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Flavio Cogo
Luigi Scano. L’ambientalista, la natura, i movimenti
29 Dicembre 2010
L'incontro all'Iveser (2010)
La relazione sul tema “Gigi Scano: L'ambientalista, i movimenti” nell’incontro di studio organizzato da Iveser, Ambiente Venezia ed eddyburg a Venezia, 16 ottobre 2010

Faccio parte, come molti ambientalisti nati tra gli anni 1960 e 1970, di quella generazione che ha costituito l’ambientalismo “moderno”, “verde” o “politico” che dir si voglia, che va oltre al pur meritorio protezionismo naturalistico e architettonico, per sposare le grandi cause ambientaliste nazionali e internazionali, e che trova un immediato riscontro nei movimenti che nascono più o meno spontaneamente al di fuori dei tradizionali partiti politici. Era un movimento variopinto caratterizzato da una intransigenza di fondo, “senza se e senza ma”, confortata dai crescenti segnali d’allarme che provenivano dal mondo scientifico confermando le più fosche previsioni sullo stato di salute del pianeta. Negli anni ’80 eravamo un movimento principalmente “contro”: contro l’energia nucleare (grazie anche alla tragedia di Chernobyl), contro la deforestazione, contro la caccia e l’abuso dei pesticidi in agricoltura, contro il crescente traffico automobilistico, contro l’industrialismo e il consumismo. Molti iniziarono la militanza ambientalista in grandi associazioni internazionali, come il WWF o Greenpeace, o in associazioni nazionali, come la Legambiente, allora politicamente collocata a sinistra, dove mi iscrissi nel 1986. Ben presto l’influenza di esponenti ambientalisti di varia collocazione politica provenienti da un comune ceppo democratico-progressista (Barry Commoner su tutti) e soprattutto marxista e postmarxista (James O’ Connor, André Gorz, Laura Conti, Enzo Tiezzi, Paolo Degli Espinosa, Virginio Bettini, Gianni Mattioli e Massimo Scalia), spinsero molti giovani militanti a pensare oltre alle grandi questioni nazionali e internazionali, e a guardarsi attorno e cogliere le esigenze dell’ambiente calpestato che li circondava e in cui vivevano. Divenne naturale il confronto con le associazioni e i movimenti locali «autoctoni», che spesso nascevano dalle ceneri dell’esperienza politica territoriale della nuova sinistra degli anni ’70.

A Venezia fu inevitabile il confronto politico, non sempre pacifico, tra le associazioni nazionali e i gruppi locali con coloro che sentivamo più vicini: Gianfranco Bettin e Michele Boato, tra i fondatori nazionali delle Liste Verdi, e precursori all’interno di Lotta Continua del nuovo movimento ambientalista degli anni ’80; con Democrazia Proletaria, piccolo ma combattivo partito comunista rivoluzionario; e in misura minore con il Partito Radicale (allora ambientalista) e con singoli esponenti del PCI, in massima parte ingraiani come Cesco Chinello e Paolo Cacciari.

Contemporaneamente all’inevitabile, e a volte fastidioso e conflittuale, confronto politico i giovani ambientalisti si videro “costretti” ad ampliare il proprio raggio d’interesse, azione e conoscenza sulle condizioni ambientali del proprio territorio e, soprattutto, su chi se ne occupava da anni anche dal punto di vista tecnico-scientifico. Oltre ai corsi dell’ “Università Verde”, una grande influenza ebbero “Urbanistica Democratica” e soprattutto Stefano Boato che, spendendosi in mille incontri e riunioni, ci svelò i misteri pratici dell’urbanistica, dei piani regolatori, del traffico, dell’edilizia a una giovane generazione spinta verso l’ambientalismo dall’emergenza nucleare. La scoperta dell’importanza dell’urbanistica spinse alla conoscenza degli scritti e degli studi di altri grandi urbanisti veneziani (o veneziani d’adozione): Edoardo Salzano, Andreina Zitelli, Maria Rosa Vittadini, necessari per comprendere che l’azione del militante ambientalista non doveva fermarsi all’ovvio, cioè a promuovere la raccolta differenziata, la tutela del verde pubblico, l’educazione ambientale, ma che doveva affrontare tutte le problematiche inerenti al territorio e all’insediamento urbano e alla sua gestione, e a inseguire, prevenire, contrastare i progetti speculativi e dannosi per il paesaggio, l’ecosistema e la vita dei cittadini.

Questo «viaggio a ritroso» nel tempo portò molti giovani ambientalisti a conoscere e collaborare con Medicina Democratica e con l’Agenzia di Informazione Coorlach che da anni conducevano una serrata politica di controinformazione contro le produzioni tossiche e per la salute dei lavoratori all’interno e all’esterno del Petrolchimico di Porto Marghera, eredi delle lotte operaie per la salute degli anni ’70, collaborando ben presto con Franco Rigosi, Luciano Mazzolin e, soprattutto, di Gabriele Bortolozzo, primo obiettore alle produzioni chimiche, protagonista del processo al Petrolchimico che inizierà nel 1998, tre anni dopo la sua tragica scomparsa.

