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Roberto Mannocci
Mala-urbanistica a Lucca (e in Toscana)
2 Ottobre 2008
Toscana
Una testimonianza del modo allegro di tradurre nella pratica le virtuose intenzioni dell’urbanistica toscana. Eccezione o regola?

Il 28 giugno scorso, a Firenze , la Rete dei Comitati toscani guidata da Asor Rosa mostrò l’immagine della Toscana infelix sulla quale pesano, a mo’ di esempio, 109 emergenze territoriali che rappresentano l’esatto contrario di un buon governo del territorio. Furono assenti totalmente da quell’appuntamento gli Amministratori regionali (per propria precisa volontà), ma gli stessi hanno partecipato, sempre a Firenze il 17 di luglio ad un convegno sul consumo di suolo toscano.

Qui i governanti toscani, con i dati ricavati dall’interpretazione delle immagini derivanti dal programma satellitare Corine Land Cover, hanno tranquillizzato: in Toscana si è costruito pochissimo, e molto meno che nel resto dell’Italia! Le sensazioni dei Comitati e dei comuni cittadini sarebbero quindi solo false percezioni! In realtà aveva voluto tranquillizzare (e moltissimo) anche il Garante regionale della Comunicazione prof. Morisi a cui però (come all’assemblea della Rete dei Comitati di fine giugno) è sfuggita la valutazione che i Comitati stessi si dimostrano “fuori dal mondo” non solo perché percepiscono quello che non c’è assolutamente (l’eccesso di costruzioni, appunto), ma perché non si rendono conto che le “villettopoli” così vituperate in realtà sono assai richieste, e volute, e hanno mercato, quindi la Regione (che è e vuole essere dentro il mondo) cosa può fare?

Insomma la Regione Toscana (stando dentro il mondo) vuole essere efficiente interprete di queste voglie comuni di villettopoli e i margini per farlo sono ancora molto ampi. Certo, ancora ce ne vuole per deturpare tutto il paesaggio dell’intera Toscana e (graziealcielo!) esistono ancora tanti scorci intatti sfruttabili dai migliori attuatori delle nostre voglie e dei nostri bisogni: gli speculatori.

Non sappiamo, in dettaglio, cosa il satellite ha evidenziato (l’arch. Claudio Greppi, estensore della mappa delle emergenze toscane, però ne ha rilevato puntualmente l’inattendibilità, perché l’operazione è avvenuta ad una scala troppo piccola), ma in replica alle rassicurazioni toscane e solo a mo’ di esempio, voglio citare il caso della mala urbanistica lucchese, caso (con caos conseguente) appena scoppiato su dati numerici obiettivi e inconfutabili e che sono del tutto derivabili dalla politica urbanistica regionale.

A Lucca il Regolamento urbanistico

deroga dal Piano strutturale

Questi i passi essenziali degli eventi urbanistici lucchesi. Nell’anno 2000, con Del. C.C. n° 188 del 28. dicembre, viene adottato il piano strutturale ai sensi della legge urbanistica regionale n°5/95. L’anno successivo con Del. C.C. n° 129 del 09.08.2001 si procede alla definitiva approvazione di questo piano. Con Del. C.C. n° 101 del 08.04.2002 il Comune adotta il sotto-ordinato Regolamento urbanistico, applicativo delle linee programmatiche fissate dal P.S.. Nel marzo 2004 (Del. C.C. n° 25 del 10.03.2004) il Regolamento urbanistico è approvato in via definitiva.

I nuovi strumenti ampliano enormemente le possibilità di intervento edilizio, sia nuovo che di ristrutturazione. Incapaci di dare e indirizzare una visione vitale e funzionale della città per il suo futuro, questi strumenti si limitano piuttosto a rendere possibili una miriade di interventi offrendo, ovunque, una vastissima gamma di possibili destinazioni d’uso, la scelta delle quali è interamente lasciata al mercato e alle volontà e convenienze dei singoli operatori. Alcuni limiti quantitativi per i vari settori funzionali sono fissati all’interno del P.S. sia in riferimento all’intero territorio comunale sia all’interno di ogni singola UTOE (Unità Territoriale Organica Elementare).

Questa grande indefinizione qualitativa e l’estensione delle possibilità edificatorie fanno sì che a Lucca negli ultimi 8 anni si sia costruito così tanto, ma così tanto che il Comune è stato costretto a rendere noti i dati quantitativi che hanno evidenziato come in quattro zone (UTOE) le quantità residenziali massime stabilite dal sovra-ordinato Piano Strutturale (dal 2001) per quanto riguarda nuove costruzioni sono state ampiamente “sforate”…..Il rilevamento, fatto fare dall’Amministrazione comunale dando un apposito incarico esterno perché gli Uffici operavano senza monitorare la situazione, però è stato limitato alle nuove costruzioni, al settore residenziale ed ha computato solo i dati successivi al 2004 (ovvero successivi all’approvazione del R.U.) e non anche quelli relativi al triennio 2001/2004, ovvero a partire dalla data di fissazione di questi quantitativi.

