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Sara Melis
Passa il decreto uccidi-ambiente
12 Febbraio 2014
Rifiuti di sviluppo
Condono ambientali, patto del diavolo con gli inquinatori, coperto in extremis con la solita pelle d'agnello.

Condono ambientali, patto del diavolo con gli inquinatori, coperto in extremis con la solita pelle d'agnello. Il manifesto, 12 febbraio 2014
Le imprese potranno com­pen­sare per il 2014 le car­telle esat­to­riali con i cre­diti verso la pub­blica ammi­ni­stra­zione; il fondo cen­trale delle Pmi potrà pre­stare garan­zia anche per le società di gestione del rispar­mio; i soldi per i bonus libri erano troppo pochi e quindi sono diven­tati cre­dito d’imposta per i librai, ma soprat­tutto l’articolo quat­tro ribat­tez­zato sul Web come «con­dono ambien­tale». Tutto que­sto è il decreto Desti­na­zione Ita­lia appro­vato ieri alla Camera con 320 sì e 194 no (1 aste­nuto) che entro il 21 feb­braio dovrà diven­tare legge al Senato, pena la deca­denza. Per cui sem­bra più che pro­ba­bile il ricorso alla fidu­cia. Un decreto che ha stral­ciato diverse norme rispetto al testo licen­ziato dal Con­si­glio dei mini­stri ma che con­serva comun­que nume­rosi arti­coli molto contestati.

Uno su tutti pro­prio l’articolo 4 che nel testo ori­gi­na­rio sem­brava scritto per favo­rire le aziende inqui­nanti. In extre­mis ieri pome­rig­gio è arri­vata una modi­fica voluta dal depu­tato Pd Ermete Rea­lacci che ha comun­que lasciato aperti nume­rosi dubbi. Per affron­tarli ieri sono arri­vati a Roma i comi­tati ambien­ta­li­sti pro­ve­nienti da tutta Ita­lia e la Rete dei comuni Sin, i Siti di inte­resse ambien­tale, cioè i buchi neri d’Italia, i ter­ri­tori più inqui­nati del Paese.

L’articolo pre­vede che qual­siasi azienda respon­sa­bile di aver inqui­nato un deter­mi­nato ter­ri­to­rio (dall’Ilva di Taranto all’Eni di Porto Tor­res all’Enel di Porto Tolle, alla Caf­faro di Bre­scia, c’è solo l’imbarazzo della scelta) potrà, gra­zie a que­sto arti­colo, sti­pu­lare un accordo con lo Stato e rice­vere finan­zia­menti pub­blici (la quan­tità non è spe­ci­fi­cata) per la ricon­ver­sione indu­striale dei siti. Inol­tre – que­sto è il punto che ha subito una modi­fica – era pre­vi­sto un con­dono delle respon­sa­bi­lità per le aziende che sot­to­scri­ve­vano l’accordo. I soldi sareb­bero ser­viti per l’ammodernamento azien­dale o per le bonifiche.

«Salta il prin­ci­pio euro­peo del “chi inquina paga” – ha detto Mariella Maf­fini, asses­sore all’ambiente di Man­tova e coor­di­na­trice della rete dei comuni Sin – è come scen­dere a patti col dia­volo». Gli ambien­ta­li­sti pro­met­tono dieci giorni di lotta in piazza men­tre i sin­daci affi­lano le armi per pre­sen­tare un ricorso alla Com­mis­sione euro­pea. «L’articolo deve essere can­cel­lato, senza modi­fi­che», hanno detto in coro. La rispo­sta è stata indi­retta, ma senza dub­bio era inviata al pre­si­dente ono­ra­rio di Legam­biente Rea­lacci che, in con­tem­po­ra­nea con la con­fe­renza stampa, faceva sapere in una nota di aver modi­fi­cato l’articolo in questione.

Con il nuovo testo – poi votato – si pre­vede che il con­dono delle respon­sa­bi­lità possa avve­nire, ma solo dopo che l’Arpa abbia accer­tato «l’avvenuta boni­fica e messa in sicu­rezza dei siti». C’è scritto così: boni­fica e messa in sicu­rezza, come se non fos­sero due azioni che si eli­mi­nano a vicenda. E poco importa se Rea­lacci ha anche pre­ci­sato che i soldi rice­vuti dallo Stato dovranno essere spesi per l’impianto indu­striale e non per le boni­fi­che, di com­pe­tenza delle aziende respon­sa­bili del danno.

Infatti poco dopo è inter­ve­nuto il por­ta­voce dei Verdi Angelo Bonelli in un com­mento che sem­bra tec­nico ma non lo è: «Boni­fica e messa in sicu­rezza sono due cose dif­fe­renti. Se c’è l’una è inu­tile l’altra. Il testo così come è scritto è pro­prio diven­tato inapplicabile».

I Sin sono 39. Rispetto a un anno fa sono 18 in meno: con un decreto del governo Monti, zone che vanno da La Mad­da­lena alla Valle del Sacco inclusa anche la Terra del Fuoco sono stati «declas­sati», dive­nuti Sir, siti di inte­resse regio­nale. La com­pe­tenza della boni­fica spetta alle regioni. Con­tro que­sto decreto sono scese in capo anche le asso­cia­zioni che lo hanno impu­gnato al Tar. Insomma, un pastic­ciac­cio con­tro il quale medi­tano guerra gli ambientalisti.

«Occu­pe­remo le piazze, saranno dieci giorni di bat­ta­glie», assi­cura Egi­dio Gior­dani, por­ta­voce del comi­tato stop bio­ci­dio della Cam­pa­nia, forte della mani­fe­sta­zione che il 16 novem­bre scorso ha por­tato in piazza a Napoli circa cen­to­mila per­sone. I sin­daci si muo­vono su un piano più isti­tu­zio­nale, pre­pa­rando il ricorso alla Com­mis­sione euro­pea per­ché, sosten­gono, anche in que­sta ultima acce­zione modi­fi­cata è sal­tato il prin­ci­pio valido in tutta Europa del «chi inquina paga».

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