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Tomaso Montanari
Sblocca Italia. Il gasdotto di San Foca: in ballo non c’è soltanto una spiaggia
23 Settembre 2014
In giro per l'Italia
«Il progetto prevede che il “tubone” azero non

arrivi in un porto industriale, ma in un paradiso naturale: San Foca, provincia di Lecce. “Impensabile”, dichiara l’ex ministro Massimo Bray, appoggiando l’idea di farlo arrivare nell’inutilizzato Petrolchimico di Brindisi». Il Fatto Quotidiano, 23 settembre 2014

Tra gli infiniti lutti che lo Sblocca Italia sta per addurre al già martoriato territorio italiano ce n’è uno che viene da lontano. Il Tap: il Trans Adriatic Pipeline, cioè il gasdotto trans-adriatico che deve portare in Italia il gas dell’Azerbaigian. Nel quadro dell’attuale (criticabile) politica energetica, l’Italia e soprattutto l’Unione europea hanno bisogno di quel gas. E Matteo Renzi ci tiene particolarmente, perché il superlobbista del consorzio industriale che realizza il Tap è quel Tony Blair che il nostro presidente del Consiglio ha eletto a icona personale.

Ma c’è un dettaglio: e cioè che il progetto prevede che il “tubone” azero arrivi sulla costa italiana non in un porto industriale, ma in un paradiso naturale: San Foca, sul litorale di Melendugno (in provincia di Lecce). «Impensabile», ha dichiarato l’ex ministro per i Beni culturali, il leccese Massimo Bray, appoggiando invece l’idea di far arrivare il gasdotto nell’area dell’inutilizzato Petrolchimico di Brindisi. Infatti, di fronte al comprensibile insorgere delle comunità locali e dei relativi amministratori, la Regione Puglia di Nichi Vendola ha sostanzialmente accolto l’alternativa di Brindisi, proposta in una lettera a Renzi da tre consiglieri comunali di quest’ultima città. Sabato scorso a Bari, Renzi ha risposto alle proteste “no-Tap” di 40 suoi ex-colleghi sindaci dicendo: «Trovate voi la soluzione alternativa».
Più una sfida mediatica (prontamente raccolta da Beppe Grillo) che un’apertura politica , visto che il giorno prima la Gazzetta Ufficiale aveva pubblicato lo Sblocca Italia, il cui articolo 37 segna la sorte di San Foca senza se e senza ma. Eppure la tutela dell’ambiente e della salute degli italiani dovrebbe essere un problema del governo italiano, non dei pugliesi di San Foca. Se il ministero dell’Ambiente dell’inesistente Galletti ha dato semaforo verde al Tap senza grossi problemi, il ministero per i Beni culturali del più solido Franceschini ha invece detto no, con un articolatissimo parere di 57 pagine che elenca tutti i problemi. Tra questi, il disboscamento di 26.000 mq e la realizzazione di impianti industriali e alte ciminiere in una zona ancora vergine e “di eccezionale importanza”: e una recente sentenza del Consiglio di Stato ha detto che “il paesaggio rappresenta un interesse prevalente rispetto a qualunque altro interesse, pubblico o privato”. E, d’altra parte, il parere del Mibact non dice solo no: prende in considerazione alcune alternative, e spiega perché sono preferibili.

Nei prossimi giorni vedremo se Renzi proverà a governare il problema, o se invece prevarrà la logica dello Sblocca Italia: che è quella di tradurre in legge i progetti industriali presentati dai privati. E la domanda è: cosa vuol dire governare? Vuol dire imporre il “fare”, comunque e a ogni costo, o capire invece come fare? Vuol dire assumere per buone le ragioni del consorzio industriale, e poi semmai gettare la palla nel campo dei sindaci che protestano? O non deve invece voler dire farsi carico di tutti gli interessi in gioco, e trovare una soluzione che vada incontro al bene comune? Sulla spiaggia di San Foca ci giochiamo molto più della spiaggia di San Foca.

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