Feci la conoscenza diretta con Luigi Scano per la prima volta in occasione delle varie iniziative intraprese durante la lotta contro l’Esposizione Universale (EXPO 2000) che il socialista Gianni De Michelis assieme al Consorzio Venezia Nuova e vari imprenditori italiani voleva promuovere a Venezia. Scano faceva parte di quella cerchia di tecnici che, grazie a un lavoro indefesso dietro le quinte, riuscirono a contribuire a bloccare il folle progetto, a volte pagando di persona, come avvenne alla sovrintendente Margherita Asso, promossa per esser rimossa da Venezia.

L’influenza di questi tecnici, unitamente ai sopracitati urbanisti fu determinante per dare all’ambientalismo veneziano una dimensione saldamente ancorata alle esigenze del territorio veneziano e della sua popolazione. Scano in particolare ci insegnò l’unicità di Venezia, e la necessità di concepire la sua vivibilità attraverso la sua cultura e le esigenze della popolazione e del territorio di una città che doveva restare viva per non trasformarsi in una Disneyland svuotata dai suoi abitanti, e di tutelare la sua laguna, ambiente unico al mondo, una dimensione definita con disprezzo «localista», se non «leghista» dall’allora presidente di Legambiente Ermete Realacci. Le occasionali, ma attente e precise, chiacchierate con Scano ci fecero comprendere l’importanza insostituibile della pluridecennale esperienza di Italia Nostra per la salvaguardia di Venezia, nonché dell’importanza dell’operato del PRI veneziano e di Antonio Casellati in particolare.

I primi contatti fugaci con Luigi Scano nella veste non di tecnico ma di “militante” li ebbi in occasione di varie iniziative promosse dal Comitato NOExpò nel biennio 1989-1990. Ricordo che dietro l’Expò si celava la costruzione della sublagunare e del progetto di paratoie mobili Mose, progetto quest’ultimo avversato da decenni da ambientalisti, scienziati, intellettuali, politici, amministratori pubblici e tecnici, nonostante la vulgata corrente faccia coincidere l’opposizione al progetto con la nascita dell’Assemblea Permanente NoMose nel 2005!

Scano fece il suo ingresso “ufficiale” nel mondo dell’associazionismo grazie a “Polis”, gruppo fondato proprio mentre infuriava la polemica in città sulla metropolitana proposta dalla Giunta Bergamo nel 1992. Egli ebbe un rapporto diretto, militante all’interno del gruppo “PER.A” (Per altri trasporti lagunari) contrapposto polemicamente al progetto ME.LA: (Metropolitana Lagunare). Scano si impegnò in prima persona per bloccare la metropolitana, e fu tra le poche persone effettivamente determinanti per far accantonare il progetto. In questa occasione molti di noi ebbero l’occasione di conoscerlo meglio tramite alcuni suoi scritti che ci consegnò, dandoci una visione più ampia e complessa di Venezia e della sua laguna. Durante le varie assemblee e incontri avemmo inoltre l’occasione di scoprirne la dimensione umana e cordiale.

Nel dicembre 1994 nei maggiori quotidiani nazionali e in quelli locali comparvero le dichiarazioni dell’allora presidente di Legambiente, Ermete Realacci, a favore del sistema di paratoie mobili MoSE. Il circolo veneziano, presieduto dallo scrivente, contestò a mezzo stampa Realacci. Alle proteste segue la sospensione sine die (leggi: espulsione) del circolo locale. Scano, assieme a Italia Nostra, fu tra i pochi ambientalisti che contestarono la radiazione de facto di Legambiente Venezia.

