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Il convegno sul sindaco Nathan a Roma
21 Gennaio 2013
Maestri
Un resoconto di Sandro Medici sul convegno su uno dei due grandi sindaci che ebbe Roma nel secolo scorso e una cronaca di Ylenia Sina s

Un resoconto di Sandro Medici sul convegno su uno dei due grandi sindaci che ebbe Roma nel secolo scorso e una cronaca di Ylenia Sina sulla contemporanea manifestazione: riflessione e azioni vicine per fare una politica non politicante.

Il manifesto, 21 gennaio 2013

Cent'anni fa, il futuro
di Sandro Medici
I trasporti, la scuola, i diritti sociali: un secolo fa, gli stessi problemi Di anni ne sono trascorsi ben cento. E cento sono proprio tanti. In politica, è un'era: da un inizio secolo all'altro. Eppure ad ascoltare gli interventi, le suggestioni, le argomentazioni, perfino le ricostruzioni storiche, che ieri mattina si sono snodati nella Casa dell'Architettura a Roma sembrava proprio di parlare del presente, di come questa città continui a rappresentare un problema capitale e di come sia possibile (e giusto) governarla meglio, aiutarla a liberarsi dai suoi cronici mali. Passione politica e tensione culturale sono stati i principali ingredienti che hanno animato il convegno "Ernesto Nathan 1913-2013, la storia e il futuro di Roma". Un'iniziativa nata dall'intuizione di un gruppo di intellettuali, spinti dal desiderio di riproporre l'esperienza di un grande e anomalo sindaco nell'imminenza della nuova stagione politica che si avvierà in primavera a Roma, sulle macerie dell'amministrazione della destra di Alemanno. Maria Immacolata Macioti ed Enrico Pugliese, Pierluigi Sullo e Vincenzo Naso, Antonello Sotgia e Roberto Musacchio, Vezio De Lucia e Anna Pizzo, Rossella Marchini e Roberto Magi, con il contributo di altri e altre, hanno voluto insomma rileggere un passato straordinariamente stimolante per sollecitare una riflessione che dovrebbe tratteggiare una prospettiva futura. Cercando di scuotere una discussione cittadina, in verità piuttosto modesta, se non direttamente manchevole e reticente. «Su Ernesto Nathan c'è stata una sistematica e colpevole rimozione», ha spiegato Valentino Parlato. Un sindaco ebreo, massone e molto mazziniano è stato imprigionato in una parentesi della storia, in una sorta di incidente eretico lungo una traiettoria costantemente connotata dalla subalternità alla rendita e dalla subordinazione al comando vaticano (più temporale che spirituale). Certo, con l'eccezione delle giunte rosse tra gli anni settanta e ottanta, con i sindaci Argan, Petroselli e Vetere, con la travolgenti attività dell'indimenticato Renato Nicolini: unica esperienza lungo quest'ultimo secolo che a più riprese ha saputo contrastare ed erodere il sistema di potere capitolino. Parlare di Nathan oggi, ha osservato Alessandro Portelli, è la dimostrazione di come la memoria storica si trasformi in battaglia politica, in conflitto sociale. C'è da impallidire dalla vergogna (come ha rilevato Clotilde Pontecorvo), se si paragona il programma di estensione del sistema scolastico comunale sviluppato da Nathan all'attacco alla scuola pubblica che negli ultimi tempi sta devastando il paese. Si resta allibiti di fronte all'intelligenza delle politiche urbanistiche di cent'anni fa, oggi che Roma è praticamente ostaggio di immobiliaristi e finanzieri, potentati politici e faccendieri d'ogni categoria. Le lungimiranti riforme sui servizi cittadini strategici per l'acqua, l'energia, i trasporti, ecc., attraverso la costituzione di aziende municipali, è desolatamente stridente con le scelte di alienazione e privatizzazione delle grandi società comunali, Acea in testa. Ed è forse proprio qui, in questa profonda differenza tra quanto avviato allora e quanto oggi deteriorato, il principale contrasto politico che si dovrà agire in vista della prossima battaglia elettorale per il Campidoglio. A Roma non si deve più edificare nulla, niente di niente («Bisogna tracciare una linea rossa invalicabile», ha affermato Vezio De Lucia): la città è finita , ha raggiunto il suo limite di sostenibilità. Le risorse pubbliche, il patrimonio pubblico, le stesse aziende comunali appartengono alla città e a essa vanno restituite, non possono essere vendute per compensare i tagli assassini imposti da governi nazionali e continentali. Basta con le grandi opere e si avvii un'estesa rigenerazione dei tessuti urbani, un recupero dell'edilizia vuota e abbandonata, che è una vera e propria riserva, indispensabile per corrispondere ai molteplici bisogni sociali e culturali. Nathan fu insomma il sindaco che introdusse a Roma la modernità, una modernità laica e democratica, quand'ancora l'eco delle spingarde a Porta Pia non s'era del tutto assopita. Una modernità che viaggiava con i primi embrioni di welfare («Per la prima volta si parlava di diritti sociali», ha spiegato Catia Papa), con i primi correttivi di democrazia diretta attraverso i referendum, con i primi progetti di gestione e razionalizzazione del trasporto pubblico («Arrivarono i tram, magari ce ne fossero oggi», ha evocato Enzo Naso). Una modernità che forse oggi potrebbe tradursi in bisogno di contemporaneità («O di complessità», come ha chiosato Lorenzo Romito). Un impulso alla trasformazione radicale del sistema-città: non più centrifugo, espansivo e consumistico, ma invece centripeto, rivolto al recupero e al riuso; non più giganteggiante e scioccamente competitivo con altre città, votato alla rincorsa a chi realizza il grattacielo più lungo, ma al contrario introflesso e teso al lavoro di cura di morfologie e territori, al rilancio di economie tenui e redistributive nella cultura, nei servizi sociali, n
ell'agricoltura. Insomma, per Roma non sarebbe male costruirsi un futuro di cent'anni fa.

