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Adriana Pollice
Provocazioni e minacce a Bagnoli
27 Luglio 2016
Napoli
Un bene pubblico da dismettere (si legga da svendere), trasformato da attivisti in "spazio di uso civico e collettivo", e adesso fagocitato dall'industria del fare

Un bene pubblico da dismettere (si legga da svendere), trasformato da attivisti in "spazio di uso civico e collettivo", e adesso fagocitato dall'industria del fare. Il manifesto, 27 luglio 2016 (p.d.)

Villa Medusa era il centro anziani del quartiere Bagnoli, a Napoli. Un privato l’aveva donata al comune proprio per questo scopo. Falegnameria, pittura, balli di gruppo, oltre 500 iscritti all’associazione, l’esperienza si interrompe nel 2007: alcuni locali vengono dichiarati inagibili, l’amministrazione non li mette a norma e chiude il centro. Nel 2012 finisce nei beni da dismettere ma nel 2013 gli attivisti di Bagnoli lo occupano dandogli nuova vita, con la manutenzione tornano le attività per anziani e nuove iniziative come la biblioteca, lo sportello per i disoccupati, la palestra, corsi di italiano per migranti, feste per bambini. Villa Medusa è tra i siti riconosciuti dal comune a giugno come «spazi divenuti di uso civico e collettivo». E’ anche uno dei luoghi dove gli abitanti si riuniscono per discutere della bonifica della zona, l’ex area industriale Italsider, contrari al commissariamento imposto dal governo e ai piani urbanistici sottratti alle sedi istituzionali e affidati, con lo Sblocca Italia, all’agenzia del governo Invitalia.
Lunedì pomeriggio una volante è arrivata all’ingresso della struttura e ha fermato due ragazzi. Avevano partecipato a un’assemblea e stavano andando a lavorare in una ditta di spedizioni: costretti a spogliarsi, vengono perquisiti. I compagni chiedono spiegazioni ma dalla volante parte una chiamata e in un attimo arrivano sette auto in appoggio. In sette vengono portati via e tenuti per quattro ore nella caserma Raniero, la stessa dove vennero fermati gli attivisti del Global Forum nel 2001. Sono stati rilasciati alle nove di sera con un verbale di fermo e una denuncia per violenza privata e minacce. I ragazzi descrivono l’accaduto come «una provocazione in un generale clima di intimidazione».

Da settimane si susseguono all’esterno di Villa Medusa posti di blocco con fermo e controllo dei documenti. Il 20 luglio gli attivisti, riuniti nella sigla Bagnoli libera, si sono presentati al convegno di Invitalia. Doveva essere, nelle dichiarazioni degli organizzatori, un appuntamento aperto alla cittadinanza ma si accedeva a inviti. La relazione introduttiva l’ha fatta Pietro Spirito, scelto da Invitalia come program manager del piano di rigenerazione urbana di Bagnoli-Coroglio, già manager di Atac Roma ai tempi di Alemanno, passato per la direzione dell’Interporto di Bologna e per incarichi alla Consob e alla Montedison. «Abbiamo contestato le ricostruzioni di Spirito sulle attività della cabina di regia del commissariamento – spiegano – . In particolare il piano finanziario per la bonifica, redatto prima di aver avuto i risultati della caratterizzazione dei suoli, e le gare d’appalto già svolte per la messa in sicurezza degli arenili nord (700mila euro). La stessa operazione di sostituzione della sabbia c’è già stata nel 2007 ed è stata vanificata dall’azione del mare, è servita solo ai gestori delle concessioni balneari per continuare la loro attività commerciale».

Renzi ha imposto il commissariamento e ha fatto di Bagnoli una delle sue bandiere in stile Expo, ma la cittadinanza si oppone da due anni ai piani del governo. «Abbiamo subito perquisizioni a casa – raccontano gli attivisti -, veniamo fermati per strada per controlli continui. Le volanti stazionano quasi sempre fuori Villa Medusa, un centro frequentato dai movimenti ma anche da anziani e bambini. Sperano di innervosire il quartiere e isolarci». Dalla scorsa settimana sono arrivate anche le intimidazioni: «Alcuni personaggi armati di sfollagente ci hanno minacciato. E’ evidente che la trasformazione di Bagnoli risveglia molti interessi».

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