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Fausto Martino
A testa bassa
19 Febbraio 2010
Salerno
Dala Città, quotidiano di Salerno e provincia (26 luglio 2009), un articolo dedicato all’ultima incredibile iniziativa del sindaco De Luca: il crescent di Bofil

A testa bassa, senza sentire ragioni che non siano le sue, l’Uomo prosegue a tappe forzate verso il disastro. Contro tutto e contro tutti, trascinandosi dietro i simulacri del governo cittadino, incurante delle tante voci autorevoli che si sono levate a difesa del lungomare, del centro storico, dei tratti identitari della città. Avanti tutta, con ostinazione, contro la cultura, contro la logica, contro Salerno.

Possibile che, l’Uomo, non sia stato sfiorato da un ragionevole dubbio? Possibile che le migliaia di adesioni al comitato Nocrescent e la quantità ormai notevole di prese di posizione contrarie allo Scempio Promesso non abbiano scalfito la sua - apparentemente incrollabile - convinzione di non essersi sbagliato? E poi, davvero si crede esteta, raffinato, esperto di architettura e di urbanistica, conoscitore di tutte le arti, arbiter elegantiae, Unto del Signore venuto qui, da Ruvo del Monte, a evangelizzare i salernitani, altrimenti plebei, cafoni, pinguini, anime morte?

Non sembra coltivare dubbi, l’Uomo del Crescent ostenta certezze. Deve farlo per tranquillizzare i figuranti che gli consentono, ogni giorno, di mettere in scena la farsa di un governo cittadino democratico e pluralista. Un tentennamento sarebbe rischioso: la mandria potrebbe sbandare. E, allora, l’Uomo Infallibile non può ammettere di aver sbagliato, di aver preso una cantonata, insomma, di averla fatta fuori dal vaso. Deve andare avanti, costi quel che costi, anche simulando convincimenti granitici, anche chiamando a raccolta i petentes che abitualmente affollano la sua segreteria, perché evochino inesistenti baracche o l’olezzo di piscio che, una volta, si respirava alle “chiancarelle” e che ora, grazie a lui, l’Igienizzante, non c’è più.

Deve andare avanti, senza pietà, perché l’esposizione economica è già spaventosa e perché, peggio che nei giochi d’azzardo, ha impegnato somme che non aveva, contando di rientrare con la svendita dei diritti di edificare sulle aree sottratte all’uso pubblico. Fermarsi gli sarebbe fatale e il comune finirebbe in dissesto. Deve andare avanti.

L’Uomo è tutto, meno che stupido. Ha ben compreso di aver sbagliato, ma non può permettersi di tornare indietro. Neanche lui, che pure è stato capace di acrobazie e voltafaccia a proposito della centrale termoelettrica – fingendo di demonizzarla dopo averla evocata - neanche lui, sarebbe capace di dire alla città: “scusate, ho preso un granchio (a Santa Teresa si può), non se ne fa nulla”.

E allora drammatizza: “Per non farmi fare la piazza, dovranno solo spararmi”, minaccia. E, tentando di intenerirci, piagnucola: “E’ l’opera della mia vita”. Poi, plastico in spalla, si trasforma in piazzista, imbonitore, cantastorie, e chiama a raccolta consulenti prezzolati o appositi maître à penser. Sono credibili? Ma andiamo! Non ce n’è uno che non abbia avuto, stia avendo o debba avere qualcosa dal Palazzo. Opinionisti d’accatto, incapaci di un pensiero che sia loro davvero, sempre disposti a uggiolare per una polpetta, un osso, una promessa con pacca rassicurante.

Il re è nudo, e ormai sa bene di esserlo. Ma, costretto a mostrare le vergogne, si circonda di cortigiani bugiardi che, a comando, ne lodano l’abbigliamento. Dice di amare Salerno, ma è un amore malsano e il progetto di Bofill, ceneri comprese, ha il sapore amaro dello stupro.

Su eddyburg vedi anche gli articoli di Paolo Ferraiolo Piazze e pazzie e Nuovi incubi urbani

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