Il Procuratore aggiunto di Napoli, responsabile della sezione Reati ambientali, dott. Aldo De Chiara - uno che di abusi se ne intende - ha bollato il Piano Casa come “condono mascherato”. Ma si è sbagliato. E’ vera macelleria urbanistica. Eppure le affermazioni perentorie dell’assessore Cundari, responsabile dell’urbanistica regionale, avevano fatto sperare in qualcosa di meno indecente. Appena il 1° aprile di quest’anno, all’esito dell’intesa Stato-Regione, l’assessora dichiarava: “sono stati esclusi dagli interventi tutti gli edifici abusivi, i centri storici e le aree vincolate di ciascuna Regione, a tutela delle specifiche caratteristiche architettoniche, ambientali e paesaggistiche". Poi, il 14 luglio, rincarava la dose: “Grande attenzione è stata dedicata alla tutela del paesaggio: gli ampliamenti e le ristrutturazioni non sono consentiti nelle zone vincolate - in particolare sulle coste marine, lacuali e fluviali.” Pensate un po’: le avevamo creduto.
E avevamo sperato che il “piano-casa” della Campania, arrivato buon ultimo nel panorama nazionale, avrebbe potuto riscattare almeno l’immagine – se non la sostanza – di una Regione che si è distinta per la peggiore gestione dell’ambiente e in cui spariscono (dati Legambiente), inghiottiti da asfalto e cemento, 9333 ettari di terreno all’anno, pari a oltre 25 ettari ogni giorno. La plenipotenziaria dell’urbanistica regionale, messa lì dai Verdi (o presunti tali), avrebbe pur dovuto capire qualcosa di paesaggio, ambiente e urbanistica, visto che, tra l’altro, occupa la cattedra di Politica dell'Ambiente della Federico II. E l’altro cofirmatario della legge – l’assessore pluridecorato Forlenza, docente universitario, magistrato amministrativo, già capo di vari gabinetti ministeriali - avrebbe pur dovuto saper confezionare un testo appena decente. Né una cosa, né l’altra. La legge, sgangherata e scritta male, ma con approvazione bipartisan e il voto contrario dell’IdV, diffonderà, in tutto il territorio regionale – isole comprese - le logiche costruttive proprie dell’abusivismo. Come la peste si propagherà nelle città e nelle campagne, farà crescere i tumori dell’abusivismo e incrementerà la rendita fondiaria di chi le leggi ha già violato. Ma gli assessori, nonostante il misfatto o a cagione di questo, girano come madonne pellegrine a propagandare il Piano Abusi, davanti a platee gremite da tecnici avviliti, umiliati dalla politica, allo stremo e perciò disposti a trangugiare qualsiasi porcheria faccia loro sbarcare il lunario.
La legge di deroga (sembra un ossimoro), diversamente da quanto impunemente sostenuto dalla Cundari, si applicherà nelle zone sottoposte a vincolo paesaggistico che – come si sa – non è un vincolo di inedificabilità. E si applicherà anche agli edifici condonati o per i quali sia stata semplicemente presentata una domanda di condono dall’esito ancora incerto, purché i fabbricati abusivi siano indicati (si ignora a quale data) come prima casa. Consentirà, con un semplice permesso di costruire - e dunque sottraendo ai comuni la possibilità di indirizzare le scelte urbanistiche - di trasformare gli immobili industriali decotti in residenze, uffici, negozi. A parità di volumetria, dispensando, cioè, a piene mani rendita fondiaria.
Il Piano Casa targato Cundari/Forlenza, ne ha per tutti, è una strenna di Natale per palazzinari: si potrà incrementare del 35% la volumetria degli immobili residenziali da demolire, del 20% quella delle casette da ampliare, del 50% quella dei complessi industriali (magari costruiti con contributi pubblici o acquisiti dallo Stato per un tozzo di pane) da riconvertire. E coloro che non possono ampliare i propri immobili? Tranquilli, ce n’è anche per loro. Sarà possibile variare la destinazione d’uso “da volumetria esistente non residenziale a residenziale”, magari anche trasformando i box realizzati con la Tognoli, già in deroga agli strumenti urbanistici. Ben oltre “la deroga come regola” temuta e teorizzata da Vezio de Lucia, la regione Campania codifica oggi la deroga della deroga. C’est plus facile. Ma la chicca - quella che fa gongolare il consigliere PD Carpinelli – è la possibilità, anche qui, in deroga a tutto, di variare la destinazione d’uso delle pertinenze agricole dei già falsi fabbricati rurali.
“Mi sono battuto fortemente – ha confessato Carpinelli - per agevolare l’approvazione di questa norma ad edilizia zero, che senza sprecare nemmeno un metro di terreno agricolo, consentirà di realizzare nuove abitazioni e nuove opportunità di sviluppo economico per tante famiglie proprietarie di immobili edificati in zona agricola. Con questo provvedimento si chiuderanno molte vertenze tecnico – legali e diversi fabbricati attualmente sequestrati dalla magistratura, potranno rientrare in uso dei legittimi proprietari.” Più che condono mascherato, è, dunque, un condono palese. Irrituale ma palese, peraltro a costo zero e dichiaratamente rivolto a disinnescare la sacrosanta azione di contrasto all’abusivismo posta in essere dalle Forze dell’Ordine e dalla Magistratura a tutela del territorio. Non mancano, poi, concetti del tutto nuovi, come – ad esempio – la possibilità di ampliare (questa volta in deroga alla fisica) gli immobili con opere interne e, infine, la trasformazione, in deroga a tutti i vincoli - perfino di quelli introdotti dal Piano Urbanistico Territoriale della divina costiera – delle “strutture di allevamento animale” (anche pollai e porcili, dunque) ricadenti nell’area del “Provolone del Monaco”. Una specie di zona franca in nome del provolone. Potremmo chiamarla Provolonia, istituita con una legge “ad provolam”, “ad casĕum”, direbbero i puristi. A quando le deroghe urbanistiche per il caciocavallo silano, la ricotta di bufala, il fico del Cilento, il cipollotto nocerino o il carciofo di Paestum?
L’ineffabile Legislatore regionale, tutto preso dalla foga cementifera, non ha valutato che gli ampliamenti concessi riverbereranno negativamente sul dimensionamento dei piani regolatori e sul già drammatico deficit di standard urbanistici. Gli effetti sul territorio già martoriato della regione Campania saranno devastanti. Gli ampliamenti si faranno ovunque e comunque, e non saranno distinguibili da quelli abusivi, anche perché la tanto sbandierata qualità architettonica non è in alcun modo garantita e resta, dunque, una pia illusione. “Questa regione aveva bisogno di ricontestualizzare il territorio” – ha sentenziato l’assessore Forlenza. Cosa significhi davvero (e se significhi qualcosa) non è dato comprendere. Ma, detto, con aria severa, da un grand commis, giurisperito e pluridecorato, fa accapponare la pelle.