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Stefano Castelli
Altro favore agli Agnelli: Fassino raddoppia le cubature alla Juve
10 Novembre 2012
Città e rendita
Trattative pericolose quelle tra proprietà privata e potere pubblico. Soprattutto quando la proprietà è del maggior potere cittadino. La trasparenza è d'obbligo e i vantaggi per i cittadini l'obiettivo prioritario.

Trattative pericolose quelle tra proprietà privata e potere pubblico. Soprattutto quando la proprietà è del maggior potere cittadino. La trasparenza è d'obbligo e i vantaggi per i cittadini l'obiettivo prioritario. Il Fatto Quotidiano, 10 novembre 2012

Un pezzo di città da riqualificare, una potente società calcistica che potrebbe farsene carico (e completare così il progetto inedito e vincente di uno stadio di proprietà), una sciagurata operazione urbanistica di qualche anno fa e una città con un disperato bisogno di denaro liquido per rientrare nel Patto di stabilità. Sono gli elementi di una vicenda che rischia di incrinare la maggioranza di centrosinistra che governa Torino. Lunedì il consiglio comunale voterà la variante del piano regolatore che darebbe il via libera alla Juventus per la costruzione di una “cittadella bianconera” accanto allo Stadium. Variante che quattro consiglieri del Pd, e l’Idv Giuseppe Sbriglio, minacciano di non votare, e non sono mancati aspri dissapori tra quest’ultimo (ex assessore allo sport di Chiamparino) e l’assessore all’urbanistica Ilda Curti (Pd).

Si tratta di un progetto ambizioso su un’area di (almeno) 260 mila metri quadrati che prevede la costruzione di un centro sportivo (anche per la prima squadra), la nuova sede societaria, un centro di medicina dello sport, un albergo da 120 stanze, un cinema multisala da dieci schermi e - soprattutto - edifici di edilizia privata. La Juventus verserebbe nelle casse comunali 10,5 milioni
di euro (più gli oneri di urbanizzazione previsti per legge) e promette di investirne oltre 40. Il risultato promesso è la rinascita di un quartiere disagiato a tutto vantaggio - come del resto accade in molti paesi d’Europa - di una società calcistica che, grazie allo stadio di proprietà, raddrizza i bilanci e attira turisti.

Cosa agita, dunque, i consiglieri della maggioranza che sostiene Piero Fassino? Il prezzo troppo basso? In effetti meno di euro al metro quadro per il diritto di superficie è tutt’altro che sfavorevole, ma c’è dell’altro. Il problema, in realtà, riguarda una gestione un po’ leggera della vicenda. Chi è accecato dal tifo avverso evoca sudditanza a casa Agnelli, altri - meno prosaicamente - ci vedono l’esigenza di incassare alla svelta.

La giunta, a fine luglio, ha siglato un protocollo con la Juventus senza fissare un prezzo per la vendita ma accettando tout court l’offerta della società di Andrea Agnelli. Inoltre, nel testo della delibera sottoposto al Consiglio pochi giorni fa, è “magicamente” raddoppiata (da 6 a 12 mila mq) l’area destinata all’edilizia residenziale, quella più redditizia, senza che il Comune - come logica suggerirebbe - abbia chiesto un euro in più. A seguito di questo “incidente” è stata disposta una perizia, che tuttavia vedrebbe la luce solo ex post. Cosa accadrebbe se il prezzo non sarà considerato congruo?

C’è poi la questione di ciò che già esiste alla Continassa: l’ex Palastampa ora in gestione alla famiglia Togni (già in contenzioso con la città) e - soprattutto - l’ex Arena rock. Quest’ultima è un’enorme spianata di terra pensata come area concerti costata 5 milioni di euro e mai (dicasi mai) usata in quasi dieci anni, perché assolutamente e palesemente inadeguata. L’Arena rock è oggi un kartodromo, costruito da una società privata che ha vinto una regolare gara pubblica (a cui la Juventus non ha partecipato). Non è un rischio contabile - si chiedono i consiglieri “ribelli” - far finta che alla città quella struttura non sia costata milioni di euro? E soprattutto, chi manda via i concessionari? E a che prezzo? Il rischio, insomma, è che il ricavato della vendita - se la Juventus non accetterà di farsene carico - finisca in risarcimenti e contenziosi con i privati.

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