I sempre più frequenti contatti di Scano con il mondo ambientalista a partire dal 1994 divennero militanza effettiva grazie alla nascita dell’Assemblea Permanente NoMose nel 2005. Dapprima ci seguì timidamente, in maniera defilata durante le prime contestazioni, presidi e assemblee pubbliche, poi si sentì sempre più coinvolto, seguendoci nel nostro peregrinare attraverso le varie sedi da cui eravamo man mano cacciati, fino a diventare una presenza assidua nel 2006 quando fummo ospitati nella sede del circolo del Partito della Rifondazione Comunista di Cannaregio in Fondamenta Ormesini, vicino al Ghetto, a pochi passi dalla sua abitazione in Rio Terà San Leonardo. Scano ci accompagnò nel percorso di trasformazione da associazione informale che rappresentava le associazioni ambientaliste nazionali e locali, e composta anche da singoli individui, docenti universitari, studenti, giovani dei centri sociali, sindacalisti, militanti di Rifondazione Comunista e in misura minore dei Verdi, ad associazione dotata di statuto, regolamento e organi direttivi. Egli fu uno tra i primi a lanciare l’idea della costituzione della “Associazione AmbienteVenezia” che, raccogliendo l’esperienza dell’Assemblea Permanente NoMose, oramai gruppo informale composto nel 2006 in massima parte da cittadini auto-organizzati per affrontare l’emergenza del MoSE, vissuto come scempio della laguna e insulto alle Leggi Speciali per Venezia, di cui proprio Scano era uno dei padri, si proponesse come gruppo organizzato per prendere atto di tutte le osservazioni e le contestazioni al MoSE dal punto di vista giuridico e scientifico, rielaborandole e rendendole pubbliche, accompagnando in maniera tecnica l’attività politica pratica, icoraggiando.

Il 20 novembre 2006 decine di membri dell’Assemblea Permanente NoMose occupano pacificamente il primo piano della sede del Consorzio Venezia Nuova in Campo Santo Stefano a Venezia, protestando platealmente con slogan e striscioni contro il Comitatone che si apprestava a votare il via libera definitivo al MoSE nella riunione a Roma del 22 novembre. Tra gli occupanti più decisi figura Luigi Scano. Nel tardo pomeriggio il cortile interno e l’edificio vengono invasi da agenti di Polizia e carabinieri in tenuta antisommossa. I parlamentari Paolo Cacciari (Rifondazione), Luana Zanella (Verdi) e Felice Casson (Ds) mediano con le autorità per evitare la carica e l’arresto degli occupanti. Nell’assemblea concitata che segue tra i NoMose, Scano si schiera tra chi vuol restare a costo di esser picchiato e arrestato. Alla fine tutti gli occupanti che oppongono resistenza passiva, vengono portati fuori di peso per le scale dagli agenti. Scano è tra gli ultimi a essere trascinato da quattro agenti fuori dall’edificio, e conclude la serata con noi in un bar davanti a un bicchiere di Prosecco, felice come un ragazzo, raccontandoci aneddoti e curiosità storiche e urbanistiche.

Nel corso delle varie assemblee agli Ormesini, bevendo un bicchiere di vino in compagnia prima o dopo le riunioni, raccontava a me e a gli altri, a spizzichi e bocconi, di non aver più fiducia nei Democratici di Sinistra e di averli abbandonati da tempo. Considerava la “Cosa”, la cosiddetta casa della sinistra del PDS degli anni ’90, come un’occasione mancata per costituire un partito di sinistra pluralista che tenesse conto dell’interesse pubblico e non delle esigenze del capitale, e per riportare in auge il vecchio concetto di riformismo degli anni ’60, in cui prevaleva l’interesse pubblico e dello Stato sulle pretese del capitalismo privato. Aborriva il nuovo concetto di riformismo, parola oramai da lui considerata una foglia di fico per coprire e giustificare gli appetiti speculativi e gli istinti predatori del capitalismo finanziario e edilizio, lasciato libero di depredare il territorio, soprattutto nella sua amata laguna. Era molto irritato dall’operazione in chiave di revisionismo storico che si stava attuando attorno alla figura di Gianni Pellicani, dirigente migliorista del PCI veneziano, con cui il PRI di Casellati e Zorzetto ebbero un eccellente rapporto. Pellicani fu molto vicino a Scano il quale, giovanissimo, svolgeva opera di mediazione tra lui e Ugo La Malfa riguardo la redazione della Prima Legge Speciale per Venezia. Egli si lamentava che Pellicani oramai veniva descritto come un fautore ante litteram delle grandi opere, mentre in realtà fu proprio il grande dirigente migliorista a dare il suo contributo ad affossare l’Expò del 1990 e la Sublagunare del 1992!

Scano, parlando in libertà, individuava gli eredi del riformismo, quello a suo dire “vero” di Riccardo Lombardi e Ugo La Malfa, non tanto nei partiti di sinistra (anche se si stava avvicinando sempre più a Rifondazione Comunista) ma piuttosto nei movimenti di cittadini organizzati che stavano sorgendo in Italia e che reclamavano il rispetto dell’ambiente, della legalità, del territorio, dei bisogni della collettività, dei beni architettonici, del paesaggio. Ci lasciò piacevolmente interdetti quando, in una delle ultime assemblea a cui partecipò, disse ad alta voce “Cari compagni…”!

