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Michela Barzi
Londra si mobilita per iI diritto alla casa
4 Febbraio 2015
Dalla stampa
Nell'età del neoliberismo la politica della casa è la stessa in tutti i paesi, qualunque sia la bandiera o la moneta in ciascuno di essi. Speculazione immobiliare, "gentrification", segregazione, - e una spruzzata sempre più fiacca di "social housing".
The Guardian, 31 gennaio - 3 febbraio 2015

La Marcia per la Casa di sabato scorso, che si è conclusa davanti alla City Hall di Londra, ha reso evidente all’opinione pubblica internazionale quanto la coincidenza tra crisi finanziaria e disparità d’accesso al mercato immobiliare stia diventando nel Regno Unito un’emergenza sociale. Cresce il numero dei senza tetto, di coloro che vivono in condizioni abitative precarie o che sono espulsi dalle loro abitazioni. Da una parte gli affitti alle stelle (più 13 per cento all’anno dal 2010) e dall’altra norme come la bedroom tax (che fa perdere a molte famiglie il diritto a rimanere in un alloggio a canone sociale) o il right-to buy (che obbligano le persone a lasciare il loro alloggio di proprietà pubblica se non sono in grado di acquistarlo) espongono una parte crescente di popolazione alla prospettiva di perdere il diritto alla casa e alla città.

Soprattutto nella capitale britannica, sono i super ricchi globali gli acquirenti delle iniziative di riconversione di aree dismesse – una per tutte la celebre ex centrale elettrica di Battersea - in appartamenti di lusso da milioni di sterline, mentre chi non ha un’ampia disponibilità economica fa fatica a accedere ad una abitazione dignitosa. Così, dopo decenni di svendita del patrimonio residenziale pubblico e di cieca fede nella capacità del mercato di fare ciò che un tempo faceva lo stato, la crisi degli alloggi è diventata un’emergenza nazionale.

A Londra interi comparti si stanno tramutando in luoghi disabitati perché coloro che acquistano i nuovi alloggi, spesso realizzati al posto di complessi popolari degradati da anni di mancata manutenzione, non sono nemmeno persone in carne ed ossa ma bond immobiliari gestiti da fondi d’investimento basati a molte migliaia di chilometri di distanza. La condizione che fino ad ora ha reso possibile queste trasformazioni erano gli oneri finanziari a carico delle società immobiliari che avrebbero dovuto servire ad integrare una certa quota di housing sociale nei nuovi complessi residenziali.

Ora il governo britannico – su iniziativa del ministro delle politiche abitative - ha deciso di esonerare gli immobiliaristi dal versamento di queste somme. Il solo The Abu Dhabi Investment Council, ad esempio, che sta costruendo appartamenti di lusso con home cinema e sale da biliardo nel distretto di Westminster, ha evitato il pagamento di nove milioni di sterline per la costruzioni di alloggi a prezzi accessibili. La famiglia reale del Qatar sembra che risparmierà un bel po’ dei settantotto milioni di sterline dovuti per la riqualificazione delle ex caserme di Chelsea. Nel frattempo le famiglie che vengono sfrattate dalle case popolari sono costrette a lasciare la capitale e a trasferirsi lontano dai posti di lavoro, dalle scuole e dalle relazioni sociali.

Il consiglio del distretto di Westminster stima che perderà un miliardo di sterline di fondi per alloggi a prezzi accessibili a causa del cambiamento introdotto dal ministro. Si tratta di denaro che non può essere trovato altrove e che aveva il senso di chiedere, a chi interviene su immobili di proprietà pubblica, di restituire qualcosa alla comunità locale. La soluzione dell’esponente del governo conservatore è stata invece un nuovo favore fatto alla mano invisibile del mercato nell’illusione che esso risolva la crisi degli alloggi, mentre è noto che la speculazione immobiliare è una delle sue principali cause.

