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Dai parchi all’Ente parco
28 Dicembre 2009
Toscana
L’esperienza modello della Parchi Val di Cornia rischia di essere snaturata: pubblichiamo un commento della lista civica “Comune dei Cittadini”. (m.p.g.)

I Comuni della Val di Cornia, per decenni, sono stati portati ad esempio per i piani regolatori coordinati, redatti sin dagli anni ’70, e per l’aver previsto al loro interno la tutela di oltre 8.000 ettari di aree d’interesse archeologico e naturalistico. Da quei piani è sorto il sistema dei parchi, anch’esso attuato senza ricorrere ad Enti e con risultati che collocano questa esperienza tra i migliori esempi nazionali. Non è bastato. Disconoscendo il suo valore, le attuali amministrazioni sembrano preferire l’istituzione di un Ente parco regionale. La lista civica “Comune dei Cittadini”, nel Comune di Campiglia, ha fatto sentire il suo dissenso.

Dalla stampa apprendiamo che i Comuni hanno richiesto alla Regione di creare un “ente parco” per la Val di Cornia. Naturalmente di tutto questo non sanno nulla i Consigli Comunali, né è stato oggetto di una discussione pubblica.

Come noto, i parchi della Val di Cornia sono divenuti un punto di riferimento nazionale per l’essere stati concepiti, realizzati e gestiti direttamente dai Comuni tramite un loro soggetto strumentale. Qui non esistono enti che sostituiscono i Comuni nell’amministrazione del territorio del parco: gli obiettivi e le norme dei parchi sono contenute nella pianificazione urbanistica definita in forma coordinata dai Comuni sin dagli ’80.

L’assenza di enti intermedi, insieme alla feconda interazione con il mondo della ricerca scientifica e alla cultura d’impresa che si è formata nel management della società Parchi, è stata una delle ragioni del successo di questa esperienza. In poco più di 10 anni è stato messo in opera un sistema integrato di parchi archeologici, di musei e di aree naturali protette che ha tutelato il patrimonio, consentendo inoltre di raggiungere nel 2007 il pareggio di bilancio di parte corrente.

Senza nulla togliere alla funzione sociale degli enti parco (in molte realtà senza gli enti parco non si sarebbe protetto il territorio), si deve riconoscere che il modello adottato dai Comuni della Val di Cornia ha dato ottimi risultati. Questa è la ragione della grande attenzione che ha suscitato questa esperienza a livello nazionale. Del resto, a riprova, basta osservare ciò che è accaduto per il parco interprovinciale di Montioni dove sono occorsi 12 anni dalla sua istituzione per sottoscrivere, solo nel 2009, l’atto costitutivo dell’ente che dovrà gestirlo. Qualche riflessione andrebbe fatta.

Stupisce quindi che sia proprio la Val di Cornia a considerare oggi l’ipotesi di approdare a scenari che prevedono nuovi enti, piani dei parchi separati dai piani urbanistici dei Comuni, duplicazioni di funzioni amministrative e burocratiche. Se così sarà i Comuni rinunceranno a svolgere il ruolo di protagonisti primari della tutela del territorio che hanno avuto fino ad oggi, non senza contraddizioni. E vorrà dire che ci saranno stagioni in cui si sono fatti parchi ed altre in cui si fanno enti.

Campiglia, 19 dicembre 200

Gruppo Consiliare Comune dei Cittadini

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