Uno degli ultimi scritti di Scano è lo statuto di AmbienteVenezia. Dopo mesi di discussioni, egli se ne incaricò della stesura. E ne uscì un manifesto programmatico, più che un atto ufficiale. Una sintesi del suo pensiero, applicata a una realtà militante che ha visto crescere ed evolversi e a cui ha partecipato attivamente, elaborazione a un tempo personale e collettiva, frutto di numerose assemblee e delle riflessioni proprie e altrui, contenente le basi da cui ripartire per agire in maniera più efficace non solo contro il Mose, ma per la salvaguardia di Venezia e del suo territorio, in maniera molteplice innovativa.

AmbienteVenezia fu fondata il 27 dicembre 2007 a casa di Scano, per l’occasione facente funzione di segretario verbalizzatore, un appartamento zeppo di libri, faldoni, quaderni di appunti, riviste, mappe, carte geografiche, progetti, cartelle, agende. Le sedici firme dei soci fondatori furono apposte alle 18.30, dopo aver riscaldato l’ambiente con una decina di bottiglie di Prosecco offerte dallo stesso Gigi, accompagnate da crackers con maionese. Poi tutti in pizzeria, dove si scatenò intrattenendo alcune socie sulle problematiche dell’austromarxismo e dell’occasione mancata di una terza via alternativa al bolscevismo e alla socialdemocrazia!

Avevo preparato una lunga analisi dello Statuto, ma ho preferito tralasciarla e far parlare direttamente Scano attraverso lo statuto da lui redatto.

Articolo 1 (Costituzione)

Al fine di mettere ancora più pienamente a frutto il patrimonio di elaborazioni, contestative e propositive, di partecipazione spontanea di base, di capacità di mobilitazione e di comunicazione, del movimento informale denominato ASSEMBLEA PERMANENTE NO MOSE, fornendogli uno strumento giuridicamente adeguato allo scopo di stabilire rapporti formali con qualsiasi soggetto, pubblico o privato, e di potere agire in giudizio, comunque in continuità con gli obiettivi specifici sinora perseguiti dal suddetto movimento, nonché al particolare scopo di consentire la costruzione, anche formale, di una rete di soggetti che perseguono obiettivi coerenti con quelli perseguiti dal medesimo suddetto movimento […]

Articolo 2 (Finalità e scopi)

1. L’ Associazione AMBIENTEVENEZIA - per la tutela della laguna e dell’entroterra di Venezia persegue le finalità di:

a) promuovere e sostenere le attività di governo del territorio coerenti con gli obiettivi di tutela dell’integrità fisica della laguna di Venezia, del suo avanmare, dei suoi cordoni litoranei, e dell’intero bacino idrografico in essa scolante, nonché dell’identità culturale della stessa laguna, del suo entroterra, e dei relativi insediamenti umani;

b) contrastare ogni scelta, atto, progetto, opera, azione, giudicata contraddittoria, o semplicemente incoerente, con gli obiettivi suindicati.

2. A tali fini, Associazione AMBIENTEVENEZIA - per la tutela della laguna e dell’entroterra di Venezia:

a) promuove, coordina, realizza, autonomamente o in collaborazione con altri soggetti, studi, ricerche, analisi, incontri, seminari, convegni;

b) elabora proposte e definisce documenti valutativi di provvedimenti legislativi, di atti amministrativi, di progetti, di opere, di attività;

c) promuove e realizza, autonomamente o in collaborazione con altri soggetti, pubbliche manifestazioni, dimostrazioni e altre azioni non violente volte a sensibilizzare la pubblica opinione;

d) collabora con altri soggetti che perseguano scopi, anche parziali, coerenti con le sue finalità, nel suo precipuo ambito territoriale di azione;

e) assicura fattiva solidarietà, con o senza intese di reciprocità, ad altri soggetti che perseguano scopi riconducibili a finalità omologhe alle sue, nell’ambito nazionale, europeo, mondiale;

f) svolge attività di comunicazione, con qualsivoglia mezzo tecnico, in relazione alle attività sopra indicate;

g) agisce anche in giudizio a tutela dell'interesse diffuso e collettivo al raggiungimento delle finalità di cui al comma 1, nonché alla regolarità dei provvedimenti comunque attinenti all'area veneziana,

In questi paragrafi è racchiusa tutta l’esperienza urbanistica e politica nonché l’elaborazione dottrinale del riformista di origine repubblicana Luigi Scano: nel “suo” statuto i militanti dell’Assemblea NoMose, provenienti da varie associazioni ambientaliste ma con una forte impronta di sinistra e di estrema sinistra, si sono ritrovati appieno, a conferma dell’attualità della sua concezione radicale della democrazia, della legalità, della trasparenza legislativa e gestionale, del rispetto dell’ambiente e del territorio, dove la natura, l’uomo e la cultura sono un tutt’uno imprenscindibile da difendere dalla ferocia del capitalismo selvaggio e speculativo. L’Associazione AmbienteVenezia farà il possibile per onorare la memoria di Gigi continuando la sua lotta.

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