Roma - Casa, servizi, lavoro... «Riprendiamoci la città»
di Ylenia Sina

Diecimila persone ieri pomeriggio hanno sfilato per le strade di Roma con lo slogan «riprendiamoci la città». Movimenti per il diritto all'abitare, centri sociali, studenti, precari, sindacati di base, lavoratori della sanità, insieme a comitati cittadini, associazioni ambientaliste e movimenti per i beni comuni. Una manifestazione «che dimostra come il messaggio lanciato il 6 dicembre dai movimenti per il diritto all'abitare con l'occupazione contemporanea di sette stabili non è rimasta inascoltata, ma si è allargata a tutta la città» commenta Paolo Di Vetta dei Movimenti per l'abitare. Al centro della mobilitazione l'opposizione al pacchetto Alemanno 64 delibere urbanistiche in discussione in consiglio comunale, «un nuovo sacco di Roma» - la privatizzazione dei servizi pubblici, la difesa del lavoro e della scuola, la riaffermazione del diritto alla casa «in una città in cui è sembrata una provocazione indire un nuovo bando per le case popolari senza avere alloggi da assegnare». Sfidando un freddo pungente e insolito per Roma, i manifestanti partono da Piazza Vittorio. In testa al corteo il Coordinamento lavoratori della sanità di tutti gli ospedali di Roma «perché con i tagli e le politiche di austerità non sono diminuiti gli sprechi ma solo i servizi», denuncia una lavoratrice del Cto. Di seguito, il Coordinamento romano acqua pubblica, i precari della scuola, Legambiente Lazio che ha aderito alla giornata di protesta «per bloccare il cemento di Alemanno che cancellerà ettari ed ettari di agro romano». Poi i movimenti per il diritto all'abitare, in migliaia a formare un biscione compatto di persone che avanza per il centro cittadino. «Non è questo il colore che voglio nella mia città», si legge su tanti cartelloni grigi nelle mani dei manifestanti. Tra loro, anche le «nuove occupazioni» del 6 dicembre scorso. «Questa manifestazione chiede con forza di ribaltare l'agenda della città mentre ricostruisce una coalizione di forze sociali che saprà imporre a chiunque vorrà governare un nuovo modello di sviluppo», dice Andrea Alzetta, consigliere comunale di Roma in Action. La manifestazione prosegue tranquilla in direzione dei Fori Imperiali. «La nostra forza è nel numero» dicono in molti tra le file del corteo indicando un lungo tratto di via Cavour pieno di gente. Qui un enorme striscione del Coordinamento cittadino per l'acqua pubblica lancia una mobilitazione per il 25 gennaio alle 11 a Fontana di Trevi «sotto le finestre dell'Autority che ha reintrodotto in bolletta quanto cancellato con il referendum». Intanto, un gruppo di attivisti "sanziona" con dei fumogeni un albergo di lusso: occupy suite , viene chiamata l'azione. La coda del corteo è animata dalle bandiere dell'Unione sindacale di base, in piazza con uno spezzone numeroso, preceduto da quello del Comitato No Debito. «I tagli ai servizi e le politiche di spending review peggiorano la vita dei lavoratori che sono anche cittadini e abitanti di questa città» commenta Guido Lutrario dell'Usb. In piazza anche diversi politici: da Luigi Nieri, ex consigliere regionale di Sinistra ecologia e libertà, tra i nomi in lista nelle primarie del centro sinistra per le comunali di Roma, al candidato sindaco e presidente del decimo municipio Sandro Medici, che ribadisce «la necessità di bloccare le concessioni edilizie e l'espansione di una città che deve iniziare a puntare su politiche di recupero dell'esistente». Presenti anche il consigliere regionale del Pdci Fabio Nobile e quello provinciale di Sel Gianluca Peciola. Intorno alle cinque e mezza i manifestanti raggiungono piazza Santi Apostoli dove il corteo si scioglie. «Una bella risposta contro i poteri forti di questa città», commentano gli organizzatori. Prossimo appuntamento, venerdì pomeriggio all'occupazione di via delle Province.

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