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Romana Liuzzo
"Voglio un turista per ogni euro speso"
15 Agosto 2009
Il Bel paese
Nell'intervista a Maria Vittoria Brambilla, la “mission” e la “vision” del turismo per il nuovo governo. E un'inevitabile postilla. Da Panorama, 19 giugno 2008 (m.p.g.)

Un programma di 100 pagine con dati, informazioni e progetti, stilati in vista di due grandi eventi: il 150° anniversario dell'Unità d'Italia nel 2011 e l'Expo del 2015 di Milano. Cento pagine che il sottosegretario al Turismo, Michela Vittoria Brambilla, anticipa a Panorama, in vista del 20 giugno, quando si terrà la conferenza annuale di Riva del Garda: primo incontro ufficiale del governo con la categoria, gli operatori del settore e le regioni.

Può fare qualche esempio di cantiere già approvato?

“Il nuovo Palazzo del cinema di Venezia e la riqualificazione delle aree limitrofe: il futuro della mostra e dell'economia del Lido è legato alla realizzazione di questo complesso che favorirà l'occupazione e lo sviluppo durante tutto il corso dell'anno.”

Come sarà il nuovo spazio?

“Una grande sala da 2.400 posti e l'area del mercato dei film, composta da 15 sale di proiezione polivalenti e da aree commerciali per un totale di 7 mila mq.”

Altri progetti?

“La costruzione del nuovo auditorium a Firenze. Nascerà lungo la linea che separa la Firenze verde da quella di pietra, giocherà infatti un delicato ruolo tra le diverse parti della città. Ci sarà una cavea all'aperto, giardini interni e spazi coperti, anche un ponte pedonale che a sud-ovest supera il fosso Macinante.”

Questo per le città d'arte. Quali altri centri sono interessati?

”Il museo dell'arte contemporanea a Cagliari, che mira anche alla riqualificazione del fronte mare della città, e l'ampliamento dell'aeroporto internazionale di Perugia S. Egidio. L'Umbria infatti, pur avendo una posizione geografica molto favorevole, non ha mai avuto collegamenti viari, ferroviari e aerei importanti, sebbene ospiti da diversi anni manifestazioni di risonanza come UmbriaJazz, Eurochocolate e il Festival dei due mondi. E ancora: la nascita di un polo, un grande parco urbano territoriale, con aree boschive pregiate, tra il parco della Reggia di Caserta e quello nell'area dell'ex Macrico con edifici dedicati al turismo e al tempo libero.”

Qual è la prima cosa che ha fatto quando è entrata nei suoi uffici?

“Una riunione con i dipendenti per dire che la parola d'ordine è operatività. A ogni euro speso deve corrispondere un turista in più. Basta con gli sprechi.”

Piglio manageriale. La reazione?

“Ottima: non vedevano l'ora di rimettersi al lavoro. Ho intenzione di operare una sintesi fra tutti i contributi dei vari enti, dando vita a un'unica politica nazionale di promozione e sostegno del turismo. Credo sia questa una delle mancanze degli ultimi anni.”

Qualcuno l'ha ribattezzata strategia acchiappaturisti. È così?

“Senza essere paradossali diciamo che ce n'è bisogno. I dati parlano chiaro: dal 1991 al 2006 c'è stata una crescita di presenze nel nostro Paese del 36,8 per cento. Non è un numero rassicurante: basti pensare che in Spagna sono aumentate del 63, in Francia del 44,8, nel Regno Unito del 66,5, in Turchia dei 323 e in Cina del 346 per cento. I dati ci dicono di un settore che cresce ma non abbastanza, o perlomeno non quanto sta crescendo in altri paesi del Mediterraneo.”

Altri dati di confronto?

“Il World travel & tourism council (Wttc) ci dice che siamo al 173° posto nella

graduatoria mondiale delle previsioni di crescita. Se l’Italia sale dell’ 1,4 per cento, la Spagna, nostra diretta concorrente, si sviluppa del 2,8: il doppio.”

Perché questa differenza?

“Intanto occorre ricordare che il 60 per cento del turismo nel nostro Paese è fatto da nostri connazionali. Inoltre un dato significativo è che i due terzi del turismo non va più giù di Roma. Il che vuol dire che Nord e Sud hanno necessità totalmente differenti. Venezia viene visitata ogni anno da circa lo stesso numero di turisti di tutto il Sud. Inoltre c’è un problema di qualità dei servizi offerti e di formazione professionale che varia a seconda delle diverse aree del Paese.”

Ci saranno anche altre carenze...

