranno 8,65 milioni di euro e avranno alcune deroghe alle norme per assicurare la fornitura di acqua potabile alla popolazione. Sulla stessa linea si muove la Regione Sardegna, che ieri ha chiesto al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina di prendere provvedimenti anche per l’isola.
La siccità sta colpendo soprattutto “i bacini idrografici padano e delle Alpi orientali, nonché il lago di Bracciano nel Lazio e la Sardegna”, riferisce il ministero dell’Ambiente in una nota. Sarà monitorata la situazione del bacino dell’Adige, mentre sul bacino del Po i valori di portata sono nuovamente in calo. Sempre lungo il Po, all’altezza di Alessandria, i dati rivelano una situazione più grave. L’Arpa Piemonte, l’Agenzia regionale per la protezione ambientale, ha calcolato che il volume di acqua che passa ogni secondo all’idrometro di Isola Sant’Antonio (Alessandria) è sotto della media storica, quasi il 65 per cento in meno rispetto la media mensile del periodo 1995-2015. Anche le riserve idriche disponibili invasate risultano essere inferiori del 60 per cento rispetto alla capacità massima teorica complessiva. Di conseguenza, a Est di Alessandria, nella zona di Piacenza (dove il Po è sotto il livello medio di 1,5 metri), e poi di Parma, la situazione suscita una grande preoccupazione al punto di arrivare allo stato di emergenza. Le autobotti stanno già rifornendo di acqua potabile alcune zone, mentre la Coldiretti – che ha già stimato un miliardo di euro di danni a livello nazionale – sottolinea i rischi per questa zona dell’Emilia in cui si realizza il 35 per cento della produzione agricola nazionale, un quarto dei pomodori da conserva e molte eccellenze agroalimentari.
Non è l’unica zona a essere in allerta. Nell’Italia centrale “la situazione più delicata è certamente quella che coinvolge la città di Roma e i Comuni limitrofi, collegata, in particolare, con la condizione del lago di Bracciano”, continua la nota del ministero dell’Ambiente. Così nella Capitale la sindaca Virginia Raggi ha ordinato di limitare l’utilizzo di acqua nei giardini, orti e piscine e nel lavaggio delle auto per evitare sprechi.
Nel Lazio, per far fronte alla sofferenza idrica in alcuni Comuni, la Regione ha autorizzato un maggiore prelievo idrico alle sorgenti Pertuso. In Toscana, invece, è soprattutto il Grossetano a soffrire: nella piana è stata persa quasi la metà del raccolto di grano e senza piogge saranno a rischio pomodori, foraggi, viti e ulivi. Nonostante le difficoltà di molte aree, il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti si auto-elogia: “La situazione idrica nazionale e la gestione pro attiva che della stessa stanno facendo gli Osservatori distrettuali ci conferma, ancora una volta, la lungimiranza dell’azione intrapresa da questo ministero, che ha creato, in tempi record, su tutta Italia, tali Organismi di gestione partecipata delle risorse idriche”.
Non sono d’accordo molti ambientalisti. Ad esempio il coordinatore nazionale dei Verdi Angelo Bonelli ricorda i mancati investimenti nel miglioramento delle reti idriche: “28 milioni di metri cubi di acqua potabile che si perdono quotidianamente a causa principalmente della fatiscenza di acquedotti che, sommati, portano all’incredibile somma di oltre un miliardo di metri cubi all’anno dispersi”. La rete degli acquedotti è un colabrodo: va perso circa il 40 per cento di acqua e le perdite maggiori si hanno al Sud, sostiene l’Istat in un rapporto di poche settimane fa. Per adeguare la rete idrica ci vorrebbero cinque miliardi,stimava nel maggio 2016 Utilitalia, federazione delle imprese di acqua, energia, ambiente. La media di investimento, ha osservato l’organizzazione, è di 34 euro per abitante all’anno, contro una media europea che viaggia tra gli 80 e i 130 euro.

“SERVE UN PATTO MONDIALE,
MA PER TRUMP SONO FROTTOLE”
Andrea Gianbartolomei intervista Luca Mercalli
«I casi di siccità degli ultimi anni sono qualcosa di inedito, mai verificato nel passato”. Il meteorologo Luca Mercalli non è sorpreso ma “la situazione è grave».
Era prevedibile?
Sicuramente perché non c’è stata pioggia e neve durante l’inverno almeno nelle due zone critiche del Nord, che sono il Veneto e l’Emilia. Da un paio di mesi venivano previsti questi problemi.
C’era qualche modo per prevenire i disagi?
L’acqua se non c’è non si può creare. Le autorità del bacino del Po, allertate da tempo, avranno fatto le loro conferenze per decidere gli usi prioritari dell’acqua. Al di là di fogli e carte bollate, se l’acqua non c’è non può essere inventata.
E i ghiacciai montani non possono aiutare?
Di solito ci danno acqua nella seconda metà dell’estate. In genere nella prima parte dell’estate sono coperti da neve, che con queste temperature sta andando via molto rapidamente e mette a repentaglio il contributo dei ghiacciai. Invece sulle Dolomiti non è nevicato nell’inverno e la situazione è peggiore. Lì i ghiacciai cominciano a scoprirsi.
Si ritireranno ancora?
Quello accade tutti gli anni e un’ondata di calore come questa accelera un pochino il fenomeno.
Secondo lei si sta facendo dell’allarmismo sui media?
Penso che manchi un collegamento tra le emergenze come questa e il cambiamento del paradigma economico. Quando passa l’emergenza nessuno si dà da fare per dei cambiamenti strutturali. Bisognerebbe seguire quanto scritto dal Papa nell’enciclica Laudato si’o seguire l’accordo di Parigi, che per Trump sono tutte frottole.
Con questo caldo dovremmo rinunciare a ventilatori e condizionatori per rispettare l’ambiente?
Con questo caldo il condizionatore diventa una necessità. Quello che si può fare è l’isolamento termico alla casa, qualcosa di strutturale.
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