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Beppe Stefano; Sebaste Miliani
Un colpo d’autostrada alla nuca delle Serre salentine
16 Agosto 2010
In giro per l'Italia
Un articolo sullo scempio dell’Anas (“ingegneri anali”, li chiamava Luigi Piccinato) e una precisa descrizione di ciò che vogliono distruggere. L’Unità, 15 agosto 2010

Ecomostri

Salento da salvare

di Stefano Miliani

Un’autostrada che fa tabula rasa di olivi secolari per 5 minuti di meno. 7 chilometri rovineranno il “Tacco d’Italia”

Muretti a secco in pietra su zolle dure, olivi antichi ed enormi, un territorio di lieve ondulazione dove l’odore de mare e della terra si confondono e si compenetrano, dove i paesi in cui d’estate e a Natale torna chi è andato altrove, sono collegati da un reticolo di strade e stradine. L’immaginario un po’ da cartolina eppure non lontano dalla realtà assegna questo scenario al «Tacco d’Italia»: a quel Salento che da un po’ di anni s’è conquistato una reputazione da meta paesaggisticavacanziera grazie a più varianti (umane, non urbanistiche): da un lato un risveglio culturale maturato intorno alla riscoperta della «pizzica» e delle tradizioni con i suoi addentellati culturalturistici, dall’altro grazie a un territorio parzialmente ben conservato e comunque, laddove non ferito, unico (e che ha peraltro affascinato più registi). Salvo mutamenti (non inversioni) di rotta, però, il paesaggio ultimo salentino verrà ferito gravemente da un’autostrada con un viadotto sproporzionato e una rotonda stradale a dir poco troppo invadente.

Un progetto, in origine pensato per comprensibili ragioni di sicurezza stradale lungo un tragitto segnato da troppi incidenti, raddoppia la statale 275 (la strada che porta da Lecce all’estrema punta del «Tacco»), nel tratto a sud di Maglie alle porte di Santa Maria di Leuca. Per l’ultimo tratto il piano ha incontrato forti contestazioni e diviso gli animi. Il Tar ha bocciato gli ultimi ricorsi del Comune di Alessano e di associazioni ambientaliste. Salvo copertura dei finanziamenti incompleta l’Anas avvierà i lavori nel 2011.

E mentre sul sito www.sos275.it l’omonimo comitato raccoglie firme per una petizione popolare, lotta per soluzioni più compatibili Luigi Nicolardi, sindaco di Alessano, paesino 11 chilometri a nord di Santa Maria di Leuca. Architetto, 50 anni, descrive allarmato lo scenario prossimo venturo: «I nuovi 7 chilometri dell’ultimo tratto dall’intersezione con la provinciale 210 a Santa Maria di Leuca taglieranno in due l’ultima propaggine delle serre salentine. Per realizzarli costruiranno un viadotto lungo 500 metri con 13 coppie di piloni alti 12 metri: avrà bisogno di essere preceduto e seguito da due terrapieni di altri 500 metri ciascuno, creando alla fine una piccola montagna larga 30 metri e lunga un chilometro e mezzo.

Non bastasse questo scempio, per collegare la nuova autostrada a 4 corsie con la 274, che porta a Gallipoli, costruiranno una rotatoria immensa che creerà una sorta di terra di nessuno e in un’area di alto valore archeologico. Tutto questo per 7 chilometri. Realizzate le 4 corsie, si risparmieranno 5 minuti». A quale prezzo? Almeno un centinaio di milioni di euro, indica Nicolardi, forse qualcosa di più. E con effetti paradossali, segnala l’architettosindaco in carica dal 2001 e che nel 2011 lascerà: «Per arrivare a Santa Maria di Leuca avremo 16 corsie: le 2 dell’attuale 275, le 2 della Jonica (la 274), le 2 della litoranea da Otranto, le strade e stradine di penetrazione intercomunali, infine le nuove 4». Sedici corsie, utili per una città media.

Il progetto approvato nel marzo 2006 è nato in casa del centrodestra, il Pdl locale lo difende e attacca Nicolardi, in realtà non ha un’etichetta politica univoca e spacca le popolazioni, come dividerà le serre salentine, perché la 275 è chiamata anche la strada della morte per i suoi incidenti fatali. «La verità è che questi 7 chilometri di autostrada devasteranno il territorio. Ma abbiamo bisogno di una vera stradaparco che, invece di avere svincoli e quel viadotto, sia “a raso”, cioè a livello del terreno, abbia 2 corsie e piste ciclabili. Abbiamo la controproposta concreta, non siamo per il no integrale, siamo per una modifica. La sicurezza stradale è essenziale, ma uccide soprattutto la velocità, e se ora distruggiamo il territorio, diamo anche un colpo mortale al turismo». A riprova ricorda che il primo tratto dell’autostrada, da Scorrano a Montesano, non ha incontrato proteste. Attraversa un territorio già urbanizzato e con industrie, dal traffico pesante: allarga quanto già esiste. È nuovo invece il tratto da Montesano a Santa Maria di Leuca.

