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Anna Maria Bianchi
Il Sindaco e la dignità della città
8 Ottobre 2015
Roma
«È davvero incredibile che, nello sfascio rivelato da Mafia capitale, ci si accanisca su poche decine di euro spese da un Sindaco per motivi di rappresentanza. Ma il gesto di Ignazio Marino, è un duro colpo alla città».

«È davvero incredibile che, nello sfascio rivelato da Mafia capitale, ci si accanisca su poche decine di euro spese da un Sindaco per motivi di rappresentanza. Ma il gesto di Ignazio Marino, è un duro colpo alla città». Carte in Regola, 8 ottobre 2015 (m.p.r.)

Mentre sul web si diffonde la voce di imminenti dimissioni del Sindaco, voglio fare alcune considerazioni – a titolo personale – sulle ultime vicende, che spero possano aprire un dibattito non solo interno a Carteinregola.

Lo dico senza giri di parole: le dichiarazioni del Sindaco di regalare a Roma i soldi delle sue spese di rappresentanza, umiliano ulteriormente la città.

Una città sempre più abbandonata e preda di quelli (della maggioranza e dell’opposizione) che, nello smarrimento del disastro scoperchiato da Mafia capitale, si stanno costruendo le future fortune elettorali o le future carriere, o entrambe. Come i parenti di un malato grave che anzichè darsi da fare per curarlo si scannano per accaparrarsi l’eredità. E le prospettive di un dopo Marino sono assai cupe, tra un Giubileo che scoppierà in una città impreparata e un probabile periodo commissariale in cui si stempereranno le poche indignazioni per le vicende giudiziarie e si cancelleranno le tante rivendicazioni dei cittadini, privati di interlocutori politici. E alla fine arriverà una campagna elettorale in cui i partiti tradizionali si ripresenteranno senza alcun ricambio della classe politica, perchè nessun partito, tantomeno il PD, ha messo in discussione il sistema che ha portato alla degenerazione scoperta con Mafia capitale. E una vittoria del Movimento Cinquestelle non è così scontata …

Bisogna dire che è davvero incredibile che, nello sfascio rivelato da Mafia capitale, ci si accanisca su poche decine di euro spese da un Sindaco per motivi di rappresentanza, andando a rimestare tra gli scontrini come nella spazzatura. Ma il gesto di Ignazio Marino, di regalare a Roma i soldi spesi con fondi destinati a fini istituzionali è un duro colpo alla città. Il parlare di un Sindaco deve essere sì sì no no. Se ha gestito i soldi pubblici con correttezza, non deve regalare niente. Se invece li ha usati per spese personali deve spiegarlo ai cittadini e prendersene la responsabilità. Dire “regalo alla città i ventimila euro” sottintende che se si restituiscono i soldi nessuno possa più eccepire sul tuo comportamento. Ma un Sindaco, per quanto provato, non può cercare scorciatoie.

E se dovesse emergere che in varie occasioni Ignazio Marino ha utilizzato disinvoltamente i fondi istituzionali, lo ritengo un motivo sufficiente per le dimissioni. E’ un fatto di rispetto delle regole e di rispetto dei propri cittadini. Ma questo non cancella il fatto che Marino sia stato vittima di una campagna spietata, per lo più ingiusta o sporporzionata, che l’ha trasformato nel perfetto capro espiatorio di una classe politica che spera di farla franca senza mettersi in discussione. Quello che voglio dire è che questo fuoco di fila sull’uomo Ignazio Marino, anzichè sul Sindaco Marino e sulle scelte (o le omissioni) del suo governo della città, ha finito con il cancellare tutte le responsabilità della maggioranza che lo sostiene, e, più in generale, dei partiti coinvolti nelle indagini, spostando l’attenzione dell’opinione pubblica dai guasti, dalle mafie e dalla corruzione al gossip meschino degli scontrini, come era già accaduto per le famose otto multe. Un numero come quello dei prestidigitatori che distraggono il pubblico sventolando fazzoletti con una mano mentre con l’altra mettono in atto i loro trucchi. Un capolavoro politico, certamente non pianificato, a cui ha ampiamente contribuito Marino stesso, con una sovraesposizione mediatica che gli ha regalato più ostilità che consensi.

E stupisce che questo ragionamento non l’abbiano fatto i partiti di opposizione, almeno quelli che non appartengono al sistema preesistente (anche se Alfio Marchini, dopo aver condotto una campagna elettorale smarcandosi dai guasti della partitocrazia ha appena – letteralmente – abbracciato al Convegno di Fiuggi il centrodestra di Berlusconi), che avendo concentrato i loro attacchi più sul piano personale che su quello politico, potrebbero trovarsi di fronte ad un agguerrito candidato del centrosinistra, ben confezionato come “il nuovo” e l'”antimarino”, e magari “l’uomo della provvidenza”.

E se il confronto elettorale avvenisse, non nella prossima primavera, ma un po’ più in là, con la giustificazione (fondata) che non si possono affrontare le elezioni durante un periodo difficile come il Giubileo, passato un certo intrvaello di gestione commissariale, in cui l’opposizione (come noi comitati) non avrà più nessuna controparte a cui opporsi, e in cui la gente avrà tempo di dimenticarsi di tutte le vicende giudiziarie (o magari, al contrario, ne avrà viste talmente tante da arrivare all’astensionismo da senso di impotenza), il rischio che tutto torni come prima è molto forte.

Magari con un elettorato ai minimi termini, diviso tra i soliti voti delle solite lobbies e un voto di protesta dalle variabili poco prevedibili.

Roma non si meritava questo.

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