“Le stiamo ancora analizzando. A intuito possiamo dire che l'Italia ha bellezze artistiche e paesaggistiche ma manca di infrastrutture. Nell'ultimo anno abbiamo scoperto che sono stati cancellati 7 mila treni locali. Dovremo identificare le zone di maggior crisi e quelle di maggior competitività, con uno sguardo complessivo.”

Male i treni, ma anche le autostrade non stanno tanto bene.

“Dagli anni Settanta a oggi nei paesi europei la rete autostradale è cresciuta del 230 per cento, in Italia solo del 67. La rete dell'alta velocità copre nel nostro Paese soltanto 590 chilomentri, circa un terzo rispetto alla rete francese, che arriva a 1.540 chilometri.”

E per quanto riguarda i porti?

“I paesi con il maggior numero di ormeggi sono i Paesi Bassi (220 mila) e la Gran Bretagna (175 mila), seguono la Francia e la Spagna.”

Perché le grandi catene alberghiere sono controllate dagli stranieri?

“Ci dovremo lavorare: nemmeno nei primi 50 gruppi europei figura oggi una catena italiana. La jolly hotel infatti è stata acquistata nel 2007 da un gruppo spagnolo.”

Ha un obiettivo per il suo mandato?

“Aumentare i flussi turistici in modo da portare a casa almeno 3-4 punti di pil. Tempo massimo: 5 anni.”

Postilla

Managerialità, operatività, concorrenza e - immancabile – competitività. Eccolo il programma della fulvocrinita sottosegretaria: tale è la foga dell'azione che vi traspare, da provocare un senso di stanchezza alla sola lettura. Qualcuno deve aver suggerito alla wonderwoman della Brianza che buttarla sul numero fa molto executive e, se non altro, aiuta a seppellire sotto un diluvio di cifre pescate un po' a casaccio da qualche documento qua e là l'eventuale ignoranza della materia su cui si discetta. E quando persino l'intervistatore pur amichevolissimo tenta di porre un argine a tale cumulo di banalità (avreste mai sospettato, ad esempio, che il Nord abbia necessità totalmente differenti dal Sud?) la nostra ermeneuta da agenzia viaggi si affida all'intuito (sic!), che le suggerisce la consueta lezione: porti, aereoporti, autostrade e in generale infrastrutture e costruzioni di ogni genere e foggia; persino l'unico esempio evocato di progetto di parco urbano, oltre a qualche accessorio esemplare botanico, sarà fruttuosamente destinato ad ospitare non meglio precisati edifici per il tempo libero e il turismo. Nella panoplia dell'armamentario sviluppista nulla ci viene risparmiato e così non possono mancare i centri commerciali a indispensabile coronamento del Palazzo del Cinema e la consueta equazione ad usum plebis: più costruzioni=più lavoro.

La Napoleonessa delle EPT venuta a risvegliare i letargici dipendenti dal loro torpore (“non vedevano l'ora di rimettersi al lavoro”, sic!) pare divorata dall'ansia da guinness: sembra che l'obiettivo prioritario per il nostro paese (da raggiungere, guarda caso, in un lasso di tempo che coincide perfettamente con quello della legislatura) sia quello di scalare le classifiche del settore, risalire le posizioni, sconfiggere gli avversari e, goal!, guadagnarsi la Coppa Campioni del turismo.

E in questa tragicomica manifestazione di sindrome da horror vacui cementizio neanche il più vago accenno ad un impiego di risorse destinato a ciò che di tutto questo movimentismo vacanziero dovrebbe essere lo scopo principale e cioè la fruizione del nostro patrimonio paesaggistico e culturale: l'anelito al primato della nostrana combattente sul fronte dell'ufficio prenotazioni è talmente scevro da ogni preoccupazione di carattere latamente culturale, da svelare senza reticenze e senza dubbi come, in questa visione, il nostro paesaggio e il nostro patrimonio culturale nel loro insieme siano al più sentiti come un utile gadget, da sfruttare e spremere finchè serve per “portare a casa” - quella della libertà, s'intende - qualche punto percentuale di fatturato in più. E in questo ribaltamento assoluto di mezzi e fini che rimescola in un unico melting pot da film di Cronenberg Eurochocolate assieme al Festival dei due mondi, le uniche pulsioni ideologiche paiono rifarsi ad un nazionalismo da figurina Panini, condito in salsa similbocconiana e veterolittoria.

Ma forse le ascendenze sono da recuperare un po' più vicino nel tempo e nel genere: a rileggere l'assertivo slogan “voglio un turista per ogni euro speso”, davvero la memoria corre alle esortazioni prescrittive della Wanna Marchi nazionale che, nell'impeto della televendita e con esilarante sprezzo dell'evidenza, vista la non esile figura, ci ingiungeva: “Vi voglio tutti magri!” (m.p.g.)

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