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Programma di massima
22 Settembre 2011
I preliminari
Programma della VII edizione della Scuola di eddyburg 2011, “Oltre la crescita, dopo lo sviluppo. Nuove domande alla pianificazione”. Riccione, 14-17 settembre 2011

PROGRAMMA DI MASSIMA



Premessa



Dopo aver ragionato, nell'edizione 2010 della scuola, sui problemi connessi alla rendita ci vogliamo occupare dei modi per rimediare alla "malattia della crescita".

Per un crescente numero di studiosi di tutto il mondo, esperti delle discipline umanistiche e scientifiche, non è sufficiente cercare meccanismi correttivi del modello economico-sociale dominante, bensì occorre ipotizzare un modello alternativo, in sostituzione dell’attuale fondato su un’illimitata crescita della produzione di merci. Che implicazioni comporta, per la pianificazione territoriale e urbanistica, abbandonare uno scenario di crescita/sviluppo per assumerne uno che sia basato sul limite, sulla conservazione o sulla decrescita? Come possiamo immaginare città e territori del dopo-“sviluppo”?

Prima giornata (mercoledì 14 settembre).

Dopo l’introduzione alla scuola (Mauro Baioni), nella quale ripercorreremo il percorso seguito nelle sette precedenti edizioni, partiamo, come di consueto, dalle parole. Quest’anno, della parola “sviluppo”.

L’intervento introduttivo (Ilaria Boniburini) esplorerà il concetto di sviluppo nelle sue varie interpretazioni e accezioni, attraverso un percorso critico che metterà in evidenza sia i limiti e le inadeguatezze del paradigma dello “sviluppo” nell’ analizzare, interpretare e guidare l’evoluzione delle società, sia gli effetti talora devastanti che esso ha provocato nel mondo. Si sosterrà la necessità di individuare (per leggere, interpretare la realtà e guidare i processi futuri delle nostre società) il “bene comune” come concetto di riferimento e fondamento delle proposte riguardanti i diversi aspetti della società di cui deve tener conto una pianificazione della città e del territorio adeguata ai bisogni dell’uomo, alle reali condizioni del nostro pianeta e al patrimonio conoscitivo finora acquisito.

I successivi interventi forniranno elementi di conoscenza e di riflessione su alcuni temi di fondo. L’economista Giovanna Ricoveri illustrerà in concetto di “bene comune” nella sua evoluzione e nelle sue diverse componenti e articolazioni, argomentando la tesi che la difesa e riconquista dei beni comuni è la risposta necessaria per neutralizzare la capacità distruttiva del sistema economico-sociale esistente e avviare la costruzione di un sistema nuovo. L’agronomo Nicola Dall’Olio illustrerà, in relazione ad alcune situazioni specifiche, le drammatiche conseguenze della mercificazione di un rilevante bene comune (il territorio agricolo) sulle condizioni di vita e sulle stesse risorse essenziali per la specie umana. Il giurista Ugo Mattei ragionerà sulle implicazioni del nuovo paradigma, fondato sul concetto di bene comune nel campo del diritto e dell’assetto proprietario, e sulla necessità di arricchire la gamma delle forme della proprietà reintroducendo (accanto alla privata e alla pubblica) quella delle proprietà comune. Il giornalista Loris Campetti introdurrà il tema, oggi centrale, del lavoro. La riduzione del lavoro, da strumento essenziale della società per la comprensione e il governo del mondo materiale e immateriale, dopo la sua riduzione a merce, è sottoposto oggi a un ulteriore processo di impoverimento ed emarginazione. Il passaggio dal paradigma dello “sviluppo” a quello del bene comune può essere l’occasione per restituirgli dignità e valore pienamente umano facendone lo strumento per affruntare alcune grandi esigenze sociali e territoriali. Infine lo storico Piero Bevilacqua fornirà elementi di discussione e riflessione sul ruolo della formazione, della conoscenza e dei saperi nella costruzione di un nuovo paradigma, sulle condizioni che l’applicazione che esso pone al sistema dei saperi, oggi caratterizzato dalla frammentazione e dalla subordinazione all’economia data.

