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Fabrizio Caccia
La sfida del sindaco per rifare l’Aquila: chiamerò le grandi star dell’architettura
13 Maggio 2009
Stupidario
Non bisogna chiamare stupidi quelli che parlano come il sindaco dell’Aquila, ma quelli che gli hanno messo certe idee in testa. Il Corriere della sera, 13 maggio 2009

L'AQUILA — L’idea gli è venuta due giorni fa, camminando con l’elmetto sulla testa nei vicoli disastrati del centro storico, in quel dedalo di stradine dagli scorci inimitabili: archi, portici, cortili, davanzali. Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, ha visto quelle macerie e ha preso una decisione: «Voglio chiamare le archistar del pianeta — dice al Corriere della Sera — Renzo Piano, Isozaki, Fuksas, Calatrava... Voglio chiedere aiuto anche a loro. Affinché L’Aquila risorga più bella di prima ».

Cialente lo può fare: dopo il sisma del 6 aprile è stato nominato dal governo «subcommissario per la ricostruzione del Centro storico» e «soggetto attuatore per la realizzazione delle opere ». Insomma, disporrebbe anche dei poteri necessari per vincere questa scommessa. Il suo, qui a L'Aquila, è il sogno di tutti.

Sospira, il sindaco: «Via Fortebraccio, via Bone Novelle, via San Martino, via Garibaldi, il Corso, i vicoletti di zona Pretatti e Ortolani, dove nelle domeniche d’estate al tramonto andavo a passeggiare con mia moglie Donatella. Ecco, tutto questo vorrei farlo tornare com’era prima».

Lui sa già che il recupero totale di quel paradiso non sarà possibile, troppo gravi le ferite inferte dal terremoto. Ma, assicura, ci proverà: «Abbiamo un’occasione unica — dice Cialente — vorrei perciò che il Sistema Paese si desse delle scadenze precise. Ora a luglio ci sarà il G8 e quello sarà già un appuntamento per mostrare ai Grandi del pianeta ciò che siamo stati capaci di fare in pochi mesi dal giorno del sisma. Poi nel 2011, per i 150 anni dell’Unità d'Italia, sarà importante arrivare al vero traguardo, far vedere al mondo che L’Aquila è rinata. Per portarla infine nel 2015, all’Expo di Milano, come un fiore all’occhiello».

La strada, insomma, secondo lui è segnata. Se il presente oggi è fatto solo di tende e casette di legno, il futuro sarà luminoso: niente di faraonico, ma la «new town» dovrà stupire il mondo. Il sindaco vuol convocare presto in Abruzzo il top degli architetti, degli strutturisti, degli ingegneri. Vuol chiamare a raccolta anche le grandi imprese.

È un uomo vulcanico, pure spiritoso: «Ecco, eviterei di chiamare soltanto quello (Toyo Ito, ndr) che ha progettato la fontana di Pescara che poi si è sgretolata...», scherza con un pizzico di sano campanilismo.

Ma non ci sta affatto a passare per megalomane: «Sono convinto che l’idea possa andare in porto». Serviranno soldi, però. Tanti soldi per un progetto così ambizioso. Perciò la proposta che fa al governo è anche quella di una tassa di scopo: «Denaro subito, solo così possiamo far partire i cantieri. È un sacrificio, me ne rendo conto, ma gli italiani saranno d’accordo».

Chissà, però, cosa gli diranno le «archistar » del pianeta: accetteranno l’incarico? Lo faranno gratis? Certo, sarebbe una bella sfida anche per loro. Arata Isozaki ha pensato la nuova stazione di Bologna; Fuksas per Roma immaginò «la Nuvola», il centro congressi che dovrebbe sorgere all’Eur; Renzo Piano è il creatore dell’Acquario a Genova. Cialente ci crede e sta per passare ai fatti: uno per volta li chiamerà.

«Ricostruire male le case — spiega il primo cittadino de L’Aquila — vorrebbe dire deturpare ancor più il nostro territorio già sfregiato. Per questo voglio affidare a dei grandi architetti il compito di disegnare i nuovi quartieri e recuperare il centro storico. L’Aquila, dopo l’emergenza, avrà bisogno di qualità ».

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