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Franco Vanni
Il parco dei cinque Comuni contro la minaccia cemento
25 Luglio 2011
Milano
Prove di intercomunalità metropolitana: azioni, prima dell’ingegneria istituzionale di improbabili riformatori. La Repubblica Milano 25 luglio 2011, postilla, (f.b.)

Salvare il salvabile. È la missione delle associazioni di cittadini che spingono i Comuni di Milano, Pero, Rho, Cornaredo e Settimo Milanese a creare un parco nei propri territori: 180 ettari con piste ciclabili, alberi e panchine, per avvicinare i cittadini al poco che resta del passato agricolo dell’Ovest milanese, guastato dall’inceneritore, dalla Tav, dall’autostrada e dalla tangenziale. «Salviamo ciò che resta - dice Salvatore Crapanzano, del Coordinamento dei comitati - i vincoli del Parco Sud non hanno fermato il cemento». Il progetto, presentato ai sindaci, costa tre milioni.

Salvare il salvabile. È la missione delle associazioni di cittadini che spingono perché i Comuni di Milano, Pero, Rho, Cornaredo e Settimo Milanese creino un parco attrezzato al confine dei propri territori. Dopo decine di riunioni e workshop di progettazione, quello che c’è è un nome, "Parco dei cinque Comuni", un’area individuata di 180 ettari e una relazione di 17 pagine che indica dove dovrebbero posizionati piste ciclabili, filari di alberi, bacheche di informazione e panchine. Una rete di infrastrutture leggere, quasi invisibili, per fare conoscere ai cittadini quel che resta del passato agricolo di un’area dell’Ovest milanese che più di tutte ha subito l’invasione delle grandi opere pubbliche. Costo totale del progetto, circa tre milioni di euro.

Sul terreno che si vorrebbe valorizzare, fra cascine e fontanili superstiti, si trovano l’inceneritore Silla Due, un depuratore fognario, la Tav, l’autostrada Milano-Torino e la tangenziale Ovest. «L’unico modo per salvare quel che resta è farlo conoscere ai cittadini - dice Salvatore Crapanzano, presidente del Coordinamento dei comitati milanesi, attivo nel progetto - visto che nemmeno i vincoli paesaggistici sono riusciti a fermare il cemento». Sembra incredibile, ma l’area si trova infatti nel Parco agricolo Sud Milano. Nonostante questo, è stata fatta a pezzi a suon di deroghe ed eccezioni. «La speranza di chi crede nel progetto è che tutti i Comuni dimostrino interesse al parco, e sembrano esserci segnali positivi», dice Gianluigi Forloni, oggi assessore all’ambiente a Rho, e già presidente del coordinamento di associazioni che spinge per salvare ciò che resta del verde: Comitato del quartiere Figino (Milano), Gruppo Salute (Pero), Italia Nostra Nord Ovest (Cornaredo), La Risorgiva (Settimo Milanese) e la sezione di Legambiente a Rho.

L’unica area già riqualificata, nei 180 ettari che si vogliono recuperare, è il piccolo parco dei Fontanili di Rho. Ora si tratta di tutelare e collegare fra loro anche le risorgive, la Cascina Ghisolfa, l’area che lambisce la cava Bossi a Pero. Il sogno è fare del "Parco dei cinque Comuni" un corridoio verde, per quanto possibile, che colleghi il parco del Ticino a Bosco in Città. «Il progetto è interessante, ha il nostro appoggio, e in tutte le sedi possibili ci spenderemo per sostenerlo», dice Rosario Pantaleo, uno dei vicepresidenti del Parco Sud. In passato, l’unica amministrazione che non ha dimostrato di appoggiare il progetto è stata quella di Milano, ma la speranza delle associazioni è che con il cambio di giunta le cose cambino. Per questo i cittadini dei comitati due settimane fa hanno presentato il progetto al sindaco Giuliano Pisapia, intervenuto a un incontro con i residenti del quartiere Figino, alla presenza dei sindaci degli altri Comuni coinvolti. «Quello che manca, come sempre, sono i soldi - dice Forloni - la speranza è che il piano possa essere finanziato anche con le opere compensative di Expo».

postilla

È dagli anni ’20-’30, ovvero da quando con la prima timida diffusione del trasporto motorizzato si accelerano le spinte a un confuso decentramento insediativo, che nell’area milanese (come del resto in tutte le regioni urbane simili d’Europa e del mondo) si pone il problema dell’ intercomunalità. Da subito chi vuol capire capisce che esistono due percorsi, non necessariamente alternativi, per governare i processi: quello discendente dell’organo di governo metropolitano, e quello ascendente dell’associazione di Comuni. Mentre per decenni il primo provoca al massimo qualche dibattito politico e parlamentare (dal coordinamento urbanistico territoriale, ai comprensori, ai piani provinciali di altalenante efficacia) il secondo fa sentire molto di più gli effetti di un’alleanza via via commisurata all’estensione dei problemi.

Si comincia da alcuni consorzi promossi dagli organismi del PNF, attraverso un vero e proprio piano intercomunale per l’area Groane immediatamente successivo all’introduzione dello strumento nella legge del 1942, fino al noto PIM nell’epoca più fertile di sperimentazioni e risultati. Non va dimenticato che anche il Parco del Ticino nasce a cavallo degli anni ’60-’70 da una spinta dal basso, e non per una decisione propulsiva di organi superiori.

È quindi un ottimo segnale quello del gruppo di Comuni che si alleano per quello che dovrebbe essere un cosiddetto Parco Locale di Interesse Sovracomunale (PLIS) a tutela della qualità del territorio e dell’abitabilità di un’area dove ormai le grandi trasformazioni a casaccio stanno letteralmente affettando gi ultimi brandelli di spazio aperto lasciati dallo sprawl produttivo e residenziale degli ultimi decenni.

Meglio ancora sarebbe, se a queste iniziative “di reazione” ad aggressioni dall’esterno se ne aggiungessero altre di carattere più propulsivo, di coordinamento dello sviluppo e non solo di resistenza. È auspicabile che il solo accenno da parte della nuova giunta Pisapia di farsi promotrice di politiche di cooperazione metropolitana (indipendentemente da quelle che sono forse solo le ennesime chiacchiere di partiti e istituzioni sull’Ente sovraordinato) possa, magari col traino dell’Expo e delle sue complesse tematiche intrecciate al territorio, essere la scintilla in grado di innescare qualcosa di simile allo storico PIM (f.b.)

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