Seconda e terza giornata (giovedì e venerdì, 15-16 settembre)

Nelle giornate centrali, coordinate da Mauro Baioni e Maria Cristina Gibelli con l’apporto di esperti dei casi trattati (Giuseppe Boatti, Roberto Vezzosi, Lorenzo Venturini, Serena Righini, Francesca Blanc), la nostra attenzione sarà concentrata “attorno alla linea rossa”, il limite tra città e campagna. Lungo questo limite le contraddizioni dello sviluppo si mostrano con particolare evidenza e i tentativi di coniugare l’arresto del consumo di territorio con la promozione di un nuovo modello di insediamento si scontrano con l’apparente ineluttabilità dell’espansione urbana. Ci proponiamo di esaminare i conflitti d’uso del territorio in corso, i soggetti e gli strumenti adoperati, le poste in gioco e le sfide per il futuro.

L’attenzione sarà mirata su due casi italiani - Milano e Firenze - selezionati perché rappresentativi dei problemi da affrontare, del grado di autorevolezza dei poteri pubblici, del ventaglio di politiche territoriali messe in campo, del contenuto e dell’efficacia di piani urbanistici e territoriali, del ruolo svolto da abitanti, terzo settore, soggetti economici. Per ciascun caso cercheremo di individuare quali sono le trasformazioni in atto e le strategie che le ispirano, quali le resistenze opposte dalla pianificazione e dalle tensioni antagoniste, quali gli insegnamenti che se ne possono trarre per delineare i nuovi obiettivi e gli strumenti adeguati a raggiungerli. La lettura critica delle vicende milanesi e toscane prenderà spunto non tanto da una comparazione tra concezioni alternative della pianificazione e dei suoi strumenti, quanto piuttosto dalla lettura critica dei caratteri - fisici, funzionali, sociali - delle parti di territorio investite dalle trasformazioni.

Ad un viaggio attorno alle città seguirà la descrizione dei principali piani e progetti (l'Expo e il piano di governo del territorio di Milano, il piano di indirizzo territoriale e i piani strutturali di Firenze e delle città limitrofe), per concludersi con una riflessione sui progetti riguardanti il parco Sud e il parco della Piana Fiorentina. Rifuggendo da ogni contrapposizione caricaturale (campagna vs città, piccolo vs grande, locale vs globale), crediamo sia possibile trovare in queste ultime esperienze (e in altre simili, relative al contesto internazionale, tra le quali Barcellona) indicazioni utili per tratteggiare alternative possibili ai modelli dominanti di uso del territorio permeati dalle ideologie di crescita e sviluppo.

Quarta giornata (sabato 17 settembre)



Infine, nella giornata conclusiva (introdotta da Edoardo Salzano), vogliamo tirare le fila delle riflessioni compiute nelle due edizioni della scuola dedicate al tema “urbanistica ed economia”, soffermandoci sulla nuova domanda di pianificazione che emerge dalle tensioni della società civile riguardanti l’ambiente e la salute, l’equità e la possibilità di accesso ai beni comuni, il riconoscimento del paesaggio come “eredità da preservare” e come “componente essenziale del contesto di vita”, la ricerca di nuovi stili di vita.

Proporremo innanzitutto una formulazione di “economia” e di “lavoro” riferite alla persona umana e non all’economia data. Torneremo sulla questione della rendita urbana, trattata nella sessione 2010 della scuola: non si può eliminarla, ma ci si può adoperare per ridurne la lievitazione e per trasferirla al suo produttore, la collettività. E soprattutto (è il mestiere degli urbanisti) si può combattere la “città della rendita” per costruire la “città dei cittadini”. Il trionfo della prima ha sconfitto la pianificazione urbanistica quale è stata costruita nel XIX e XX secolo, e ha segnato il prevalere di una razionalità (quindi di una pianificazione) finalizzata a obiettivi che si sono rivelati devastanti.

Ci proponiamo di concludere questo ciclo della scuola enunciando i principi che devono essere alla base della “città dei cittadini” e, a partire da questi, lavorare per ri-costruire una pianificazione coerente con il paradigma della città come bene comune, individuando i nuovi strumenti necessari per dare risposte adeguate alla nuova domanda, innanzitutto recuperando e rinnovando obiettivi, concetti e strumenti troppo frettolosamente abbandonati.

Al termine dell’intervento si aprirà la discussione con un gruppo di amici e collaboratori di eddyburg (tra i quali Vezio De Lucia, Walter Tocci, Giovanni Caudo, Chiara Sebastiani) e con i docenti e studenti della scuola.

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