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Ignazio Marino
AAA, cercasi Mecenate ma non come Della Valle
22 Marzo 2014
Roma
Fosse la volta buona! Intervista al sindaco Ignazio Marino. «In ritardo di 125 anni, per riportarci al centro del dibattito culturale mondiale».

Fosse la volta buona! Intervista al sindaco Ignazio Marino. «In ritardo di 125 anni, per riportarci al centro del dibattito culturale mondiale». Il manifesto, 22 marzo 2014

Sin­daco Igna­zio Marino, sul pro­getto di demo­li­zione di via dei Fori impe­riali esi­ste già un vostro piano o siamo ancora alla discus­sione preliminare?


Esi­ste già un piano del Comune abba­stanza det­ta­gliato che mira a rea­liz­zare il parco archeo­lo­gico più grande del pia­neta. Un piano che pur­troppo arriva tar­di­va­mente: basti pen­sare che la prima volta che si scrisse una legge per la siste­ma­zione dell’area archeo­lo­gica di Roma è stato nel 1881 con il mini­stro della Pub­blica istru­zione Guido Bac­celli che inse­diò una com­mis­sione col com­pito di siste­mare la zona monu­men­tale della Capi­tale arri­vando infine alla prima legge sulla zona archeo­lo­gica romana, la 4730 del 14 luglio 1887. Quindi con 125 anni di ritardo, e già allora l’area indi­cata era la stessa che indi­chiamo oggi: il Foro romano, i Fori impe­riali, il Colos­seo, il Foro di Augu­sto, parte del Celio, il Circo Mas­simo, le terme di Cara­calla e la via Appia antica.

Ma è pro­prio di que­sto che ha biso­gno Roma?

È un’esigenza, non un’idea biz­zarra: né di Guido Bac­celli, né una mia rei­te­ra­zione. Tutto que­sto si giu­sti­fica per­ché in que­sti luo­ghi è nata la civiltà occi­den­tale. Sotto il bal­cone dell’ufficio del sin­daco c’è la Tri­buna dei Rostri dove è salito Marco Anto­nio per pro­nun­ciare l’orazione fune­bre per Giu­lio Cesare. Accanto c’è la via Sacra, dove i sol­dati che tor­na­vano dalle cam­pa­gne di guerra depo­si­ta­vano gli ori frutto dei sac­cheggi, e sulla quale hanno cam­mi­nato Cice­rone e Ver­cin­ge­to­rige, Cati­lina e Catone. È chiaro insomma che è capi­tato a noi pos­se­dere que­ste aree ma abbiamo la respon­sa­bi­lità e il pri­vi­le­gio di custo­dirle e valo­riz­zarle nell’interesse dell’umanità.

Ai romani, che vedranno scon­volta tutta la via­bi­lità, pro­ba­bil­mente con grosse riper­cus­sioni sul traf­fico cit­ta­dino, cosa ne verrà?

Sulla via­bi­lità io sono molto netto: è vero, se apris­simo alle auto un tratto della Via Sacra cer­ta­mente sca­ri­che­remmo una parte del traf­fico urbano, ma io sono asso­lu­ta­mente con­tra­rio. Non pos­siamo assu­merci la respon­sa­bi­lità di dan­neg­giare un’area già molto dan­neg­giata e saccheggiata.

Ma il parco archeo­lo­gico è anche una straor­di­na­ria e non uti­liz­zata risorsa eco­no­mica. Già da subito, dal 21 aprile pros­simo, abbiamo pro­gram­mato ogni sera tre cicli di spet­ta­coli a paga­mento in sei lin­gue diverse: attra­verso olo­grammi e tec­no­lo­gie lumi­nose rico­strui­remo nell’aspetto ori­gi­na­rio la Roma di Augu­sto di due­mila anni fa e il Tem­pio di Marte Ven­di­ca­tore che venne costruito in 40 anni dall’imperatore Augu­sto a ridosso dei Mer­cati di Tra­iano. È un pro­getto rea­liz­zato non con i soldi del comune ma avremo un ritorno in tre anni del 150% delle risorse investite.

Chi ha inve­stito su que­sto progetto?

