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Riccardo Rosa
Monza mette all’asta l’ex San Gerardo
22 Dicembre 2010
Altre città italiane
Parallelamente alla svendita della Villa Reale, il capoluogo lombardo fa un altro sventramento virtuale della città fuori tempo massimo. Corriere della Sera ed. Milano, 22 dicembre 2010 con postilla(f.b.)

Sarà uno degli affari immobiliari più importanti degli ultimi 20 anni: oltre 50 milioni di euro, 43 mila metri quadrati di residenziale e più di 30 mila metri quadrati per la realizzazione di una vera e propria cittadella universitaria con campus, alloggi per studenti e spazi verdi. L'asta per la vendita dell'ex ospedale Umberto I di via Solferino è stato pubblicato. Il proprietario del terreno e degli immobili, vale a dire l'azienda ospedaliera San Gerardo, ha dato via libera alle danze e attende proposte «allettanti» entro l'11 febbraio 2011, a mezzogiorno. In gioco c'è un'operazione urbanistica che promette di cambiare volto alla città.

L'area, a pochi passi dal centro storico, è compresa fra il canale Villoresi, via Solferino, via Mauri e via Cavallotti. In tutto si tratta di 18 padiglioni che saranno riqualificati in base all'accordo di programma siglato con la Regione nel 2008. Una parte del lotto sarà impiegata per costruire nuove palazzine (al massimo di 8 piani), uffici e negozi. Ma oltre all'aspetto residenziale, terziario e commerciale, il progetto prevede anche la trasformazione dei corsi universitari in Scienza dell'organizzazione aperti da 5 anni in una vera e propria università brianzola. Anzi, in una cittadella universitaria con uffici, aule, laboratori, un campus, alloggi per studenti fuori sede, parcheggi e giardini. La base d'asta indicata è 50 milioni e 150 mila euro. «Ovviamente — spiega Giuseppe Spata, il direttore —, contiamo di incassarne molti di più. Il nostro obiettivo è di investire questa somma nel piano di riqualificazione del nuovo ospedale».

Il crono-programma prevede la conclusione dell'iter di aggiudicazione entro luglio e l'apertura del cantiere entro ottobre. Nel frattempo sbarcherà in consiglio comunale la variante al Piano di governo del territorio, il documento sul quale il sindaco Marco Mariani e la sua giunta si giocano il mandato. Presentazione l’altra sera, poi una corsa contro il tempo per condurre in porto l'operazione da 4 milioni di metri cubi nel più breve tempo possibile. «Il piano — spiega l'assessore all'Urbanistica, Silverio Clerici —, prevede una crescita di 30 mila abitanti e la suddivisione della città in sei poli tematici» . E fra i nodi da sciogliere c'è anche l'annosa questione della Cascinazza. Il Partito democratico intanto ha bollato il nuovo strumento urbanistico come uno «scempio» e promette opposizione millimetrica in consiglio. Da parte loro, i costruttori brianzoli, stanchi di aspettare una variante che non arriva mai, hanno chiesto le dimissioni del primo cittadino se non ne otterrà l'adozione.

postilla

Si capisce già dall’articolo come questa operazione vecchio ospedale San Gerardo sia organica a un certo modo di concepire la città, mosaico di interessi particolari e lobbies, senza alcuna idea di spazio pubblico che non sia funzionale e sottomessa a questi. Ciò che invece non emerge affatto, ritenuto forse marginale, è l’aspetto urbanistico in senso lato dell’operazione, che forse richiede un paio di cenni storici. L’area occupata dall’ospedale non solo si caratterizza come complesso di valore, coi padiglioni ottocenteschi organizzati secondo gli schemi caratteristici della scienza medica prima che la diffusione degli ascensori sconvolgesse questi assetti spaziali (per intenderci, più o meno la stessa generazione dei carceri cellulari panottici o complessi assimilabili). C’è dell’altro. L’ospedale non è semplicemente “a pochi passi dal centro storico”, ma si inserisce in un quartiere che al centro storico è del tutto complementare, sinora sostanzialmente risparmiato (con qualche sgradevole eccezione) dagli appassionati del metro cubo duro a morire. Questo comparto urbano è il classico quartiere della stazione di impianto ottocentesco, adiacente lo scalo ferroviario anche se collocato su un terreno sopraelevato. Si compone di un viale perpendicolare alla stazione, con una piazza da cui si dipartono vie trasversali, quasi tutto ancora caratterizzato da edifici coerenti con l’impianto (salvo all’attacco del viale della stazione, storpiato proprio sull’angolo da un recentissimo intervento). L’ospedale, insieme al corso dell’ottocentesco Canale Villoresi, è parte integrale del quartiere: cosa potrò succedere di questi spazi se, con le funzioni e le trasformazioni ipotizzate, aumentassero esponenzialmente le pressioni in termini di traffico, nonché di “sviluppo” delle aree adiacenti. Già negli anni ’60 l’ipotesi poi non decollata del piano regolatore di Luigi Piccinato, di un centro terziario nell’area grosso modo fra il quartiere ottocentesco della stazione e la grande viabilità verso Milano poneva sostanzialmente i medesimi rischi. Ma nell’epoca della crescita indefinita accettata da tutti, con un piano urbanistico pensato per un capoluogo da 300.000 abitanti (oggi sono circa 120.000) forse anche queste cose potevano ritenersi accettabili. Ma oggi? (f.b.)

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