Le richieste formulate dai soggetti che hanno dato vita alla Marcia per la Casa sono le stesse che da anni vengono avanzate per affrontare le insostenibili condizioni di disuguaglianza nell’accesso al mercato immobiliare del paese: più case popolari e più controllo degli affitti, locazioni sicure, e una battuta d'arresto per gli sfratti. Provvedimenti che potrebbero facilmente essere presi da un governo che volesse affrontare la vergogna dei senza casa e preoccuparsi di mantenere un adeguato mix sociale in una città come Londra che si sta convertendo in un paradiso per ricchi con la residenza altrove.

Sembra quindi paradossale che a preoccuparsi delle ricadute sociali della decisione del ministro siano le maggiori società immobiliari della Gran Bretagna, in disaccordo sulla nuova politica del governo che consente loro di evitare potenzialmente centinaia di milioni di sterline in contributi per alloggi a prezzi accessibili. Secondo le intenzioni governative la nuova norma favorisce la riconversione in alloggi di molti uffici vuoti senza costi aggiuntivi per i proponenti, ma Daniel Van Gelder, presidente della Westminster Property Association, ha sostenuto su The Guardian che incoraggiare la riconversione di uffici in appartamenti può favorire la chiusura intenzionale di attività terziarie e l’indebolimento dell’economia del centro di Londra. «Quando grandi multinazionali scelgono un nuovo quartier generale globale vogliono che sia un posto centrale con ottimi collegamenti e dove poter reclutare talenti», ha aggiunto.

La perdita del patrimonio residenziale pubblico viene solo parzialmente rimpiazzata dalla costruzione di alloggi a prezzi accessibili - una formula per indicare abitazioni il cui affitto è del 20 per cento inferiore a quello di mercato – che svolgono un ruolo diverso, nelle politiche abitative, da quello svolto dagli alloggi a canone sociale. Anche su questi ultimi si dovrebbe basare una politica abitativa che faccia del diritto alla casa un principio non negoziabile, soprattutto in tempi di precarietà economica di grandi disparità sociali. E tuttavia il tasso di riduzione dello stock di alloggi popolari è raddoppiato negli ultimi due anni.

L’idea che la rigenerazione urbana debba tradursi in maggiori profitti per gli immobiliaristi, i quali saranno così invogliati ad investire in nuovi progetti di riconversione residenziale di aree dismesse, rischia quindi di tramutarsi nell’innesco di una nuova bolla immobiliare sostenuta dalla speculazione finanziaria. Solo un ribilanciamento nella disponibilità di alloggi accessibili anche a coloro che hanno contratti a termine e basse retribuzioni può evitarla.

Riferimenti


G. Robbins, Rent rises, evictions and homelessness: why I'm joining the march for homes, The Guardian, 31 gennaio 2015. http://www.theguardian.com/housing-network/2015/jan/31/march-for-homes-london-rent-evictions-homelessness
R. Booth, Property developers allowed to reduce affordable housing commitments, The Guardian, 1 febbraio 2015. http://www.theguardian.com/society/2015/feb/01/property-developers-affordable-housing-councils-empty-building
D. Foster, Luxury flats with billiard rooms at the cost of affordable homes? It’s insane, but it’s policy, The Guardian, 2 febbraio 2015. http://www.theguardian.com/commentisfree/2015/feb/02/luxury-flats-affordable-homes-insane-housing-policy-brandon-lewis
D. Van Gelder, Vacant building credit is deeply flawed and puts jobs at risk, The Guardian, 3 febbraio 2015. http://www.theguardian.com/society/2015/feb/03/vacant-building-credit-deeply-flawed-puts-jobs-at-risk.
Sul modo in cui Londra sta cambiando per effetto delle politiche del governo locale a guida conservatrice si veda, M. Barzi, Londra: effetti perversi della rigenerazione urbana, Millennio Urbano, 1 novembre 2014. http://www.millenniourbano.it/londra-effetti-perversi-della-rigenerazione-urbana/
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