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Valentino Parlato
Il popolo dei giovani
23 Dicembre 2010
Articoli del 2010
Una sintesi di questi mesi. Il cielo è nero, ma la speranza è in piazza. Il manifesto, 23 dicembre 2010

Quest'inverno si sta riscaldando. Mai come in questi mesi lo stato generale di quest'Italia è stato così deprimente. La disoccupazione cresce, anche i sindacati non stanno tanto bene e la politica è un disastro. I partiti che una volta avevano un nome (Dc, Pci, Psi, Pri, etc) adesso hanno sigle prive di identità: nomina sunt essentia rerum. Nessun nome preciso e, quindi, disponibile a tutto e al contrario di tutto.

L'attuale governo, dopo aver ottenuto la maggioranza di soli tre voti, conferma il detto secondo il quale al peggio non c'è fine. Il presidente del consiglio minaccia di scendere in piazza se la Corte Costituzionale impedirà l'approvazione del legittimo impedimento, che ove non fosse approvato porterebbe Berlusconi da Palazzo Chigi a Regina Coeli. E so di esagerare. E intanto si è dimessa la ministra Prestigiacomo. Manca ancora la notizia di un messaggio di congratulazioni del nostro presidente all'amico Lukashenko. Siamo a un caos agonico della Repubblica italiana fondata sul lavoro e non sui disoccupati, i precari e quant'altro.

In questa palude velenosa e micidiale lo scatto di vita c'è venuto dai giovani, dagli studenti, dalle università e dalle scuole tutte. È da settimane che i giovani manifestano, esprimono la loro rabbia, anche disperazione e soprattutto volontà di cambiare, di procedere e far procedere il paese su un binario liberatorio. A Roma, a Palermo, a Torino, a Milano e in tutte le sedi universitarie questo movimento è sceso in piazza a chiedere una svolta. E quando c'è un popolo di giovani che protesta e chiede di cambiar strada poco valgono gli strilli di denunzia contro qualche inevitabile episodio di violenza. Il fiume è in piena. E ben lo ha capito il presidente della Repubblica che ieri ha ricevuto una delegazione di questi studenti. Bene farebbe la Cgil ad accettare la richiesta degli studenti e della Fiom di uno sciopero generale.

Dobbiamo, anche perché un po' più anziani (anche molto) stare vicini a questo movimento: «uniti contro la crisi» è un'affermazione di volontà e di realismo. Il manifesto nella sua ormai quarantennale storia è stato sempre con i giovani, solidale e anche critico. Il manifesto è ancora con questa fiduciosa realtà giovanile. Ma forse anche per questo il manifesto è diventato un obiettivo di questo governo, che prima ha abolito il diritto soggettivo a un contributo statale all'editoria libera e poi, adesso, minaccia di far bella figura togliendo i soldi destinati all'editoria per darli al 5 per mille. E qui, anche in polemica con gli amici de il Fatto, ribadiamo che il contributo pubblico all'editoria senza padroni non è un'elemosina, ma un dovuto contributo alla cultura e alla libertà. Ove queste minacce diventassero realtà, sappiano i nostri potenti nemici, ma anche i giovani del movimento, che non molleremo.

Non molleremo perché siamo in una crisi e in uno scontro sociale (direi di classe) che non consente ritirate. Non torneremo a casa quando nello stato delle cose presenti il pericolo è di una deriva verso il peggio. Peggio anche dell'attuale peggio berlusconiano.

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