Comunque, la conseguenza immediata di questa scoperta parziale è stata che il Sindaco ha bloccato il rilascio di permessi per nuove abitazioni in queste zone, rimandando a settembre la correzione dello strumento urbanistico per permettere l’estensione delle quantità fissate dal P.S.! Gli speculatori e gli amanti di villettopoli (così ben interpretati dagli Amministratori) possono quindi stare tranquilli: a settembre con facili accordi tra Comune e Regione il P.S. lucchese sarà debitamente corretto per ampliarne le possibilità! Ma, data la parzialità dei dati come evidenziata sopra, la reale situazione lucchese è ancora in gran parte sconosciuta e sicuramente molto più grave di quella, già gravissima, che è emersa finora.

Un recupero che aumenta

il carico urbanistico

Il presunto fiore all’occhiello della Toscana (è stato detto anche nel convegno del 17 luglio) è il recupero del patrimonio edilizio esistente! Purtroppo il “recupero”, che anche a noi piacerebbe veder coerentemente applicato, è termine divenuto troppo ambiguo. A Lucca, grazie alle norme toscane che orgogliosamente assegnano ai comuni grande e totale discrezionalità, tutto quello che è configurabile come recupero di immobili o ristrutturazione dell’esistente o demolizione e ricostruzione non è computato ai fini del carico urbanistico, né quello che si ottiene dallo sfruttamento delle volumetrie esistenti è scomputabile dai fabbisogni della comunità.

Allora non solo il “recupero” non serve assolutamente a limitare il consumo di nuovo suolo, ma diviene mero “abuso” di volumi comunque reperibili: così non solo palazzi e capannoni industriali sono divenuti condomìni, negozi, centri commerciali ed uffici, ma è nata anche la mutazione di serre agrarie collinari in 32 appartamenti, si sono abbattute tettoie per cavalli per costruire in centro storico 55 abitazioni ex novo, è nata la bulimica metamorfosi di baracche di lamiera in ville-portaerei con nuove strade, parcheggi e piscine sugli intatti rilievi collinari….Un “recupero” che da un lato presenta questi assurdi qualitativi, ma che diviene ancora più grave perché nessuna di queste quantità “recuperate” viene sottratta dal computo dei fabbisogni programmati...

Non basta! Il Comune di Lucca, nella sua inviolata autonomia municipale, è stato libero di regalare, ai possessori di edifici, da 150 a180 mc in più (un bonus volumetrico in regalo una tantum, al di là degli indici e delle zone) non computabile a nessun fine. Ancora non computabili come volumi risultano poi anche quelli derivanti dalle cosiddette superfici accessorie quali garage, seminterrati, sottotetti, ascensori, scale, corridoi ecc. Proprio per tutto questo le baracche di lamiera si sono tradotte in ville/portaerei.

Una proposta sensata alla Regione

Dal caso Lucca emerge, poi, anche quest’altro aspetto gravissimo: il Regolamento Urbanistico (come dimostrano i maggiori quantitativi concessi nelle quattro UTOE) di fatto prevede una forte maggiore edificabilità rispetto al sovra ordinato Piano strutturale. Ciò significa che i singoli Comuni in realtà, quando autonomamente elaborano lo strumento applicativo degli indirizzi, prefissati nel P.S. con Provincia e Regione, fanno quello che vogliono.

Il cattivo esempio lucchese (un esempio dei tanti, sicuramente) scoppiato ai primi di agosto costituisce un’esperienza negativa che dovrebbe portare ad una verifica indispensabile ed ad una correzione normativa necessaria della legge urbanistica regionale. La Regione Toscana dovrebbe immediatamente raccogliere (e far raccogliere) da tutti i Comuni i dati quantitativi, suddivisi per settore, sui permessi per nuove costruzioni, ristrutturazioni, trasformazioni, bonusvolumetrici, spazi accessori ….. rilasciati anno dopo anno dal 1995 (anno di entrata in vigore della L.R.T. 5/95). La Regione così possiederebbe, sempre aggiornata, la conoscenza numerica, obiettiva, di quello che succede sul territorio, e il confronto con i limiti fissati nei singoli Piani Strutturali permetterebbe quell’azione di controllo che la Regione stessa finora non ha voluto fare. Sicuramente questi dati, se fedelmente raccolti, sarebbero assai più credibili delle interpretazioni a piccola scala del programma Corine. Quattro mesi di tempo, nell’epoca informatica, sarebbero sufficienti per sapere obiettivamente tutto questo. Sapere e monitorare, obiettivamente, cosa è successo sul territorio toscano e dove lo stiamo portando, per chi e per quante persone e per quali constatati e previsti bisogni stiamo costruendo e martoriando città territori e paesaggi, non è un vezzo, è un dovere! Sapere serve anche per correggere! E le norme regionali che di fatto non permettono di intervenire per reprimere gli abusi dei Comuni che sgarrano (come quello di Lucca) anche sotto questo aspetto devono essere drasticamente riviste.

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