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Dacia Maraini
Sviluppo come alibi per cementificare
18 Luglio 2012
In giro per l'Italia
Parole sante a proposito di un altro degli scempi che distruccono il Malpaese. Ma chi le ascolterà?Corriere della sera , 17 luglio 2012

Un grido di dolore si leva da coloro che amano la natura e vorrebbero preservarla. Una parte di costa abruzzese sta per essere cementificata brutalmente, legalmente, con il solito argomento della crescita e dello sviluppo.

«Abbiamo perso l'opportunità di salvare il rarissimo tratto di fascia costiera non ancora edificato», scrive il Comitato riserva naturale regionale Borsacchio. Al posto della spiaggia «avremo palazzine e stabilimenti e al posto della splendida pineta, strade e piazze coperte di asfalto».

Stiamo parlando di una riserva naturale che si trova nei comuni di Roseto degli Abruzzi e Giulianova con spiagge pulite e pinete intatte chiamato Riserva del Borsacchio. Nata nel 2005, da anni la Riserva è nelle mire di chi vorrebbe costruire megavillaggi e casette a schiera. Eppure, come spiegano quelli di Legambiente, «centinaia di appartamenti costruiti negli ultimi lustri rimangono sempre più desolatamente inutilizzati e invenduti».

«Perché tanta indifferenza del governatore, dei sindaci e di buona parte dei consiglieri regionali e comunali, che pur potendo non lo hanno impedito?» si chiedono preoccupati. «Avranno una sola buona ragione? Purtroppo sembra che l'unica spiegazione del loro comportamento sia di non sapere dire no a chi, con mezzi economici convincenti, impone il solo interesse realmente tute

lato in questa brutta vicenda, lo spessore del suo portafoglio».

«L'area protetta del Borsacchio del Teramano è stata oggetto di numerosi interventi legislativi finalizzati alla modifica della linea di confine per rispondere agli appetiti della speculazione edilizia», commenta Fabio Celommi del Comitato.

I cittadini in maggioranza si sono schierati contro la divisione in due della Riserva che verrebbe a perdere gran parte della sua pineta e le foci del Tordino e del Borsacchio, per cui si avrebbe «una Riserva del Borsacchio senza il Borsacchio medesimo», come dice Pio Rapagnà che da anni difende coraggiosamente le ragioni della comunità... Ma come al solito, gli appetiti degli speculatori si dimostrano più forti della volontà popolare.

C'è chi si riempie la bocca della magica parola «sviluppo». Ma è cieco e sordo chi pensa che lo sviluppo consista solo nella moltiplicazione delle case e nelle gettate di asfalto. Oppure è in malafede e usa la comoda parola per nascondere le ingordigie di grossi investitori.

Ormai lo sanno tutti: lo sviluppo non sta nel costruire su ogni angolo di costa rimasto intatto, ma al contrario nel preservare la bellezza, l'integrità dell'ambiente che oltre a proteggere il territorio da allagamenti, slavine, desertificazione, dà vita al turismo e quindi porta anche guadagni. I turisti cercano l'ombra degli alberi, la pace di una spiaggia pulita, un mare non inquinato. E la gente del luogo lo sa. Sono gli speculatori che fingono di non sapere. E gli amministratori pubblici che usano in malafede la parola «sviluppo».

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