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Roberto De Pietro
Acireale.Accantonato il progetto della barriera soffolta
6 Marzo 2015
In giro per l'Italia
«L’Amministrazione comunale di Acireale ha dovuto riconoscere l’enorme danno ambientale che sarebbe derivato dalla realizzazione dell’opera e si è attivata per realizzare, con le somme per essa previste, un intervento alternativo e non dannoso».

Un lieto fine per i basalti colonnari sommersi di Grotta delle Colombe, affioranti in una parte dell’imponente falesia basaltica nota come Timpa di Acireale, che si estende sulla costa orientale della Sicilia, circa 10 km a nord di Catania.

È stato infatti accantonato il progetto ideato dal Comune di Acireale che, come era stato riportato lo scorso 11 novembre qui su Eddyburg, col presunto scopo di evitare l’erosione costiera, avrebbe sepolto queste straordinarie formazioni geologiche.

L’amministrazione comunale di Acireale ha infatti riconosciuto l’enorme danno ambientale che sarebbe derivato dalla realizzazione dell’opera e si è attivata per promuovere, con le somme per essa previste, un intervento alternativo. Così l’impegno di Legambiente che, anche mediante il ricorso all’autorità giudiziaria e il sostegno di autorevoli studiosi, di amanti del mare e dei pescatori locali, si era posta l’obiettivo di evitare che quell’assurdo progetto si concretizzasse è stato alla fine premiato.

Questa assai travagliata vicenda, conclusasi, a differenza di tante altre, positivamente, consente di trarre alcune conclusioni e può fornire nuovi stimoli.

È sconfortante che in un periodo di crisi economica e in una regione come la Sicilia, nella quale, per vari motivi, sarebbe oltremodo opportuno realizzare progetti di risanamento ambientale, si seguiti invece a concepire opere inutili, mettendo a rischio beni di straordinario interesse scientifico. Nel caso di Grotta delle Colombe, formazioni geologiche rare nel bacino del Mediterraneo, soprattutto in ambiente sottomarino.

Quanto è avvenuto in questa parte della Sicilia dimostra però che non bisogna rassegnarsi all’idea che distruzione ambientale e spreco di pubblico denaro siano processi ineluttabili. Occorre anzi ripetere che alle illogiche consuetudini di consumo irreversibile del territorio e delle risorse naturali si possono e si devono contrapporre le ragioni della conservazione. Questa inversione di tendenza, in prospettiva, si rivela conveniente anche in termini economici, in quanto nel primo caso i benefici avvengono una sola volta e solo a vantaggio dei realizzatori dell’opera, mentre nel secondo diventano permanenti e diffusi, soprattutto a favore delle popolazioni locali.

Convinti di ciò non ci si è voluti limitare alla semplice gratificazione di aver impedito uno scempio ambientale è si è deciso di impegnarsi, in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania, per pervenire alla rapida istituzione di un geosito nell’area in cui affiorano, sia a livello subaereo, sia a livello subacqueo, i basalti colonnari di Grotta delle Colombe.

L’istituzione del geosito consentirà di tutelare quest’area e di promuovere la conoscenza sia dei suoi aspetti geologici, sia di quelli culturali e naturalistici. Tale processo accrescerà la consapevolezza dell’importanza di questo luogo tra coloro che già lo conoscono e soprattutto genererà un nuovo, e qualificato, turismo. A trarne benefici saranno la popolazione locale e, in particolare, i pescatori di Santa Maria La Scala, giacché la visita dei luoghi, essendo le falesie, per le loro morfologie, difficilmente accessibili da terra, si presta ad essere effettuata via mare e quindi con l’inevitabile coinvolgimento dei pescatori stessi.

La difesa dei basalti colonnari di Grotta delle Colombe è servita, infine, a evidenziare, anche grazie al ripetuto intervento dei mezzi di informazione, l’elevata importanza di queste formazioni geologiche, che in Sicilia sono state, invece, a torto, ritenute finora di scarso interesse ai fini della conservazione.

È paradossale, infatti, che in questa regione, nella quale si registra la più elevata presenza di basalti colonnari del Mediterraneo, non si sia ritenuto di prevedere adeguate forme di protezione per la maggior parte di essi, omettendo persino di inserirli all’interno di aree protette anche quando le stesse si trovino a breve distanza dai siti (come nel caso dei basalti colonnari del fiume Simeto, il più grande della Sicilia, di contrada Barrili, privi di qualunque forma di protezione e pertanto non inseriti né nella vicina riserva naturale “Forre laviche del Simeto”, né nel contiguo Sito di Interesse Comunitario ITA070026 “Forre laviche del Simeto”). C’è dunque la speranza che quanto avvenuto per Grotta delle Colombe inneschi in Sicilia un processo che conduca finalmente alla tutela delle più importanti aree in cui affiorano questi particolari prodotti vulcanici.

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