Chi lo difende teme anche di perdere finanziamenti. Non sono spiccioli: l’ex governatore Fitto il 31 luglio 2009 aveva fatto fare una delibera al Cipe il Comitato interministeriale per la programmazione economica da 135 milioni, cui ne ha aggiunti 152 la Regione Puglia portando l’intero appalto a quasi 288 milioni. Già, la Regione non può tirarsi fuori. La giunta Vendola è contraria? «Sì, ricorreremo al Consiglio di Stato risponde l’assessore regionale ai trasporti Guglielmino Minervini . Quest’opera, nata male e gestita peggio, è figlia del suo tempo. Come Regione, insieme a Vendola abbiamo cercato di mitigare l’impatto ambientale per la fragilità del territorio formalizzando delle prescrizioni all’Anas, che l’Anas non ha considerato. Il 6 agosto abbiamo rispedito loro una proposta per un tavolo tecnico. Per noi i margini per migliorare il progetto ci sono, la matassa è aggrovigliata, se non si vuole pregiudicare la disponibilità finanziaria, dobbiamo cogliere questa opportunità nata con una filosofia sbagliata». Una filosofia, anzi un’ideologia del costruire ovunque che in Italia ha fatto danni inestimabili, ai paesaggi e a chi ci vive, e che ferirà gravemente il lembo finale delle ineguagliabili serre salentine.

La bellezza della Puglia vale meno del cemento?

di Beppe Sebaste

Se i cittadini si rendessero conto della loro fame di bellezza ha scritto lo psicologo James Hillman ci sarebbe ribellione per le strade». Ma c’è un partito trasversale del cemento che della politica e dell’economia della bellezza, nella sua miopia o cecità, proprio non si cura. È un tema ovunque attuale, ma ora riguarda la meravigliosa bellezza del Salento, in particolare le cosiddette Serre salentine che da Specchia si avvicinano al capo di Leuca, la terra dei due mari. Il progetto di superstrada già finanziato dal governo (come fu per la ridicola metropolitana a Parma, poi abbandonata), in nome di un’inutile velocità disprezza e rischia di devastare un territorio, già amato dai turisti, che aspetta solo di essere valorizzato per quello che già è, senza abbellimenti né soprattutto omologarsi a modelli importati.

Cammino nell’ultima propaggine delle serre salentine, tra olivi secolari, lecci, macchia mediterranea, piante di mirto e carrubo; costeggio muretti a secco, pietre che cantano e testimoniano una cultura millenaria sedimentata in una placida e laboriosa bellezza, come la terra rossiccia sotto i piedi. Cammino sotto il cielo azzurro sui sentieri di campagna tra Alessano, San Dana e Gagliano del Capo alla mia destra la morbida collina in cui sorgeva un villaggio messapico, e oggi lo stupendo borgo di Montesardo.

Percorro il tragitto virtuale di quell’ultimo pezzo di superstrada che violenterà questa bellezza, e sento angosciosamente incombere sulla testa il peso virtuale del viadotto, 26 piloni di cemento per 12 metri di altezza, più 1 km di terrapieno che cancellerebbe, oltre a tremila alberi di ulivo, l’identità di questo paesaggio. Che cancellerebbe la ragione stessa per cui io e tanti altri ci troviamo qui, in Salento, turisti e amatori, in una terra stupenda la cui identità è inseparabile dal valore della lentezza. È qui che la regione Puglia, il Comune di Alessano e l’Università del Salento hanno realizzato un «Ecomuseo del Paesaggio», valorizzando i caratteri identitari del territorio col recupero di memorie orali, la Storia e le storie, insieme a visioni, odori, sapori.

A che vale arrivare 5 minuti prima a Santa Maria di Leuca, spendendo 100 milioni di euro per 7 devastanti chilometri? Ci pensino, il partito del cemento e i suoi padrini. Abbiamo smarrito la percezione e la consapevolezza dei luoghi, delle pietre, degli alberi, della terra stessa su cui stiamo camminando.

Belle immagini dei paesaggi salentini le trovate sui siti di Bruno Vaglio, di terrarossa, e cercando su Goggle.

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