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Vittorio Emiliani
Dopo la voragine sul Lungarno a Firenze: sottosuolo fragile e sfruttato
27 Maggio 2016
Firenze
«L'allarme rosso fatto suonare dalla voragine su Lungarno Torreggiani dovrebbe condurre alla revisione di una politica infrastrutturale in sotterranea che mette palesemente a rischio un centro storico già ipersfruttato.» Il Tirreno, 26 maggio 2016 (m.p.g.)

«L'allarme rosso fatto suonare dalla voragine su Lungarno Torreggiani dovrebbe condurre alla revisione di una politica infrastrutturale in sotterranea che mette palesemente a rischio un centro storico già ipersfruttato.» Il Tirreno, 26 maggio 2016 (m.p.g.)

Firenze crolla sul Lungarno, a pochi passi da Ponte Vecchio. Dicono che è tutta colpa di un grosso tubo dell'acquedotto: di ghisa e quindi vecchio, oppure di fabbricazione più recente? In ogni caso il risultato è impressionante. Ancor più impressionante però che appena due settimane fa un gruppo di intellettuali fiorentini - dall'architetto Giovanna Nicoletta Del Buono all'archeologa Lucia Lepore, allo storico Franco Cardini - abbiano sollecitato l'Unesco a inserire Firenze nell'elenco dei "siti in pericolo".

Del marzo del 2015 è un rapporto dettagliatissimo che costituisce un atto di accusa nei confronti delle ultime amministrazioni locali in specie della Giunta di Matteo Renzi. Responsabile a loro avviso di "opere infrastrutturali in atto e in progetto che interessavano tanto il sottosuolo che la superficie e snaturavano irreversibilmente interi quartieri": escavazione di 12 parcheggi sotterranei nel centro storico; metro-treno nel sottosuolo del cuore di Firenze (piazza Unità, Santa Croce, San Lorenzo,ecc.) e altre gallerie che sbarreranno la strada alle acque di falda e a torrenti dal corso poco conosciuto; infine lo stesso contestatissimo tunnel dell'Alta Velocità.

L'Unesco ha notificato al Comune di Firenze questi rischi. Risposta della Giunta Nardella: un Regolamento per la Tutela e il Decoro del Patrimonio Culturale del Centro Storico che però non si occupa di questioni strutturali bensì dei limiti (sempre benvenuti per carità) agli esercizi pubblici, alla mescita di bevande alcoliche, ecc. Nulla per la mappa dei rischi in una "città d'arte di una estrema fragilità. La sua fragilità è enorme perché interventi e manomissioni possono alterare straordinari e delicati equilibri". Come esordisce la relazione all'ultimo piano urbanistico.

Inascoltata evidentemente. I geologi sottolineano "l'incoerenza fisico-meccanica del sottosuolo fiorentino e la grande importanza del principale acquifero che si trova a 3-4-5 metri dal piano di campagna per quello che riguarda la stabilità delle fondazioni di tutti gli edifici di Firenze, ma anche dei grandi monumenti come la Cattedrale". Il vistoso crollo di ieri sul Lungarno più centrale è dunque soltanto un episodio - per fortuna senza vittime - che però denuncia una patologia idro-geologica ben più profonda ed estesa. Continuare a bucare, a scavare un sottosuolo complesso come quello fiorentino, in un luogo abitato da millenni, può creare ben altri guasti.

La politica delle ultime Giunte ha puntato molto sulla vendita a privati di grandi complessi storici - palazzi importanti ed ex conventi demaniali come Santa Maria degli Angeli comprendente la Rotonda brunelleschiana - trasformati in alberghi o residenze di lusso e per questo dotati di garage e parcheggi pertinenziali. Tutto il contrario della politica urbanistica più avanzata che tende a riportare residenti di ogni ceto sociale, coppie giovani, artigiani, offrendo a fitti economici alloggi e botteghe e pedonalizzando intere zone. Mentre vengono creati all'esterno parcheggi di scambio con le ferrovie locali e con le metropolitane di superficie. Secondo il Piano Vittorini adottato negli anni '90, la stessa Alta Velocità doveva passare da Firenze in superficie con Stazione a Campo di Marte (già ora utilizzata da talune Frecce), senza cioè toccare il centro storico.

Insomma l'allarme rosso fatto suonare dalla voragine su Lungarno Torreggiani dovrebbe condurre alla revisione di una politica infrastrutturale in sotterranea che mette palesemente a rischio un centro storico già ipersfruttato. Revisione basata su una indagine accuratissima del sottosuolo e delle acque che vi corrono. Quelle del "paleo-Mugnone" che ancora potenzia la falda nella città antica, o le "antiche falde del San Gervaso e di tutto il versante di Settignano (...) che continuano a dirigersi secondo le millenarie direzioni verso il centro". Senza contare che Firenze non ha tuttora fognature per le acque "nere". Ci vogliamo pensare seriamente?

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