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Luigi Sani
Sentenza della Cassazione n. 17601/2010: sarà questo il futuro dei nostri viali alberati?
3 Maggio 2011
Il paesaggio e noi
Con tutto il rispetto della Fiat e del modello di sviluppo (e vita) che ha imposto per tutto il ‘900 al paese, esiste anche il buon senso. Dal Notiziario della Scuola Agraria del Parco di Monza, maggio 2011 (f.b.)

Tempo fa ho portato la famiglia a sciare sulle montagne dell'Abetone e, lungo la statale del Brennero, abbiamo visto che gli alberi vicino alla sede stradale sono stati tutti tagliati. Allora ho approfittato dell'occasione per spiegare ai miei figli come il taglio degli alberi stia provocando delle frane, mentre questi svolgono spesso una importante funzione stabilizzatrice dei versanti e quindi riducono l'erosione e il deflusso incontrollato delle acque. Per prudenza, la settimana successiva, ho pensato bene di portare la famiglia al mare ma. .."i cipressi che a Bolgheri alti e schietti vanno da San Guido in duplice filar". dove sono finiti?

Supponendo che il cancro corticale del cipresso fosse il colpevole, stavo per spiegare in che modo insetti e funghi possono uccidere le piante e quali sforzi si deve fare per curarle, ma il vero colpevole non era il cancro, perche le piante erano state tagliate. Ora mi accorgo che lungo tutte le strade percorse, ai loro margini, non vegeta più né un platano, né un tiglio, né qualunque altro albero. C'è solo una lunga teoria di lamiere piegate ad arte, i guardrail, alcune delle quali sono anche chiamate 'ecologiche' perche rivestite di legno di pino!

Questo scenario incredibile e paradossale potrebbe diventare possibile, se si applicasse alla lettera la norma del codice della strada su cui si è basata la sentenza della Cassazione n. 17601 del 7.5.2010 per mezzo del quale un tecnico dell'Anas è stato condannato per omicidio colposo, non avendo provveduto a "mettere in sicurezza" il tratto stradale di sua competenza.

Gli effetti di questa norma del Codice della Strada, in sostanza, possono indurre a ritenere che ogni albero che si trova ad una distanza inferiore a 6 m dal ciglio stradale deve essere abbattuto (e mai ripiantato) in quanto potenzialmente pericoloso per la pubblica incolumità. La ragione ultima del disposto è oggettivamente condivisibile; chi non ritiene doveroso tutelare con il massimo rigore la sicurezza dei cittadini? Ma allora perche non asciugare l'asfalto dopo ogni pioggia (?!). Ovviamente non possiamo entrare n queste logiche senza superare il confine dell’assurdo (e si vedano a questo proposito i molti commenti alla sentenza rintracciabili sulle chat), però vorrei qui commentare quanto accaduto nell'ambito di un quadro più vasto.

La nostra Costituzione tutela la vita dei cittadini e la loro sicurezza, così come il territorio e l'ambiente, intendendo con ciò che la qualità della vita dei cittadini dipende anche dal luogo in cui essi vivono. Non si tratta di obiettivi contrastanti, nel senso che la tutela di un bene di valore primario e costituzionale non può comportare l'annientamento di un altro bene di pari valore. Ad esempio, fra i valori costituzionali vi è sia la tutela della salute che del "lavoro", ma quest'ultimo non può essere tutelato dalle norme a danno della salute e viceversa. Si deve cioè trovare un modo il più equilibrato possibile di perseguire questi beni e valori primari. Penso cioè che il Codice della Strada avrebbe dovuto trovare un più equo e intelligente (direi Costituzionale) compromesso fra il sacrosanto diritto alla sicurezza stradale e il diritto di tutela del paesaggio.

Sono convinto che una soluzione concreta esiste e che se certamente in qualche caso è necessario tagliare degli alberi che rendono molto pericoloso un incrocio, al tempo stesso la pericolosità dei nostri viali alberati non è data dalla presenza e dalla distanza degli alberi, o dall’assenza del guardrail, ma dal modo in cui noi guidiamo nelle diverse condizioni, dall’efficienza delle noste vetture e dalla manutenzione della sede stradale.

In questa ottica diventa chiaramente assurdo ipotizzare la distruzione di un elemento di qualificazione del paesaggio come il viale alberato per garantire la sicurezza che, invece, non si garantisce affatto. È, anche certo, infatti, che anche 'spostando' gli alberi a 6 m di distanza dalla sede stradale, tale misura non è quasi mai sufficiente a far sì che una macchina lanciata in velocità e magari senza controllo, possa fermarsi da sé. E allora perche invece di 6 m non spostare gli alberi a 100 m dal ciglio? Ricordo, altresì, che vi sono studi che dimostrano, invece, come la presenza di alberi al margine della strada contribuisca alla diminuzione degli incidenti, poiché favorisce la percezione del percorso, riduce l'impatto della luce solare e, favorendo il benessere psichico, tende a smussare i comportamenti imprudenti o aggressivi.

In questa ottica andrebbe rivista questa assurda norma del Codice, perche la sua applicazione implica l'impossibilità di progettare un viale alberato degno di questo nome ed in grado di assolvere le funzioni che gli sono proprie.

In sostanza l'approccio corretto dovrebbe essere il seguente: gli alberi (ma anche altri ma- nufatti come i pali della luce) possono trovarsi in prossimità della carreggiata stradale e la loro presenza può costituire una fonte di pericolo tale da indurre rischi di incidenti mortali o comunque assai gravi. Ai fini della normativa sulla sicurezza è necessario che il gestore predisponga misure di protezione collettiva (nel caso il guardrail) finalizzate a ridurre questa fonte di pericolo.

Ma, in tutti i casi, pensiamo un po' di più al ruolo, alle funzioni e alle condizioni di vita delle piante. Gli alberi lungo le strade, infatti, sono decisamente maltrattati, non solo a causa degli incidenti che subiscono, ma anche per colpa dell'Ente gestore, sia esso I' Anas o le amministrazioni locali. Molti alberi sono inclinati e quindi "fuori sagoma" o presentano carie estese od altre anomalie alla base del tronco e all'inserzione dei rami, con un notevole pericolo di rottura. Tutti questi difetti costituiscono una certa fonte di rischio per l'utente stradale, ben di più della loro minore o maggiore distanza dal ciglio! Ma questi difetti sono dovuti ad errori nella tecnica di impianto o nello spazio troppo limitato a disposizione, oppure nelle improprie tecniche di gestione colturale.

Questi alberi,più degli altri, dovrebbero essere prima compresi, mediante una appropriata valutazione della stabilità e quindi curati, secondo le tecniche dell'Arboricoltura, come si insegnano da tempo in questa scuola, da personale qualificato e magari certificato ETW (European Tree Worker), in modo che gli alberi siano sicuri per se stessi e in relazione agli spazi in cui si trovano a vegetare. Se una colpa dobbiamo fare a chi gestisce gli alberi lungo le strade, quest'ultima indicata è certamente legittima, mentre non si può accettare di vivere in un luogo a rischio zero, in quanto senza alberi, anche perche sarebbe un posto terribilmente stupido e noioso. .

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