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Gli emendamenti stravolgono il piano del paesaggio toscano
5 Marzo 2015
Toscana
Critiche molto dure di

Rifondazione comunista al compromesso che Enrico Rossi sta tentando trovare tra il PD toscano, fervido alleato dei proprietari delle miniere passate, presenti e potenziali delle Alpi apuane e i difensori della tutela dei beni comuni e delle prospettive d'un futuro migliore per tutti. Comunicato stampa del 3 marzo 2015

Firenze, 3 marzo. Gli emendamenti presentati da Pd e FI, e a quanto ci pare di capire ripresi sostanzialmente nel cosiddetto Lodo Rossi, stravolgono il piano del paesaggio toscano, lo svuotano nei punti qualificanti e aprono di fatto a una liberalizzazione delle attività estrattive sulle Alpi Apuane.

Oggi più che in millenni di storia si aprono prospettive funeste per tutte le Apuane e il paesaggio toscano. Il nostro impegno principale sarà dunque quello provare ad di azzerare gli emendamenti e con lo stesso spirito parteciperemo convintamente al presidio organizzato sabato prossimo a Firenze a difesa del piano paesaggistico e del paesaggio toscano.

Così Monica Sgherri – esponente di Rifondazione Comunista e capogruppo in Consiglio Regionale. Il divieto – prosegue Sgherri - di nuove estrazioni al di sopra dei 1200 metri di fatto non sarà altro che un mero paravento, una foglia di fico con cui farsi belli a livello nazionale senza però intaccare gli interessi locali che stanno dietro alle attività estrattive.

Infatti il combinato disposto che salva tutte le cave esistenti e quelle dismesse (cancellando il limite temporale -"da non oltre 20 anni"-) liberalizza di fatto l'attività estrattiva sopra i 1200 metri. E sia chiaro non è certo in nome della salvaguardia dei posti di lavoro perché le cave dismesse non occupano un lavoratore!

E' una rendita di posizione inventata e offerta su un piatto d'argento ai proprietari delle cave in nome del "profitto", e aggiungo del profitto “parassitario”. Una rendita di posizione che fa diventare oro una cava dismessa da decenni proprio perché è sopra i 1200 metri.

A questo inoltre si aggiungerà - per baypassare la norma che dal 2020 impone di vincolare il 50% del marmo estratto alla sua lavorazione in loco (unica norma che tutela la risorsa e il lavoro qualificato) -, la possibilità di aumentare del 30% l’attività estrattiva rispetto a quella autorizzata.

Gli emendamenti posti in essere allentano anche le prescrizioni per le cave situate nei parchi e le riserve nazionali e regionali, anche se riguardano vette e crinali. Per concludere, un ultimo appunto sulla filosofia degli emendamenti presentati.

Non contenti della differenza tra prescrizioni e direttive, tra obiettivi generali, di qualità o specifici, si vorrebbe ridurre a niente il valore conoscitivo delle schede di ambito al fine dei raggiungimento degli obiettivi e per questo un emendamento proporrebbe un piccolo comma aggiuntivo che recita “le criticità contenute nelle schede di ambito costituiscono valutazioni scientifiche non vincolanti a cui gli enti territoriali non sono tenuti a fare riferimento nell’elaborazione degli strumenti di pianificazione territorio e urbanistica”.

Questo comma è esemplificativo della filosofia a cui si ispirano gli emendamenti presentati, potremmo dire che si tratta di una farsa ma in effetti è più propriamente una tragedia, perché si mira a ridurre e vanificare il piano del paesaggio.

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