Zètema, una società con­trol­lata dal comune con fondi pro­pri. E que­sto è solo l’inizio. Per­ché credo che in nes­sun posto al mondo avreb­bero uti­liz­zato il Colos­seo come una rota­to­ria spar­ti­traf­fico, o lasce­reb­bero al buio e non frui­bili di notte que­ste nostre aree uni­che al mondo. Vogliamo che Roma torni al cen­tro del dibat­tito cul­tu­rale del pia­neta. Ma per con­ti­nuare que­sto pro­getto abbiamo biso­gno che il mini­stero dei Beni cul­tu­rali isti­tui­sca una com­mis­sione per vedere quali dei vin­coli impo­sti nel 2001 dall’allora governo Ber­lu­sconi è pos­si­bile rimuo­vere. Ave­vamo comin­ciato a discu­terne col mini­stro Bray e tre giorni fa ho incon­trato Fran­ce­schini, anche per par­lare dell’accesso ai fondi euro­pei a cui stiamo lavo­rando dall’inizio di febbraio.

Per il Colos­seo, dopo il fal­li­mento della via com­mis­sa­riale, si è dovuti arri­vare al restauro spon­so­riz­zato da Diego Della Valle. Per que­sto pro­getto, c’è l’ipotesi di tro­vare un “club di Mecenate”?

Non è solo un’ipotesi, è un lavoro molto avan­zato con un gruppo di filan­tropi inter­na­zio­nali. Ma la dif­fe­renza con una spon­so­riz­za­zione pri­vata è che noi non vogliamo inne­scare risvolti di tipo com­mer­ciale o pub­bli­ci­ta­rio. Stiamo chie­dendo di inve­stire risorse eco­no­mi­che allo scopo di par­te­ci­pare appunto a un “club di filan­tropi” che senta il biso­gno, l’onore e l’orgoglio di par­te­ci­pare a que­sta opera. E già abbiamo un numero di dona­tori certi o poten­ziali: sin­goli impren­di­tori molto bene­stanti o addi­rit­tura Stati che hanno inte­resse a dimo­strare quanto ci ten­gano a que­sta area archeo­lo­gica sim­bolo della civiltà occidentale.

Eppure, se tra gli esperti di archeo­lo­gia si discute di quale era romana vada ripor­tata alla luce, molti archi­tetti e urba­ni­sti pro­pon­gono un’altra idea di città, con il cen­tro antico di Roma arric­chito e valo­riz­zato da opere moderne, come avviene in altre capi­tali europee.

È un dibat­tito inte­res­sante e impor­tan­tis­simo, e per que­sto ho sol­le­ci­tato Bray e adesso Fran­ce­schini a isti­tuire una com­mis­sione di altis­simo livello. Per­ché non ho l’arroganza di imma­gi­nare che possa essere io o la giunta a deci­dere. Sap­piamo che al di sotto dei Fori impe­riali si potreb­bero ripor­tare alla luce i Fori di Nerva e di Cesare e parte del Foro di Augu­sto. Ma sopra que­sti Fori si è costruito nei quasi due mil­lenni suc­ces­sivi. Non posso essere io a dire quale pro­get­tua­lità e quale visione sia la migliore.

Ma poi, una volta ripor­tata alla luce l’antica Roma, la lasce­remo mar­cire come avviene ora, e non solo nella Capi­tale? D’altronde, sulla manu­ten­zione dei siti archeo­lo­gici e sugli spre­chi di sovrin­ten­denze e com­mis­sari ha già detto tutto la Corte dei conti…
Nella nostra visione, con gli incassi dei biglietti, insieme ai fondi euro­pei e alle dona­zioni filan­tro­pi­che, si può con­tri­buire signi­fi­ca­ti­va­mente alla manu­ten­zione di que­sti luo­ghi unici al mondo. Anche se deve essere garan­tita la pos­si­bi­lità di accesso cul­tu­rale a chi ha meno risorse, come gli stu­denti o gli anziani. Pre­sto avvie­remo ulte­riori pedo­na­liz­za­zioni e posso dire che l’idea è di rea­liz­zare il parco archeo­lo­gico entro la fine di que­sta consigliatura.

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